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La Camera dei Comuni britannica, riconvocata oggi dalle ferie di Pasqua per una singola seduta straordinaria, ha approvato senza sorprese il testo di legge che assicura al governo laburista di Keir Starmer la possibilità di prendere il controllo – almeno temporaneo – del colosso dell’acciaio in crisi British Steel. I deputati e i lord britannici sono stati richiamati d’urgenza, mentre il Parlamento di Westminster era in ferie per due settimane in vista della Pasqua, per salvare il colosso dell’acciaio di proprietà del gruppo cinese Jingye che ha annunciato la chiusura, dovuta anche ai dazi statunitensi, degli altiforni di Scunthorpe (Inghilterra orientale) e di altri impianti, con licenziamenti destinati a colpire fra i 2.000 e i 2.700 dipendenti. Jonathan Reynolds, ministro delle Attività Produttive, ha definito “un’opzione probabile” quella della nazionalizzazione vera e propria dell’azienda siderurgica con sede a Scunthorpe, in Inghilterra orientale.

Prima della riunione straordinaria, il governo aveva precisato che il provvedimento “non trasferisce la proprietà” di British Steel all’esecutivo, anche se “questa opzione rimane sul tavolo”. Nel frattempo a Scunthorpe è in corso un corteo di lavoratori, che si sono portati fino ai cancelli della fabbrica, per protestare contro la possibile chiusura. “Oggi è una giornata cruciale. Vogliamo che ci restituiscano British Steel e il nostro acciaio”, ha detto Thomas Smith, leader del Community Union, il sindacato locale.

Nel corso del dibattito di fronte ai deputati, durato circa tre ore, l’esecutivo ha rivendicato l’iniziativa come essenziale e “ponderata”. Mentre le opposizioni, pur condividendo la necessità del salvataggio di British Steel, non hanno risparmiato critiche a Starmer e ai suoi ministri: sottolineando come il testo della mini legge odierna, poco più di una riga in tutto, rappresenti sostanzialmente una delega in bianco al governo. Le contestazioni hanno riguardato l’approccio all’insegna della “improvvisazione” rinfacciato al Labour, risoltosi a riconvocare solo oggi le Camere dalle ferie a dispetto di una crisi precipitata da settimane; la mancanza di un piano definito nero su bianco sugli obiettivi; e la difformità di trattamento fra l’impianto di Scunthorpe e quello di Port Talbot, in Galles, altro stabilimento siderurgico storico del Regno Unito, per il quale il governo Starmer ha delineato un accordo di compromesso con la proprietà privata (in mano in quel caso al gigante indiano Tata) pur in presenza di 3000 posti di lavoro a rischio, offrendo sostegno in cambio d’una riconversione meno inquinante della produzione.

Il deputato ed ex leader conservatore Iain Duncan Smith, noto falco anti-Pechino, ha d’altro canto affermato che British Steel non avrebbe “mai dovuto” essere venduta a una holding con sede in Cina (come fatto sotto un esecutivo tory 5 anni fa) per “ragioni di sicurezza” nazionale. La Bbc sottolinea, del resto, come l’acciaio prodotto a Scunthorpe sia di diversa qualità rispetto a quello di Port Talbot e considerato vitale per industrie “strategiche” tra cui quella della difesa militare.

Secondo un nuovo sondaggio di YouGov, la maggioranza dei britannici è favorevole alla nazionalizzazione dell’acciaieria British Steel. L’ultimo sondaggio mostra che il 57 per cento dei cittadini sostiene “fortemente” o “abbastanza” l’idea di nazionalizzare gli stabilimenti del Paese. Il 9 per cento, invece, si dichiara “abbastanza contrario” o “fortemente contrario”.

La soluzione, come raccontato su Formiche.net nei giorni scorsi, piace anche in Italia. C’è anche chi l’ha indicata come modello per l’ex Ilva di Taranto.

British Steel può tornare nelle mani del governo. L’ok dei Comuni

Deputati e lord richiamati d’urgenza dalle ferie: via libera al testo di legge che assicura al governo laburista la possibilità di prendere il controllo – almeno temporaneo – del colosso dell’acciaio in crisi British Steel

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