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Il cosiddetto “caso Bigon”, la consigliera regionale veneta che ha votato in dissenso rispetto al gruppo del Pd in merito ad un tema cosiddetto “sensibile” ci dice una cosa sola, al di là di molte chiacchiere e della solita propaganda. Ovvero, il Pd di Elly Schlein ha definitivamente archiviato il Pd delle origini. Cioè il modello di un partito che faceva del pluralismo culturale interno la sua ragion d’essere e che elaborava il suo progetto politico grazie alla convergenza, e alla collaborazione, delle culture fondanti lo stesso Pd.

E la componente cattolico-democratica e popolare del Pd, nello specifico, è ormai del tutto ininfluente ed irrilevante ai fini della elaborazione complessiva del progetto del partito. E sono proprio i due ultimi avvenimenti che certificano, e senza alcuna polemica politica e men che meno personale, questa sostanziale e forse definitiva irrilevanza politica.

Da un lato la recente richiesta di Pierluigi Castagnetti, il leader della corrente Popolare del Pd, alla segreteria del partito Elly Schlein di dare almeno “un posto nella segreteria nazionale del partito ad un esponente di quella corrente”. Insomma, da corrente fondante, decisiva e qualificante del partito a “mendicare” un “posto in segreteria” per qualche esponente attualmente fuori dal giro che conta, come si suol dire.

Sarebbe inutile, al riguardo, qualsiasi commento nel merito. In secondo luogo, appunto, la vicenda riconducibile al caso del Consiglio regionale del Veneto. E cioè, una consigliera regionale che viene ridimensionata sul campo dal suo partito perché ha osato violare la disciplina del partito stesso in merito ad un provvedimento – il cosiddetto “fine vita” – dove dovrebbe prevalere, sempre e comunque, la libertà di coscienza del singolo esponente politico. Un ridimensionamento deciso dal segretario provinciale del Pd di Verona che, almeno stando alla cronaca, non è stato messo in discussione dal livello nazionale.

Ora, al di là delle legittime opinioni di ciascun dirigente e delle innumerevoli correnti di quel partito, quello che emerge in modo inequivocabile è la progressiva e forse irreversibile e definitiva trasformazione politica del Partito democratico. Ovvero, da partito realisticamente plurale a forza politica, e del tutto legittimamente sia chiaro, a partito di sinistra. Una sinistra radicale, massimalista e, per quanto riguarda l’universo valoriale, con una chiara matrice culturale libertaria. Diventa del tutto normale, di conseguenza, nonché comprensibile e giustificato, il comportamento concreto del segretario provinciale del Pd di Verona che declassa sul campo la consigliera regionale veneta perché vota in dissenso dal gruppo e la non risposta concreta a Castagnetti, da parte di Schlein, che “mendica” un posto nella segreteria nazionale del partito.

Per questi semplici motivi, ecco la morale della favola, i cattolici democratici e popolari nell’attuale Pd giocano in trasferta, per usare una metafora calcistica. Cioè sono fuori luogo e fuori tempo. Prima se ne accorgono e meglio è. Non per loro ma, soprattutto, per non continuare a ridicolizzare una gloriosa, nobile, nonchè attuale e moderna cultura politica e tradizione storica del nostro Paese.

Il Pd delle origini è archiviato. Ecco perché secondo Merlo

La componente cattolico-democratica e popolare del Pd, nello specifico, è ormai del tutto ininfluente ed irrilevante ai fini della elaborazione complessiva del progetto del partito. E sono i due ultimi avvenimenti (il caso Bigon e la richiesta di Castagnetti) che certificano, e senza alcuna polemica politica e men che meno personale, questa sostanziale e forse definitiva irrilevanza politica. Il commento di Giorgio Merlo

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