Skip to main content

Il primo ministro britannico Sir Keir Starmer ha annunciato un importante aumento della spesa per la difesa, interpretato dagli analisti come un tentativo di rispondere alla richiesta del presidente statunitense Donald Trump di una maggiore condivisione degli oneri all’interno della Nato per spostare l’attenzione di Washington dall’Europa verso l’Indo-Pacifico.

Il piano di Londra

Il piano di Londra prevede di incrementare la spesa militare dal 2,3% del prodotto interno lordo nazionale al 2,5% entro il 2027, corrispondente a un aumento di circa 17 miliardi di dollari all’anno. La spesa è destinata a toccare il 2,6% con gli stanziamenti extra previsti per l’intelligence. Sir Keir ha poi indicato l’obiettivo di un ulteriore aumento al 3% del prodotto interno nella prossima legislatura (dopo il 2029) e ha incoraggiato anche gli alleati europei della Nato a fare lo stesso. Il governo laburista prevede di finanziare le nuove spese riducendo l’aiuto allo sviluppo estero, portandolo dallo 0,5% al 0,3% del prodotto interno lordo. Questa scelta non solo richiama il ritiro di Trump dai progetti di aiuto internazionale, ma inverte anche i progressi realizzati dai precedenti leader del Labour, come Tony Blair e Gordon Brown, che avevano sostenuto l’aumento della spesa per gli aiuti fino all’obiettivo delle Nazioni Unite fissato al 0,7%.

Una nuova postura

“Dobbiamo cambiare la nostra postura in materia di sicurezza nazionale perché una sfida generazionale richiede una risposta generazionale”, ha dichiarato il primo ministro alla Camera dei Comuni, definendo questo provvedimento il più grande aumento sostenuto della spesa per la difesa dai tempi della Guerra Fredda. L’annuncio giunge a soli un giorno dal triennio dall’invasione su larga scala dell’Ucraina da parte della Russia e a appena due giorni dalla visita del leader britannico alla Casa Bianca, dove si prevede che discuterà con Trump il futuro della sicurezza europea. E ancora, Londra ospiterà domenica i leader europei per approfondire i piani sul tema della sicurezza del continente.

Il pressing di Trump

“Ad essere onesti, il 2% non è di gran lunga sufficiente”, aveva dichiarato a gennaio Mark Rutte, segretario generale della Nato, riferendosi al requisito minimo della spesa per la difesa pari al 2% del prodotto interno, rispettato attualmente da soli 23 dei 32 membri (l’Italia è ferma all’1,5%). L’ombra di Trump si è allungata sulla conferenza stampa di Sir Keir dopo l’annuncio. L’aumento è dettato dalle richieste della nuova amministrazione americana? “Nel profondo, sapevamo tutti che questa decisione era in arrivo da tre anni”, ha risposto il primo ministro con riferimento implicito all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia nel 2022, pur riconoscendo che “le ultime settimane hanno accelerato il mio pensiero sul momento in cui dovevamo fare questo annuncio”. Pete Hegseth, segretario alla Difesa degli Stati Uniti, ha accolto con favore l’annuncio di Londra, definendolo “un forte passo avanti da un partner affidabile” in un post su X.

I prossimi passaggi

Il governo sta lavorando alla Strategic Defence Review, che definirà in primavera il percorso per arrivare a spendere il 2,5% del prodotto interno lordo per la difesa. In ogni caso, l’annuncio di ieri di Sir Keir non rappresenta una rivoluzione. Lo dimostra il fatto che in Aula si sono sentite diverse richieste richieste di ulteriori aumenti della spesa per la difesa.

Il primo ministro britannico Sir Keir Starmer ha annunciato un importante aumento della spesa per la difesa, interpretato dagli analisti come un tentativo di rispondere alla richiesta del presidente statunitense Donald Trump di una maggiore condivisione degli oneri all’interno della Nato per spostare l’attenzione di Washington dall’Europa verso l’Indo-Pacifico.

Il piano di Londra

Il piano di Londra prevede di incrementare la spesa militare dal 2,3% del prodotto interno lordo nazionale al 2,5% entro il 2027, corrispondente a un aumento di circa 17 miliardi di dollari all’anno. La spesa è destinata a toccare il 2,6% con gli stanziamenti extra previsti per l’intelligence. Sir Keir ha poi indicato l’obiettivo di un ulteriore aumento al 3% del prodotto interno nella prossima legislatura (dopo il 2029) e ha incoraggiato anche gli alleati europei della Nato a fare lo stesso. Il governo laburista prevede di finanziare le nuove spese riducendo l’aiuto allo sviluppo estero, portandolo dallo 0,5% al 0,3% del prodotto interno lordo. Questa scelta non solo richiama il ritiro di Trump dai progetti di aiuto internazionale, ma inverte anche i progressi realizzati dai precedenti leader del Labour, come Tony Blair e Gordon Brown, che avevano sostenuto l’aumento della spesa per gli aiuti fino all’obiettivo delle Nazioni Unite fissato al 0,7%.

Una nuova postura

“Dobbiamo cambiare la nostra postura in materia di sicurezza nazionale perché una sfida generazionale richiede una risposta generazionale”, ha dichiarato il primo ministro alla Camera dei Comuni, definendo questo provvedimento il più grande aumento sostenuto della spesa per la difesa dai tempi della Guerra Fredda. L’annuncio giunge a soli un giorno dal triennio dall’invasione su larga scala dell’Ucraina da parte della Russia e a appena due giorni dalla visita del leader britannico alla Casa Bianca, dove si prevede che discuterà con Trump il futuro della sicurezza europea. E ancora, Londra ospiterà domenica i leader europei per approfondire i piani sul tema della sicurezza del continente.

Il pressing di Trump

“Ad essere onesti, il 2% non è di gran lunga sufficiente”, aveva dichiarato a gennaio Mark Rutte, segretario generale della Nato, riferendosi al requisito minimo della spesa per la difesa pari al 2% del prodotto interno, rispettato attualmente da soli 23 dei 32 membri (l’Italia è ferma all’1,5%). L’ombra di Trump si è allungata sulla conferenza stampa di Sir Keir dopo l’annuncio. L’aumento è dettato dalle richieste della nuova amministrazione americana? “Nel profondo, sapevamo tutti che questa decisione era in arrivo da tre anni”, ha risposto il primo ministro con riferimento implicito all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia nel 2022, pur riconoscendo che “le ultime settimane hanno accelerato il mio pensiero sul momento in cui dovevamo fare questo annuncio”. Pete Hegseth, segretario alla Difesa degli Stati Uniti, ha accolto con favore l’annuncio di Londra, definendolo “un forte passo avanti da un partner affidabile” in un post su X.

I prossimi passaggi

Il governo sta lavorando alla Strategic Defence Review, che definirà in primavera il percorso per arrivare a spendere il 2,5% del Prodotto interno lordo per la difesa. In ogni caso, l’annuncio di ieri di Sir Keir non rappresenta una rivoluzione. Lo dimostra il fatto che in Aula si sono sentite diverse richieste di ulteriori aumenti della spesa per la difesa.

Londra aumenta le spese militari. Ecco perché

Il premier britannico Sir Keir Starmer ha annunciato un incremento della spesa militare fino al 2,5% del Prodotto interno lordo entro il 2027, con l’obiettivo di arrivare al 3% a fine decennio. La decisione risponde alle pressioni di Trump sulla Nato e si inserisce in un quadro di crescente attenzione alla sicurezza europea. Londra rivede la sua postura strategica, mentre gli alleati valutano le proprie mosse

Asse Italia-Svezia su difesa, spazio e immigrazione. La visita di Kristersson a Palazzo Chigi

Il primo ministro svedese riconosce alla premier italiana il ruolo di ponte con gli Usa in un momento di “grande difficoltà”. Accanto a ciò, si apre per Italia e Svezia una interessante finestra di opportunità per la difesa delle infrastrutture sottomarine e per futuri progetti comuni alla voce Spazio. In secondo luogo ha riconosciuto a Giorgia Meloni un ruolo di “leader” all’interno del dibattito sull’immigrazione

Lezioni americane per l'Ue: niente chiacchiere e ghirigori. La carta Meloni

Tutto si può criticare della nuova amministrazione a stelle e strisce, ma certo non si può sostenere che stanno con le mani in mano. Questa però è anche la più formidabile lezione che da questa parte dell’Atlantico dovrebbe essere colta con una certa prontezza

Dalle aree agricole ai biocarburanti. Il caso del Kenya e la rincorsa di Eni all'agri-feedstock

Il Cane a sei zampe punta sempre più forte sulla bioraffinazione, anche grazie alla valorizzazione delle aree agricole e alla produzione di oli vegetali. E il riconoscimento giunto dal Kenya lo dimostra

Missioni internazionali. Su cosa punta l'Italia

L’Italia rafforza il proprio impegno nelle missioni internazionali per il 2025, puntando su rapidità di intervento e maggiore interoperabilità delle forze. Secondo la Relazione analitica presentata al Senato, il governo intende consolidare la presenza militare nei teatri più critici, attraverso il potenziamento delle forze ad alta e altissima prontezza operativa

L'accordo sui minerali tra Usa e Ucraina è quasi realtà. I dettagli

L’intesa prevede la creazione di un fondo al quale Kyiv contribuirebbe con metà delle entrate dalla futura monetizzazione delle sue risorse minerarie. Tuttavia, non sono state definite né l’entità della partecipazione americana né eventuali garanzie di sicurezza per l’Ucraina

Nezha 2, ecco il film che sfida Hollywood e ridefinisce il soft power di Pechino

Nezha 2 ha frantumato ogni record d’incassi in Cina e minaccia il dominio di Hollywood nell’animazione. Il film segna un punto di svolta nella competizione culturale tra Oriente e Occidente, mettendo in crisi l’egemonia americana nel soft power

Nato e Indo-Pacifico. C’è un ruolo anche per l’Italia

“L’ Italia può avere un posto dignitoso nel contribuire insieme ai suoi alleati alla cooperazione e alla sicurezza nell’area dell’Indo-Pacifico”, spiega l’ambasciatore Alessandro Minuto Rizzo, analizzando la “soft security” che la Nato può aiutare a costruire nella regione

Perché il futuro dei Five Eyes è una chance per l’Italia. Il commento di Mayer

Peter Navarro, consigliere di Trump, avrebbe spinto per escludere il Canada dall’alleanza Five Eyes, sollevando interrogativi sulla sicurezza transatlantica e il futuro delle relazioni Usa-Russia. Mentre l’ipotesi viene smentita, la premier Meloni potrebbe cogliere l’opportunità per proporre l’ingresso dell’Italia, rafforzando la posizione europea nell’intelligence occidentale

Lotta al fentanyl. Le ultime mosse di Usa, Messico e Canada

Sheinbaum sottolinea l’importanza di indagare sull’intera filiera della potente droga. Un passo verso Trump, che aveva imposto dazi. Il dossier è stato al centro anche della telefonata tra il segretario al Tesoro americano e il vicepremier cinese

×

Iscriviti alla newsletter