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Grazie all’autorizzazione dell’editore e dell’autore, pubblichiamo il commento di Edoardo Narduzzi apparso sul numero odierno del quotidiano Italia Oggi diretto da Pierluigi Magnaschi.

Durante le primarie del Pd la proposta era stata avanzata da Matteo Renzi. Allineare l’Italia della dichiarazione dei redditi alla normalità europea e mondiale, trasformando un procedimento pensato per far guadagnare i Caaf e vessare i cittadini in una semplice comunicazione annuale dell’Agenzia delle entrate. Una proposta di dichiarazione fiscale annua recapitata, già precompilata, a casa del contribuente per metterlo nella condizione di accettarla o meno e in questo secondo caso con la possibilità di aprire una fase negoziale con l’amministrazione.

Renzi ha perso le primarie e la sua proposta è sparita dal programma della coalizione di sinistra. Ci voleva uno scatenato Beppe Grillo per ridare centralità a una proposta che rappresenterebbe una autentica rivoluzione nella civiltà fiscale italiana. Il leader del M5S ha promesso che, in caso di vittoria elettorale, porterà l’Italia nella modernità tributaria, perché per legge l’amministrazione dovrà far avere una proposta di dichiarazione annuale dei redditi a ogni singolo contribuente. Del resto, pochi Paesi come l’Italia avrebbero dovuto già farlo da anni. Unica amministrazione nel mondo avanzato, il ministero dell’Economia possiede il 100% della Sogei, una società per azioni che svolge il ruolo di anagrafe tributaria nazionale. Quasi 2 mila dipendenti, un esercito di informatici di cui non dispone neppure la Nasa negli Usa, e un costo annuo per i contribuenti di circa 400 milioni di euro.

Mentre l’informatica è deflattiva da molti anni in tutto il mondo, quella del ministero dell’Economia continua a crescere nei costi annui pagati dai contribuenti e non riesce neppure a fare, pur disponendo di ogni tipologia di informazione utile o necessaria per farlo, quello che in Francia è realtà da molti anni. Inviare un paio di paginette a casa del contribuente contenenti la proposta, precompilata, di dichiarazione dei redditi. Ora Grillo, sfruttando probabilmente i suggerimenti del suo guru Roberto Casaleggio che di tecnologia se ne intende, ha scoperto l’uovo di Pasqua e si candida a fare della Sogei una macchina informatica al servizio dei bisogni veri dei cittadini e delle imprese, invece di continuare a essere un costoso centro di calcolo tutto interno ai processi della pubblica amministrazione. Se sono i contribuenti che pagano i 400 milioni di euro l’anno di costo della Sogei (per avere un’idea di quanto sia abnorme la cifra basta considerare che il bilancio della Nasa per tutte le attività annuali di ricerca e tecnologiche è di 6,8 miliardi di euro) allora è doveroso che questa società pubblica sia fatta lavorare per alleviare i costi fiscali imposti ai contribuenti da un fisco inondato di leggi (se fate una startup innovativa, ad esempio, il personale sconta contemporaneamente tre regimi agevolativi fiscali diversi a riprova di un legislatore senza più alcun volante in mano). Grillo promette cose semplici e a portata di click in un mondo reso semplice dalla Rete e dalla tecnologia di massa. Se vincesse davvero le elezioni anche la Sogei sarebbe costretta a fare i conti con la modernità del web e con i bisogni dei cittadini.

La rivoluzione di Grillo per il fisco italiano

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