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L’agenzia statale russa RIA Novosti ha diffuso la notizia dell’arrivo a Mosca, nella mattina di martedì 26 settembre, di Khalifa Haftar, ex generale gheddafiano ora alla guida della Libyan National Army, una milizia con cui controlla territorialmente la Cirenaica, la parte orientale della Libia. Haftar si è recato nella capitale russa in visita ufficiale, rispondendo ad un invito formale delle autorità delle Federazione: dopo essere ricevuto con una cerimonia ufficiale, il capo-miliziano libico ha incontrato prima il viceministro della Difesa, Yunus-bek Bamatgireyevich Yevkurov, con cui si era già visto ad agosto a Bengasi (suo feudo), e in seguito il titolare del dicastero, Sergei Shoigu.

Lo scopo della visita di Haftar, stando a quanto riportano le fonti ufficiali, è quello di discutere con i funzionari russi “sugli sviluppi della situazione in Libia, sulle relazioni bilaterali tra i due Paesi e sui modi per migliorare il loro sostegno e sviluppo e sulle questioni di interesse comune”. Ma occorre costruire un quadro ampio attorno a quanto sta accadendo tra Mosca e Haftar.

Con il vertice di oggi, è la terza volta in poco più di un mese che Haftar e il vice-ministro Yevkurov si incontrano. Il primo incontro risale al 22 agosto. Una data curiosa, considerando che poche ore dopo sarebbe avvenuto il disastro aereo in cui ha ufficialmente perso la vita il leader del gruppo Wagner, Yevgeny Prigozhin. La compagnia militare privata guidata dallo “chef di Putin” dispone di una presenza forte nella Libia Orientale, grazie al controllo di varie postazioni logistiche tra cui la base aerea di Al Khadim, nella regione di Al Jufra, fondamentale punto di snodo per tutte le attività del gruppo nel continente africano.

Questa presenza si è radicata sempre di più a partire dalla primavera del 2019, quando i primi membri della milizia privata sono arrivati in Libia per dare manforte alle truppe di Haftar nella sua lotta per il controllo del paese contro il governo onusiano di Tripoli, ai tempi guidato da Fayez Serraj – il quale chiederà e riceverà a sua volta il supporto della Turchia di Recep Tayyip Erdoğan. Haftar intendeva conquistare la capitale, intestandosi il Paese come nuovo rais. È stato respinto con perdite, costretto a un cessate il fuoco dopo oltre un anno di insuccessi, nell’ottobre del 2020. Da quella fase si snoda l’attuale processo di stabilizzazione, dove – sebbene ferme le armi – Haftar gioca comunque un ruolo.

Il timing dell’incontro agostano potrebbe far pensare che Yevkurov fosse arrivato in Libia per avvertire il generale di quello che sarebbe successo di lì a poco, con tutte le possibili conseguenze che tale evento avrebbe avuto sulle attività del gruppo. Va infatti detto che la struttura della milizia privata preferita dal Cremlino sta cambiando: già da prima dell’insurrezione di luglio si erano aperti scenari complessi, anche legati al ruolo giocato dai wagnerites in Ucraina. Rischi che il potere putiniano non vuole correre, per questo sta riportando l’intera struttura sotto una dimensione più controllata e controllabile.

L’interlocuzione con il signore della guerra libico è importante, perché la Cirenaica è stato uno dei primi punti di aggrappo delle attività internazionali ibride russe, dopo la Siria. Già nel 2016/2017 circolavano rumors sull’arrivo di mercenari specializzati all’interno del caotico contesto post-Gheddafi. Da lì si è aperta la porta alla penetrazione profonda africana. Il 17 settembre, in concomitanza con l’arrivo delle squadre di soccorso russe per aiutare la popolazione della Cirenaica messa in ginocchio dalla tempesta Daniel, Yevurkov e Haftar si sono visti di nuovo.

Durante questi incontri, Yevkurov avrebbe anche perorato la causa di Mosca riguardante l’ottenimento dei diritti d’attracco per le navi della flotta militare russa ai porti libici di Tobruk e Bengasi, così da poter espandere le proprie capacità di power projectionnavale all’interno del bacino mediterraneo. E l’incontro di oggi sembra suggerire che su tale questione, ma non solo, potrebbero esserci stati degli sviluppi concreti, vista l’urgenza e la verve mostrate dalla leadership di Mosca nell’invitare il generale della Lna a questo incontro.

Va però anche aggiunto un ulteriore passaggio: le rovine di Derna (una città sotto il controllo haftariano, riconquistata durante le rivolte agli islamisti con tecniche distruttive viste anche in Siria) sono state anche occasione per un incontro tra Haftar e il capo dell’AfriCom, il generale americano Michael Langley. Da diverso tempo gli Stati Uniti stanno lavorando con insistenza per far sganciare il generalissimo libico dalla Russia. Langley è la testa di ponte di questo lavorio diplomatico che è passato anche dall’Italia, durante l’interlocuzione che il signore di Bengasi ha avuto a Palazzo Chigi a maggio. A cosa serve il passaggio a Mosca allora? A confermare la sua fedeltà o ad avvisare che – con l’occasione della revisione wagneriana – qualcosa cambierà?

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Di Lorenzo Piccioli e Emanuele Rossi

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