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È stata la crisi libica, culminata con il crollo del regime di Muammar Gheddafi, a mettere a disposizione dei ribelli tuareg maliani una grande quantità di armamenti (quasi) a costo zero. Per capire il perché è necessario però fare un passo indietro. Muammar Gheddafi era un politico di estrazione militare che guardava con estremo interesse al modello di difesa jugoslavo. Dopo la seconda guerra mondiale e l’esperienza della lotta partigiana che nei Balcani aveva messo alle corde le forze amate tedesche, Belgrado aveva creato un sistema di difesa unico. Tito, il dittatore jugoslavo, aveva voluto un esercito di ridotte dimensioni il cui compito era quello di far fronte al primo impatto di un’invasione straniera. La vera difesa era però affidata alle milizie popolari. Queste milizie si sarebbero rifornite di armi in depositi sparsi sul territorio.

Gheddafi importa questo sistema in Libia. Il rais riduce le forze armate all’osso (anche per limitare il rischio che possano diventare un catalizzatore del dissenso). Parallelamente, crea in tutto il Paese magazzini e nascondigli che vengono stipati di armi leggere, munizioni, ma anche di sistemi d’arma complessi. Non è un caso che Gheddafi nei primi giorni della rivolta abbia ordinato all’aviazione di bombardare non solo i ribelli, ma i depositi di armi ai quali si rifornivano. Obiettivo in minima parte raggiunto, tanto è vero che la maggior parte dei magazzini ne è uscita indenne.

È in questo contesto che si inserisce la crisi maliana. Gheddafi per anni ha ospitato in Libia i ribelli tuareg in fuga dalla repressione e dalla miseria che subivano in Mali e in Niger. A essi il rais libico ha offerto non solo un rifugio, ma posizioni di privilegio nell’ambito delle forze armate e una formazione militare di alto livello. Morto il leader libico, le milizie tuareg non possono però più rimanere in Libia se non a costo di un conflitto con le milizie antigheddafiane. Così tornano in patria. Nei cassoni del loro fuoristrada accatastano armi nuove di zecca prelevate negli arsenali libici. Fucili mitragliatori, mortai e lanciagranate, ma anche missili antiaerei e sistemi anticarro. Mentre però i tuareg nigeriani vengono prontamente disarmati dalle forze armate di Niamey, agli “uomini blu” maliani vengono lasciate le armi.

Il ritorno di quei veterani armati fino ai denti e riuniti sotto le insegne del Mnla (Movimento Nazionale per la Liberazione dell’Azawad) mette in crisi l’esercito governativo. Le forze armate maliane, fatta eccezione per alcuni reparti addestrati dalle forze speciali statunitensi e francesi, sono impreparate a far fronte a milizie addestrate e ben armate. Le capacità militari dei miliziani tuareg hanno così velocemente ragione dell’esercito di Bamako.

Le armi dei magazzini libici non sono però state razziate solo dai tuareg. Gran parte di esse finiscono in mano alle milizie antigheddafiane che le utilizzano nel corso della guerra civile e, in parte, le rivendono per autofinanziarsi. Tra i maggiori acquirenti ci sono le milizie fondamentaliste che operano nel nord del Mali: Ansar Dine, Mujao (Movimento per l’unicità e il jihad in Africa

occidentale) e, soprattutto, Aqmi (Al-Qaida per il Maghreb islamico). «Per conquistare Timbuctu – ha rivelato l’ex colonnello algerino, Bin Janna Bin Omar, esperto di terrorismo – i miliziani di Al-Qaida hanno usato armi sofisticate prese in Libia dopo la caduta del regime di Gheddafi. Per entrare nella città maliana i capi del network fondamentalista hanno usato razzi di nuova fabbricazione provenienti dagli arsenali libici e usati anche dai ribelli libici che combattevano Gheddafi. Questo ci preoccupa, perché la presenza di questo tipo di armi nel Sahara, nelle mani di Al-Qaida, rappresenta un grosso pericolo e minaccia tutta la regione e non solo l’Algeria». Un pericolo del quale dovranno tenere conto i vertici delle forze armate maliane e dei loro alleati africani nell’organiz-zazione dell’offensiva verso il Nord.

(articolo tratto dal dossier sul Mali dell’Ispi)

Arrivano dalla Libia le armi a costo zero per i ribelli tuareg del Mali

È stata la crisi libica, culminata con il crollo del regime di Muammar Gheddafi, a mettere a disposizione dei ribelli tuareg maliani una grande quantità di armamenti (quasi) a costo zero. Per capire il perché è necessario però fare un passo indietro. Muammar Gheddafi era un politico di estrazione militare che guardava con estremo interesse al modello di difesa jugoslavo.…

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