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La classe non è acqua, avrà esclamato di sicuro qualche proto dalemiano che alligna ancora nel Pd, nonostante il vento rottamatore inaugurato da Matteo Renzi che però non ha scalfito il potere reale dell’ex premier nell’indicare strategie e suggerire tattiche, magari dalle colonne dei giornali che gli riservano spesso paginate di interviste e conversazioni.

Oggi D’Alema non ha voluto smentire o criticare le profferte del segretario del Pd, Pierluigi Bersani, a Beppe Grillo, ma è andato oltre. Superando a destra, forse, il segretario, ma suggerendo direzioni istituzionali e sistemiche difficilmente criticabili: Camera e Senato a Pdl e Grillo, ha detto in sostanza.

Questo voto “potrebbe rappresentare l’occasione per una svolta positiva”, ‘nel senso che forze che si sono aspramente contrapposte potrebbero assumere una comune responsabilita’, e farlo in modo nuovo rispetto alla politica tradizionale”, ha spiegato al Corriere della Sera D’Alema, che ha detto “no a un governissimo”, ma ha aggiunto che ora è necessaria “un’assunzione di responsabilità” da parte delle forze principali. “Questo significa, innanzitutto, Movimento 5 Stelle, centrodestra e noi”.

“Nessuno può avere interesse a precipitare il Paese verso nuove elezioni – ha osservato l’ex premier – che sarebbero un drammatico choc. Neanche il Movimento 5 Stelle, che ha ottenuto un successo e che ragionevolmente credo voglia dimostrare la capacita’ di generare cambiamenti positivi per l’Italia”. D’Alema propone quindi che ‘ciascuno, mantenendo la propria autonomia, possa confrontarsi in Parlamento alla luce del sole”.

Camera e Senato a Pdl e Grillo

“Il primo problema è il funzionamento delle istituzioni e ritengo che le forze politiche maggiori debbano essere tutte coinvolte. E che quindi al centrodestra e al Movimento 5 Stelle vadano le presidenze delle due assemblee parlamentari, ovviamente sulla base della proposta di personalità che siano adeguate a ruoli istituzionali di garanzia’.

“Poi – ha proseguito l’ex premier – il Parlamento, e questo appello è rivolto ovviamente a tutti, deve consentire che il governo possa funzionare ricevendo il voto di fiducia. Il modello siciliano adombrato da Grillo può essere una buona idea, ma c’è una differenza istituzionale: in Sicilia il presidente è eletto dal popolo, a livello nazionale il capo del governo, se non riceve la fiducia del Parlamento, non può governare’. Quindi, ha ribadito D’Alema, “no ad ammucchiate” ma ‘assunzione di responsabilita”.

Il giudizio su Monti

Analizzando il risultato delle urne, D’Alema ha spiegato che ‘la spinta al cambiamento e’ stata intercettata per lo piu’ dal Movimento 5 Stelle’ e che ‘il voto per Grillo ha in parte prosciugato Sel, per angoscia sociale e protesta’. Su Monti, l’ex premier afferma: “Nella sua campagna la sinistra non e’ stata trattata come abbastanza riformista”.

D'Alema surclassa Bersani su Grillo e Berlusconi

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