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La corsa per il Quirinale è già aperta. Mentre Giorgio Napolitano sta per affrontare uno dei compiti più complicati del suo settennato, dare un governo al Paese, sul nome del suo successore è già iniziata una diatriba. In prima linea gioca il Pdl.

Ora che il Parlamento è finito nelle mani rispettivamente di un’esponente dell’“estrema sinistra” come Laura Boldrini alla Camera e di un “pm” come Pietro Grasso al Senato, “nomi che ci preoccupano”, conquistare il Quirinale diventa imprescindibile per Silvio Berlusconi. Tanto da fargli minacciare oggi durante un assemblea a Montecitorio con il gruppo Pdl, riportano le agenzie: “Credo che la sinistra sceglierà anche il presidente della Repubblica e allora daremo battaglia nel Parlamento e nelle piazze”. Il Cavaliere con gli occhiali scuri in versione guerrigliera avrebbe detto: “Io sono pronto come 20 anni fa a non dare il paese che amo a questi signori”. Il Pdl sembra puntare così nuovamente sull’estremismo, nonostante il Presidente della Repubblica abbia definito “manifestazione politica senza precedenti” il blitz al tribunale di Milano invitando parlamentari e magistrati al senso di responsabilità.

L’idea suggerita ieri a In mezz’ora da Angelino Alfano, che Pierluigi Bersani bolla come “scambio indecente”, per Silvio Berlusconi è infatti una “proposta ragionevolissima”: “Con un Bersani probabilmente incaricato di formare un governo e due Camere alla sinistra, così come detto da Alfano, abbiamo suggerito che il presidente della Repubblica potesse essere espressione dei moderati. Ma Bersani ha respinto questa ragionevolissima proposta come fosse uno scambio indecente, anche se la nostra coalizione ha preso il 30% dei voti”.

Per il Cavaliere questa percentuale imporrebbe come unico governo possibile quello tra Pd e Pdl “ma la sinistra ha verso di noi un odio indicibile’”. E sull’individuazione di un nemico, la sinistra e la magistratura appunto, “vogliono farmi fare la fine di Craxi”, si sarebbe sfogato oggi il Cavaliere, basa una nuova campagna elettorale perché “dobbiamo sempre lavorare come se fossimo in campagna elettorale”.
E in questa guerriglia ha già fatto il nome del primo generale: Renato Brunetta. L’ex ministro della Pubblica amministrazione è stato infatti nominato come capo gruppo del Pdl alla Camera. “La sua vis polemica – ha spiegato Berlusconi proponendolo – è importante”.

Non si procederà alla votazione prevista per domani in Senato, dove è stato eletto per acclamazione Renato Schifani come capogruppo. Una piccola consolazione per l’ex presidente di Palazzo Madama che ha dovuto lasciare il suo posto a Pietro Grasso.

Berlusconi va alla guerra per il Quirinale con Brunetta

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