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La Grandeur parigina sembra essere un ricordo dolceamaro. Si potrebbe dire che la ruggine stia attaccando la torre Eiffel. Fuor di metafora, le malattie che affliggono la Francia sono la poca crescita, l’alto deficit e il debito pubblico in aumento. I rimedi? “Le cure da cavallo proposte dai liberali sono utopiche, quelle omeopatiche adotatte da Hollande rischiano di non essere all’altezza della situazione”, scrive Giampiero Martinotti su Affari&Finanza di Repubblica.

La sterzata del presidente socialista François Hollande non è bastata a risollevare l’industria francese, con il pianto della casa automobilistica Psa Peugeot-Citroen, né l’export appesantito dalla zavorra del supereuro. E i viaggi di rappresentanza del presidente diventano le prove di caccia grande di un predatore fiaccato.

La Francia è oggi un Paese “con tre milioni di disoccupati, scarsamente competitivo, afflitto da una desindustrializzazione senza precedenti e con un commercio estero in rosso da più di dieci anni. Certo, un welfare esteso come pochi altri consente si attutire i contraccolpi della crisi, ma il prezzo da pagare è una spesa pubblica al 65% del Pil, un livello superato solo da Danimarca. Lo spread basso e la fiducia nei mercati finanziari nascondono quindi una situazione ben più complessa”, prosegue Martinotti.

La perdita di competitività

“L’aeronautica, l’agro-alimentare e il lusso sono i tre settori che ancora tirano, gli altri faticano a cominciare dall’automobile. E il problema – si legge – non è certo l’euro forte, come ogni tanto tentano di dire François Hollande e i suoi: 42 miliardi di deficit provengono dall’interscambio all’interno dell’eurozona, segno della perdita di competitività nei confronti della Germania, certo, ma anche di Italia e Spagna”.

Il crollo del valore aggiunto dell’industria

Secondo Hélène Baudchon, economista di Bnp-Paribas, il problema è che “fra il 2000 e il 2012 l’industria ha distrutto un milioni di impieghi, la sua quota nel valore aggiunto è crollata dal 18% al 12,5%. Oggi è uno dei valori più bassi d’Europa”. E i dati, a picco, sulla produzione industriale lo dimostrano.

La produzione industriale

In Francia la produzione industriale in gennaio è scesa ulteriormente e più di quanto atteso dagli esperti: l’indice che misura l’attività, reso noto dall’istituto Insee, mostra un ribasso dell’1,2% (dopo il -0,1% di dicembre) a fronte di stime medie di -0,2%. Nel bimestre dicembre-gennaio la produzione è complessivamente diminuita dell’1,4% rispetto al corrispondente periodo a cavallo del 2011-2012. Per quanto riguarda il solo comparto manifatturiero (al netto quindi delle componenti energy e miniere) la produzione è diminuita dell’1,4%, che si confronta con il +0,1% di dicembre.

Adieu Grandeur

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