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Il leader leghista Roberto Maroni scommette che Pierluigi Bersani all’80% ce la farà ma “poi per lui sarà il Vietnam”. Quel che è certo è che la settimana che si apre oggi è decisiva per la formazione del futuro governo e per l’elezione del presidente della Repubblica.

Le tappe dei prossimi giorni
Il pallino è nelle mani di Giorgio Napolitano che mercoledì aprirà le consultazioni con i partiti. E il suo richiamo ieri al “senso dell’unità” nel suo discorso per celebrare il 17 marzo è apparso un messaggio chiaro e forte ai protagonisti di questa fase a mettere da parte personalismi e propri tornaconto per il bene dell’Italia. È molto probabile che tra giovedì e venerdì il capo dello Stato darà l’incarico a Pierluigi Bersani, in quanto leader della coalizione che di fatto ha ottenuto la maggioranza, anche se solo relativa al Senato, dal voto. Toccherà quindi al segretario del Pd verificare se ha i numeri per governare. Così partiranno le sue di consultazioni e solo dopo aver dimostrato al presidente della Repubblica che può farcela, potrà sciogliere la riserva e accettare l’incarico. Anche se non si escludono incarichi a personalità terze e non politiche.

L’ottimismo di Bersani e la spaccatura del M5S
Poi ci sarà la resa dei conti con la richiesta di fiducia alle due Camere del Parlamento e la “mission impossible” con i numeri di Palazzo Madama. Nel Partito Democratico c’è ottimismo dopo l’elezione dei due nomi presentati da Bersani, Laura Boldrini e Pietro Grasso, come presidenti della Camera e del Senato. La spaccatura tra i grillini sul nome dell’ex procuratore antimafia eletto anche grazie ad alcuni di loro ha convinto Bersani che lo spazio per un sostegno ai suoi otto punti si è aperto.

Alfano spinge per il governissimo
Il Pdl intanto dice chiaro e tondo che vuole essere della partita e avere voce in capitolo su tutti i fronti: così Angelino Alfano continua nel pressing del governissimo, presentato come scappatoia dall’impasse istituzionale, onde evitare le urne anticipatamente. Ma apre anche all’ipotesi Bersani in cambio del Colle. “Il prossimo presidente della Repubblica tocca a noi, ad un moderato – ha spiegato anche ieri ospite di Lucia Annunziata su rai Tre – basta con i presidenti di sinistra”.

La verità di Monti
Sempre più fuori dai giochi appare invece il centro montiano. In un’intervista alla Stampa, oggi il premier uscente Mario Monti spiega la sua verità sulle trattative dei giorni scorsi e smentisce le versioni che lo volevano alla ricerca matta di un poltrona, che sia del Senato o del Quirinale. Il Professore cita offerte avute in passato di ministeri e di incarichi politici per evidenziare una premessa: “Non mi pare di aver rincorso poltrone”. Quindi sottolinea che sono stati i gruppi parlamentari di Scelta civica, riuniti in assemblea (“perché si sentissero completamente liberi da ogni possibile disagio mi sono assentato”) “a escludere di indicare un altro nome” per il Senato. E poi ha spiegato: “Mi sono sentito onorato dalle valutazioni del presidente sul mio ruolo ma al tempo stesso un po’ ‘prigioniero’ e mi dispiace che il divieto impostomi dal Quirinale abbia fatto piacere a più d’uno degli ‘uomini di Stato’ subdoli e manovrieri che a volte si ritengono anche depositari esclusivi dei criteri della moralità nella politica”. (Ma a chi si riferiva?)

L’alternativa
Anche se in molti, come il segretario dell’Udc Lorenzo Cesa, sottolineano come la nomina dei due nomi presentati dal Pd preluda a elezioni ravvicinate, l’alternativa, in caso di fallimento di Bersani potrebbe essere un mandato esplorativo a un’alta carica dello Stato, forse Pietro Grasso, per sondare l’ipotesi di un “governo del presidente”, un esecutivo che possa portare avanti le riforme necessarie che i partiti non sono stati in grado di varare negli ultimi mesi: riforma elettorale, misure anticrisi, costi della politica.

Le elezioni del Quirinale all’orizzonte
All’orizzonte non bisogna dimenticare nel calendario la data del 15 aprile quando il Parlamento si riunirà in seduta comune per eleggere il successore di Giorgio Napolitano. Ci sarà tempo un mese per trovare un nome che metta d’accordo tutti. Un’altra sfida a non apparire facile.

Ecco l'agenda della settimana per Napolitano e Bersani

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