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Il modo migliore per celebrare l’anniversario di una tragedia sarebbe quello di raccontare la fine dell’emergenza. Vorrei, ma non posso farlo, ricordando il terremoto del 24 agosto 2016, con le sue 299 vittime sotto le macerie (più 4 morti per infarto), 388 feriti, oltre 41mila sfollati. Il giorno del lutto e del ricordo ancora non coincide con la soluzione dei tanti problemi aperti in un territorio esteso per 8000 chilometri quadrati, e popolato da 600mila persone.

Macerie ancora da rimuovere, edifici privati in attesa di ricostruzione, edifici pubblici spesso nemmeno cantierati, più di 14mila nuclei familiari ancora fuori dalle proprie case. Sette anni dopo non è un bilancio positivo. Sarebbe sbagliato dire che nel recente passato sia stato fatto poco, ma sarebbe ingiusto sostenere che sia stato fatto abbastanza.

DOPO PANDEMIA E INFLAZIONE

In questi sette anni – è doveroso ricordarlo – almeno due anni sono stati “persi” per colpa della pandemia. E molti problemi per la ricostruzione sono stati aggiunti dalla concorrenza del bonus 110% che ha dirottato molte imprese verso attività edilizie e immobiliari più redditizie e meno rischiose, lontano dal cratere. Poi c’è stata l’inflazione, la cui fiammata inattesa ha fatto salire le stime del danno del 30-40%. Oggi però – ho l’onore e l’onere di guidare la struttura commissariale dal gennaio di quest’anno – mi sento di poter segnalare anche qualche elemento di positività, da parte delle istituzioni – governo, regioni, comuni – e di vitalità indomita nel tessuto socio-economico.

Nel Decreto Ricostruzione di inizio anno sono state varate misure particolarmente importanti di snellimento e di accelerazione che hanno posto le premesse per lo sblocco di molteplici procedure di ricostruzione. La struttura commissariale ha il potere di derogare alle norme vigenti, per inseguire le migliori opportunità di ricostruzione. Nel cratere siamo riusciti a rilanciare la misura del superbonus del 110% fino al 2025 (in deroga al blocco del bonus su tutto il territorio nazionale). Abbiamo ottenuto un’ulteriore stabilizzazione del personale a tempo determinato impiegato nella ricostruzione (fattore fondamentale per assicurare risorse umane competenti e aggiornate per progetti complessi e urgenti). Le attività produttive potranno beneficiare dell’anticipazione Iva, così come alle imprese è stato consentito di scegliere i prezzari più aggiornati. Infine, per rafforzare l’aggregazione delle comunità locali, è stata introdotta la norma che deroga stabilmente al numero minimo degli alunni che sono richiesti per la formazione delle classi fino all’anno 2028-2029, affidando la decisione agli uffici scolastici regionali. E poi abbiamo concluso un nuovo protocollo con Anac che consentirà alla ricostruzione pubblica di partire con vincoli più ragionevoli e controlli meno asfissianti e soprattutto con un aiuto fattivo per i Comuni, sempre oppressi dalla necessità di studiare e adeguarsi alle nuove norme (dal nuovo Codice degli Appalti alle regole per le stazioni appaltanti qualificate).

RECORD DI EROGAZIONI NEI PRIMI MESI 2023

E qualche segno positivo si vede. Ci sono motivi per rifondare la fiducia tra cittadini e istituzioni. Nel solo mese di luglio 2023 sono stati erogati oltre 131 milioni di euro, cifra che rappresenta di gran lunga il valore più elevato mai erogato da Cdp dall’avvio dell’operatività (avvenuto ad agosto 2017). Nel primo semestre del 2023, Cdp ha complessivamente erogato un importo pari a circa 611 milioni di euro (che vuol dire +22% rispetto al primo semestre del 2022 e +95% rispetto al primo semestre del 2021). Con la Provvista Ccp risultano supportate 18.200 famiglie e circa 2.700 imprese.

Nei primi sette mesi di mandato la struttura Commissariale ha emanato 15 ordinanze speciali, 18 ordinanze ordinarie e 23 ordinanze attuative del Pnc. Numeri che non sono aridi, perché dimostrano un efficientamento amministrativo e una forte spinta operativa: già al mese di luglio 2023 si contano quasi 600 decreti, molti dei quali di concessione di risorse per l’avanzamento delle opere di ricostruzione pubblica, legate anche al Piano nazionale complementare, per un valore di 461 milioni di euro, di cui 131 milioni per il Pnc. Un’accelerazione importante, considerando che in tutto il 2022 sono stati emanati circa 630 decreti, si viaggia quindi a un ritmo doppio rispetto all’anno precedente.

Tanto? Ancora poco per le necessità di una popolazione e di un territorio che devono poter rinascere oltre che ricostruirsi. Il futuro verso cui vogliamo andare, celebrando questo triste anniversario è quello di accettare la sfida complessa della rinascita della spina dorsale dell’Italia, rilanciare l’Appenino centrale e tutto il Centro Italia. E questo vuol dire mettere insieme un orizzonte che va dall’Anac al Maxxi. Mi spiego: il territorio che deve rinascere ha bisogno di collaborazioni istituzionali e di sollecitazioni culturali, oltre che di nuova linfa sociale ed economica. Il nuovo protocollo con l’Autorità nazionale Anti-corruzione – per alzare l’asticella dei controlli preventivi, per snellire le procedure, senza perdere un briciolo di attenzione sulla legalità e la trasparenza – assicura ai Comuni un aiuto concreto per agire nella piena compliance delle norme nuove del Codice degli Appalti. Allo stesso tempo abbiamo intrapreso la rinnovata collaborazione con il Maxxi perché crediamo che la rinascita del territorio debba passare dall’immersione nella contemporaneità, anche artistica e culturale. Tra legalità e cultura, tra Anac e Maxxi, c’è tutto lo spazio della vita economica e sociale. Con il programma NextAppennino abbiamo dimostrato che il Pnrr può funzionare, cioè che le risorse pubbliche, quando si incontrano con quelle private, possono mettere a terra progetti e piani di sviluppo e ripresa.

C’È VITA NEL CRATERE

Con NextAppennino abbiamo finanziato più di 1300 progetti per un valore complessivo di quasi 400 milioni di euro. Fondi destinati ad attivare un valore economico di oltre 700 milioni grazie al concorso di risorse private tra imprese, cooperative, comuni e Terzo settore. Questi esiti mi fanno ripetere: c’è vita nel cratere, un territorio che è cuore e radice del Paese e che rischiava di essere dimenticato. Schiacciato tra una questione meridionale irrisolta e una questione settentrionale non maturata, il Centro Italia ha finito per essere dimenticato. La ricostruzione nelle aree del sisma 2016 è una grande occasione per dare un segno diverso al futuro del Paese.

Sappiamo spendere, bene e nell’orizzonte del bene comune, progettando tutto in sicurezza, con la consapevolezza che dovremo convivere con un territorio fragile, che sta dimostrando di essere resiliente. Se andasse ancora di moda Mao potremmo dire che “una lunga marcia inizia con un piccolo passo”.

Sette anni dopo il terremoto 2016. Il bilancio del commissario Castelli

Di Guido Castelli

La ricostruzione nelle aree del sisma 2016 è una grande occasione per dare un segno diverso al futuro del Paese. L’intervento di Guido Castelli, commissario straordinario del governo per la ricostruzione sisma

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