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Atene e Ankara, con nuovi governi e soprattutto con nuovi ministri degli Esteri, provano a dialogare con la regia israeliana. Da un lato Atene per bocca del neo ministro degli Esteri Giorgios Gerapetritis è pronta ad approfittare del clima positivo che si è creato con la Turchia, al fine di creare le condizioni per un dialogo basato sul diritto internazionale, e in particolare sul diritto del mare. Lo ha detto dopo l’incontro con il ministro degli Esteri israeliano Eli Cohen, in visita ufficiale ad Atene.

Dall’altro ecco stagliarsi la sponda di Tel Aviv, importantissima in questo senso, sia per ricevere l’assistenza alla voce droni e difesa, sia per corroborare la strategia sui gasdotti.

Qui Atene

Diritto internazionale, delimitazioni sulle acque, Accordi di Abramo: c’è tutto questo nelle dichiarazioni programmatiche del governo Mitsotakis II, nato da pochi giorni e già impegnato a precisare indirizzi e strategie. Punto di partenza l’asse tra Grecia e Israele, basato sulla volontà comune di ampliare la già stretta relazione strategica, fondata su costanti valori comuni, come la lotta all’antisemitismo, il legame di amicizia tra i due popoli, la visione condivisa di consolidare la pace, la sicurezza e la stabilità nel Mediterraneo orientale e nel Medio Oriente.

Parole che Gerapetritis ha ribadito a chiare lettere, aggiungendo che il governo greco monitora gli sviluppi nella regione come l’escalation della violenza: “Condanniamo il terrorismo in tutte le sue forme. È chiaro che la violenza non è né una soluzione né una risposta e il diritto degli Stati alla sicurezza deve essere pienamente rispettato”.

La Grecia resta sulla sua posizione già espressa in passato, ovvero a favore di una soluzione reciprocamente accettabile della questione palestinese, la prima pietra di un rapporto che con Tel Aviv è ampiamente rodato. Atene ha inoltre incassato il sostegno israeliano alla sua candidatura al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per il 2025 e 2026.

Difesa & energia

Il passo successivo con il Governo di Bibi Netanyahu è quello di aumentare la cooperazione bilaterale in un’ampia gamma di settori, dall’economia agli investimenti, dal turismo all’alta tecnologia passando per un settore fondamentale come la difesa, dopo che lo scorso anno il volume degli scambi bilaterali ha raggiunto 1,4 miliardi di euro. In grande evidenza il settore energetico, dove ha Grecia ha compiuto passi importanti che stanno trasformando il Paese in un hub energetico affidabile, contribuendo alla diversificazione dell’approvvigionamento energetico europeo. Il tema è ampiamente riconosciuto come di primaria rilevanza, anche alla luce del recente annuncio israeliano di voler aumentare l’infrastrutturazione sul gasdotto Leviathan.

La Grecia inoltre ritiene che gli accordi di Abramo rappresentino un valido strumento diplomatico e politico, da implementare al pari di una maggiore relazione tra Ue e Israele e Cohen ha osservato che il suo governo sostiene i diritti sovrani e l’integrità territoriale della Grecia.

Qui Ankara

Il ruolo israeliano, dunque, è significativo anche alla voce Turchia. Come è noto, Erdogan ha siglato anni fa un accordo sulla zee con la Libia, che ‘dimentica’ Creta, isola greca e anche territorio europeo visto che la Grecia è uno stato membro. Una mossa che Bruxelles ha concesso ad Ankara per via dell’intreccio di una serie di dossier altamente delicati come Libia, Ucraina, Africa. Sul punto va ribadito l’ostracismo turco nei confronti dei vertici ciprioti, ‘rei’ di voler sfruttare i giacimenti di gas sottomarini che si trovano in acque cipriote e non contese come sostenuto da Ankara.

Per cui la regia di Tel Aviv sul dossier energetico, coagulatasi alla voce cooperazione tripartita con Cipro in attesa del nono appuntamento trilaterale, è decisiva sia per il merito della questione (gas e gasdotti), sia per il messaggio politico da inviare alla Turchia (l’ombrello di protezione verso la Grecia è garantito). Il premier Mitsotakis ha affermato che le elevate spese per la difesa continueranno nonostante le tensioni con Erdogan: i due si incontreranno a margine del vertice Nato di Vilnius.

@FDepalo

Tattica mediterranea, tra Grecia e Turchia la sponda sarà Israele?

Verso Vilnius, i nuovi ministri degli Esteri di Atene e Ankara provano a distendere le proprie strategie, nella consapevolezza che se da un lato una pax diplomatica serve non poco (visti gli altri fonti aperti come Ucraina e Libia), dall’altro andrà individuato un modus convivendi che sia riconosciuto da tutti

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