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Sindacati, ong, movimenti giovanili, studenti ed euroscettici riuniti attorno al capezzale della grande malata d’Europa: quella Grecia che se da un lato viene celebrata dai fogli tedeschi (Faz e Welt su tutti) per via del rigore accettato e attuato, dall’altro si scopre essere stata un vero e proprio esperimento. “Cavia” l’ha definita ieri il Wall Street Journal citando un riservatissimo paper del Fondo Monetario Internazionale che, dopo l’intervista dello scorso dicembre di uno dei suoi dirigenti in cui aveva ammesso la falla nei tre memorandum della troika, in questo retroscena addirittura recita il mea culpa per una strategia che non chiude una voragine macroscopica.

Alter Summit
Appuntamento nel fine settimana ad Atene, per una due giorni organizzata con il movimento sociale greco e il sostegno delle organizzazioni non governative oltre che grazie a personalità politiche e culturali provenienti da tutta Europa. Sarà, annunciano gli organizzatori, un passo in avanti nella costruzione di una maggiore convergenza tra i movimenti che si oppongono alle politiche anti-sociali e anti-ecologiche attualmente promosse dai governi e dalle istituzioni europee. Non a caso il luogo prescelto è l’Ellade, l’alfa della crisi e la sua detonazione più cruente, dove (dati ufficiali del Ministro dell’Economia di Atene) il debito pubblico registrato a febbraio 2013 è pari a quello precrisi: ben trecento miliardi di euro. Con il drammatico interrogativo che i cittadini si pongono: a cosa sono serviti allora tre memorandum imposti dalla troika? Solo a coprire i debiti con altri debiti?

Perché Atene
La Grecia è il laboratorio dell’austerità distruttiva e delle cosiddette politiche di competitività, scrivono i partecipanti nel gruppo appositamente creato su facebook e sui numerosi blog sorti nell’ultimo biennio, ma può anche diventare il laboratorio della resistenza contro l’austerità. Sarà anche l’occasione per presentare il manifesto dell’Alter Summit, dove sono elencate le proposte alternative contro la crisi, tarate sulla ridistribuzione e non sui tagli a sanità e welfare.

Mea culpa del FMI
Ecco che l’appuntamento ateniese da semplice moto di protesta antisistema sta pian piano guadagnando attenzioni anche da comuni (e moderati) cittadini, che dopo aver letto quanto scritto ieri dal Wall Street Journal, iniziano a non fidarsi più. Il quotidiano economico pubblica una rivelazione scioccante che mina la stabilità e la credibilità del governo greco cosiddetto “mnimoniakòn”, ovvero legato tout court al memorandum. Basandosi su un documento strettamente confidenziale inviato dal Fondo Monetario Internazionale all’Ue, l’intera politica salva Ellade avrebbe favorito non la Grecia ma il resto d’Europa. Risulta che il FMI è stato fin dall’inizio contrario all’integrazione della Grecia nel piano di salvataggio in quanto non soddisfaceva tre dei quattro criteri pertinenti. In effetti il Fondo ammette che ha violato le proprie rigidissime regole per rendere altamente crescente il debito della Grecia e rendere praticabile il memorandum conseguente. Nonostante il fatto che fin dall’inizio del programma si è sempre sostenuto il contrario.
E i nuovi dati sulla disoccupazione sono lì a certificare uno stato di salute prossimo al coma: 26,8% di disoccupazione a marzo, disoccupati 1.309.071 persone, mentre la popolazione economicamente attiva è pari a 3.379.478 persone. Lecito chiedersi: ma dall’Ue nessun commento?

twitter@FDepalo

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