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Il New York Time ha detto “no” al Keystone XL, il discusso oleodotto che dovrebbe collegare il Canada occidentale al Golfo del Messico. In un editoriale pubblicato oggi, il quotidiano ricorda che il dipartimento di Stato, giorni fa, ha pubblicato l’atteso rapporto in cui sostiene che non esistono ragioni scientifiche per bloccare la realizzazione del progetto, senza esprimere né un chiaro parere sull’oleodotto, né un’indicazione precisa per il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, che avrà l’ultima parola sulla questione. “La nostra è che dovrebbe dire ‘no’, e per una ragione prevalente: un presidente che ha ripetutamente riconosciuto che il cambiamento climatico è uno dei pericoli più pressanti per l’umanità non può approvare in tutta coscienza un progetto che può solo aggiungere altri problemi”, sostiene il giornale.

“L’oleodotto, lungo più di 1.400 chilometri, eviterebbe le falde acquifere di Sandhills, in Nebraska, dopo la revisione del percorso, che altrimenti sarebbero state in pericolo. Porterebbe 830.000 barili al giorno di greggio, dalle sabbie bituminose dell’Alberta alle raffinerie del Golfo del Messico”, ha ricordato il New York Times.

Il dipartimento di Stato “riconosce che estrarre, raffinare e bruciare il petrolio dalle sabbie bituminose è un processo più inquinante di quanto ammesso in precedenza, producendo annualmente circa il 17% di gas serra in più rispetto al greggio usato negli Stati Uniti. Ma il suo linguaggio asciutto minimizza il pericolo ambientale”: questa è l’accusa del quotidiano, come per esempio la distruzione delle foreste.

“I sostenitori dell’oleodotto affermano che il Canada venderebbe comunque il petrolio”, anche senza gli Stati Uniti. “Noi speriamo che Obama veda il difetto contenuto in questa argomentazione: dire ‘no’ all’oleodotto non fermerebbe il Canada, ma lo obbligherebbe a costruire nuovi oleodotti nel Paese, costringendo i canadesi a decidere se sia il caso. Come minimo, dire ‘no’ al Keystone XL rallenterà i piani per triplicare la produzione di sabbie bituminose, dai poco meno di due milioni di barili al giorno di oggi ai sei milioni entro il 2030”, ha fatto notare il New York Times.

Durante l’estate, il dipartimento di Stato presenterà un rapporto più completo, poi la Casa Bianca deciderà. Una decisione che “dirà molto sulla volontà di Obama e del suo segretario di Stato, John Kerry, di esercitare una leadership globale sul cambiamento climatico. Parlando di ‘global warming’ nel suo discorso sullo stato dell’Unione, Obama ha dichiarato che “se il Congresso non agirà per proteggere le future generazioni, lo farò io”. Discorsi simili sono già stati fatti anche da Kerry.

L’oleodotto Keystone XL non provocherebbe “un’apocalisse climatica”, specifica il New York Times, ma “continuerebbe ad alimentare il nostro appetito di petrolio”, aumentando le emissioni di biossido di carbonio. “Non c’è alcun bisogno di accettarlo”, ha concluso il quotidiano.

La guerra del New York Times contro l'oleodotto Keystone XL

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