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Pensavamo che l’arroganza russa fosse archiviata dopo l’esperienza dell’ambasciatore Sergej Razov. E invece siamo costretti a ricrederci: anche Alexei Paramonov, il suo successore, si inserisce appieno nel solco di questa arroganza intollerabile fatta di ingerenze e mancanza di rispetto per un’istituzione sovrana come il parlamento.

È un atteggiamento che abbiamo riscontrato anche ieri quando, a fronte di una lodevole iniziativa di un senatore di Fratelli d’Italia, Raffaele Speranzon, finalizzata a riconoscere l’Holodomor come un vero genocidio, l’ambasciata russa in Italia ha canzonato i parlamentari bollandoli come stupidi. Non solo, su Facebook, gli esponenti del parlamento sono stati apostrofati come gente che segue “la via della propaganda del mito politico e ideologico fomentato dalle autorità ucraine per compiacere le forze ultranazionaliste, neonaziste e russofobe e i loro padrini angloamericani”.

Tutto ciò è del tutto inaccettabile a mio giudizio perché denuncia ancora una volta un atteggiamento, quello dell’ambasciata russa, padronale verso il parlamento italiano, che invece è al lavoro per approvare un documento che si fonda su solide basi storiche. Fu genocidio, quello in cui vennero coinvolti gli ucraini. A tutti gli effetti. È storicamente provato che, la carestia, fu scientificamente provocata dal dittatore Iosif Stalin. Ed è giusto e legittimo che il parlamento si impegni affinché l’Holodomor venga finalmente riconosciuto come episodio genocidario.

Il parlamento, dunque, a fronte di questa ulteriore ingerenza, deve proseguire i lavori a maggior ragione. Dico di più. Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, dovrebbe ricordare all’ambasciatore russo le regole del vivere civile e che simili intromissioni nella vita democratica di un Paese sono inammissibili.

Fortunatamente la linea assunta dal governo Meloni, dopo il grande spazio che ebbero Cina, Russia e perfino il Venezuela durante gli esecutivi guidati da Giuseppe Conte, aiuterà in questa direzione. La continuità tra Mario Draghi e l’attuale premier Giorgia Meloni, su questo versante, è totale e assoluta. L’arroganza di Paramonov non può essere tollerata.

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Di Fabrizio Cicchitto

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