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Meno rigore per dare corso alla crescita, o l’Europa sarà condannata a un’austerità senza fine. Queste alcune delle considerazioni espresse stamane dal presidente francese, François Hollande, durante un discorso al Parlamento Europeo a Strasburgo.

C’è l’esigenza – ha aggiunto il leader socialista – di risanare i conti senza deprimere l’economia. Per farlo sarà opportuno ridefinire alcune delle priorità di questa Europa, che forse necessita una modifica dei propri obiettivi in relazione alla realtà congiunturale che attraversa il continente.

Hollande ha poi rilevato il bisogno di compiere dei passi in avanti nel progetto di un’Europa politica, a partire da una maggiore integrazione economica e monetaria.

Il Presidente francese ha poi lanciato la proposta di un’Europa “differenziata”: non un’Unione a due velocità come desiderato da alcuni – ha tenuto a precisare – ma “un’Europa in cui alcuni Stati si lanciano in avanti con nuovi progetti. Non è niente di nuovo, è proprio questo che ha consentito di creare Schengen e l’euro”.

Come a dire: basta austerità o la Francia andrà per conto suo.

Frasi dal sapore dell’aut aut, che sono sembrate, se non provocatorie, quanto meno in aperto contrasto con quanto dichiarato la scorsa settimana dal premier britannico David Cameron, alfiere di un’Unione sempre più “leggera” e poco invasiva sul piano delle singole politiche nazionali.

Dichiarazioni che sono sembrate invece in perfetta sintonia con quelle del premier italiano Monti, che solo pochi giorni fa, in visita proprio a Parigi, aveva rimarcato come con Hollande vi sia ampia condivisione non solo sui temi bilaterali, ma anche sulle politiche economiche e sociali necessarie per l’Europa.

Tra queste, una spesa utile a sostenere in modo adeguato le politiche comunitarie e progetti virtuosi, a rischio nelle scorse settimane, come il programma Erasmus, maggiore coesione, forti investimenti nel settore agricolo, nella tutela ambientale, nella green economy e le già citate misure a sostegno della crescita.

Si rafforza dunque l’asse Roma-Parigi, che potrebbe essere decisivo in vista del tanto atteso compromesso per la definizione del nuovo bilancio europeo.

Un bilancio al quale l’Italia arriverà anche con delle proposte proprie, da mesi allo studio del Ministro per gli Affari Europei Enzo Moavero e dello stesso Monti e che puntano a un maggiore equilibrio fiscale della Penisola nella contribuzione europea.

L’Italia, secondo Palazzo Chigi, è un contribuente netto dell’Unione, cioè una delle nazioni che versa più di quanto riceve, con uno scarto che nel 2010 si è attestato su circa 4,5 miliardi di euro.

Un lusso che, in questo quadro economico, il Paese non può più permettersi e che cercherà di ridefinire in sede europea.

Anche sui tagli al bilancio l’Italia ha assunto una posizione intermedia, vicina sia a quella della Francia di Hollande, ma anche alle necessità di adeguare la spesa ai tempi difficili che vive l’Europa.

Monti e Moavero non si sono dichiarati aprioristicamente contrari a tagli al bilancio, purché non siano sacrificati settori considerati fondamentali come agricoltura, ricerca, energia e politiche sociali e di coesione.

Basterà a convincere Cameron, la Merkel e i falchi del rigore?

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