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In questa Italia spaccata in due, con il Nord devastato da tempeste d’acqua e grandine e il Sud deturpato dagli incendi e da temperature africane, è passata quasi sotto silenzio la presentazione da parte del governo italiano della nuova proposta del  Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (Pniec), inviato nei giorni scorsi a Bruxelles.

Il Piano “fissa gli obiettivi nazionali al 2030 su efficienza energetica, fonti rinnovabili e riduzione delle emissioni di CO2, come anche quelli in tema di sicurezza energetica, interconnessioni, mercato unico dell’energia e competitività, sviluppo e mobilità sostenibile”. Sarà anche oggetto di confronto con il Parlamento e le Regioni e dovrebbe essere approvato definitivamente entro giugno 2024.

Attesa da molto tempo non solo dagli addetti ai lavori, ma da tutta la comunità scientifica e dal mondo imprenditoriale, il Piano si inserisce nello sforzo che l’Unione Europea sta compiendo per portare l’Europa ad essere la prima area regionale ad avere “una dimensione sociale, economica e produttiva totalmente ad emissioni nette nulle, anche al fine di ottenere una leadership in tale settore in ambito internazionale e quindi essere una guida delle altre economie mondiali”.

“L’Italia, è scritto nel documento, è ben consapevole delle necessità che il percorso di realizzazione delle misure di riduzione delle emissioni climalteranti, di promozione delle rinnovabili e di efficienza energetica, legati ai nuovi e più ambiziosi obiettivi europei in materia di energia e clima, debba essere guidato dalla costante attenzione al  miglioramento della sicurezza energetica, alle ricadute industriali e alla sostenibilità economica e sociale delle stesse”. Le azioni previste dal piano includono necessariamente il pacchetto di direttive comunitarie “Fit for 55” e di tutte le iniziative comunitarie alle quali il nostro Paese intende dare un contributo attivo e concreto.

Le condizioni climatiche attuali sulla nostra penisola non sono delle più confortevoli. Secondo l’ultimo rapporto Ispra,“Il clima in Italia”, il 2022 è stato caratterizzato dal caldo e dai nuovi record delle temperature massime e minime, da un a siccità persistente che ha interessato soprattutto le regioni centro-settentrionali, causando una notevole diminuzione della disponibilità di acqua. Non sono mancati, inoltre, eventi estremi di precipitazioni, con conseguenti inondazioni ed effetti disastrosi per le vite umane e danni alle strutture produttive del territorio. Eventi che continuiamo a documentare anche in questo scorcio del 2023.

Non meno preoccupante la situazione dei nostri mari, fiumi e laghi. Gli ultimi dati forniti dal Centro Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici, nel Mare Nostrum si stanno registrando temperature che superano di 5-6°C i valori medi del mese di luglio. Il fenomeno ha interessato il Golfo di Taranto e ci si aspetta che si intensifichi nelle prossime settimane. Le simulazioni del Centro mostrano una situazione attuale di circa 28°C della superficie marina e prevedono che continuerà a salire nei prossimi giorni fino a raggiungere i 30 gradi. Lo scorso anno un’ondata di calore record aveva colpito il Mar Ligure per tre settimane.

Secondo l’Osservatorio Città Clima di Legambiente i nostri laghi e i nostri fiumi sono in forte sofferenza per gli effetti sempre più impattanti della crisi climatica, come siccità, alluvioni e ondate di calore. Negli ultimi due anni sono stati 21 i fiumi e 10 i laghi ad essere colpiti dalla siccità. Nei primi sei mesi di quest’anno sono stati 12 gli eventi “siccitosi” che hanno colpito laghi e fiumi e 28 le esondazioni, in particolare in Emilia Romagna e nelle Marche.

Anche l’istituto di via Nazionale ha sentito il dovere di lanciare un monito alle istituzioni per un maggiore impegno nel contrastare i cambiamenti climatici in atto. Lo ha fatto con un documento ,“Dinamica delle temperature e attività economica in Italia: un’analisi di lungo periodo”, in cui quattro studiosi di Bankitalia esaminano le relazioni tra le temperature registrate e l’economia del nostro Paese. Le temperature medie in Italia, si legge nel rapporto, sono aumentate di circa 2°C dall’inizio del Novecento. “Le stime della relazione tra la crescita economica e il,livello della temperatura, mostrano come il processo di riscaldamento globale abbia avuto effetti negativi sull’economia italiana che si sono accentuati alla fine del ventesimo secolo”.

Sulla base delle analisi effettuate, se le temperature a fine secolo dovessero essere più elevate di un grado e mezzo rispetto ad oggi, “ridurrebbero la crescita economica fino ad ottenere nel 2100 un livello di Pil pro capite inferiore tra il 2,8 e il 9,5% rispetto a quello che prevarrebbe in un’ipotesi di crescita pari a quella registrata dall’inizio del Novecento”. Le emissioni di gas serra prodotte dall’attività dell’uomo, sottolinea lo studio, sono il principale fattore del cambiamento climatico e rappresentano una sfida cruciale dei nostri tempi perché minacciano l’equilibrio dell’ecosistema e la vita dell’uomo, con impatti rilevanti sulla salute, sulla disponibilità di acqua e cibo e sul sistema economico.

Occorre quindi, a detta di tutti, accelerare la transizione energetica perché la crisi climatica è una grave “emergenza epocale” e la neutralità climatica traguardata dall’Unione Europea al 2050 è un obiettivo irrinunciabile. Perché, come ha spiegato bene Edo Ronchi all’ultima Conferenza sul Clima di luglio, “le scelte di decarbonizzazione  comportano vantaggi economici, tecnologici e occupazionali per l’Italia: di tagli della dipendenza e dagli enormi costi delle importazioni di petrolio e di gas e dell’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili disponibili sul nostro territorio, di aumento del risparmio e dell’efficienza energetica, di aumento dei tassi di circolarità dell’economia, di ondata di innovazione tecnologica, di miglioramento della qualità dell’aria e della mobilità urbana”.

Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, in una recente intervista al quotidiano la Repubblica, ha ricordato che “gli effetti della tropicalizzazione del nostro clima stanno cambiando tutto, incidendo direttamente sull’economia. Sono necessari interventi strutturali per invertire la situazione”. Ed è quello che prevede il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima appena pubblicato. “L’obiettivo è ridurre le emissioni nette di gas serra almeno del 55% entro il 2030 e di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050”.

 

 

 

Cosa dice il Piano nazionale integrato energia e clima inviato a Bruxelles

Il Piano “fissa gli obiettivi nazionali al 2030 su efficienza energetica, fonti rinnovabili e riduzione delle emissioni di CO2, come anche quelli in tema di sicurezza energetica, interconnessioni, mercato unico dell’energia e competitività, sviluppo e mobilità sostenibile” e sarà anche oggetto di confronto con il Parlamento e le Regioni. Data prevista per l’approvazione, entro giugno 2024

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