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Uno dei grandi protagonisti di questa campagna elettorale sarà senza dubbio il fisco.

Il livello cui è giunta la pressione fiscale rende inevitabilmente prioritario addossare sui competitor la responsabilità di essere giunti a un prelievo così elevato e, al tempo stesso, avocare a se stessi il ruolo di credibili paladini di un suo futuro ridimensionamento.

Quanto al secondo aspetto, invero, la battaglia sembra circoscritta al solo centro di Monti ed allo schieramento Pdl – Lega, atteso che il Pd non fa mistero di voler far pagare di meno a chi ha di meno, ma anche di più a chi ha di più, con ciò prefigurando al più redistribuzione di questo insostenibile carico fiscale, ma certamente non suoi abbattimenti; anzi.

Quanto al primo, i numeri ci dicono che, dall’elevato 40,08% di pressione fiscale che c’era sul 2005 al mostruoso 45,26% che si attende per questo 2013, ci siamo arrivati essenzialmente con due “scaloni” assai dolorosi da circa 2,5 punti percentuali ciascuno: quello del 2006-2007, con cui approdammo al 42,65%; e poi quello del 2011-2012, con cui siamo appunto arrivati all’attuale 45,26%.

Sulle responsabilità del primo non ci sono dubbi di sorta: il centro-sinistra di Prodi e Visco.

Uno schieramento politico per il quale, ancora oggi, il rigore viene concepito a senso unico e solo sul versante delle entrate.

Sulle responsabilità del secondo, frutto delle manovre varate nel secondo semestre 2011, prima dal governo Berlusconi e poi dal governo Monti, c’è invece molto da dire, nonostante il sistematico tentativo di chi si è sfilato al momento del dunque di scaricarle per intero su chi si è trovato alla fine con il cerino in mano.

Se guardiamo la successione temporale dei Documenti Economici Finanziari, è però possibile dare una risposta sostenuta dalla obiettività dei numeri e depurata dalla propaganda più sterile.

Nel Def di aprile 2011 (prima dell’avvio dello stillicidio di manovre), la pressione fiscale era prevista sostanzialmente costante: il 42,48% del 2011 trovava conferma nel 42,74% del 2012, nel 42,59% del 2013 e nel 42,47% del 2014.

Nel Def di settembre 2011 (dopo le due manovre estive del governo Berlusconi e prima del “Salva Italia” di Monti), le cose cambiano bruscamente; non tanto sul 2011 (dove si sale “appena” al 42,67%), ma sugli anni successivi sì: 44,07% sul 2012, 44,84% sul 2013 e 44,83% sul 2014.
Nel Def di dicembre 2011 (dopo il “Salva Italia” del governo Monti, lo “scalone” sugli anni dal 2012 in avanti cresce ulteriormente, ma significativamente meno del balzo in avanti precedente: sul 2012 si sale al 45,23%, sul 2013 al 45,85% e sul 2014 al 45,72%.

Tutti numeri che evidenziano come la parte preponderante dello spaventoso aumento di pressione fiscale dal 2012 in avanti è stata sì attuata dal governo cui è stato lasciato il cerino acceso in mano, ma pianificata dal governo che quel cerino ha passato.

A ciò si aggiunga che, dal Def di settembre 2012 (dopo gli interventi ulteriori del governo Monti), emerge come la parte di aumento interamente imputabile al governo tecnico (e non imputabile come mero attuatore di scelte già messe in bilancio da chi c’era prima) sia già stata in buona parte riassorbita: sul 2012 si è infatti “scesi” al 44,72%, sul 2013 al 45,26% e sul 2014 al 44,81%.
In definitiva, l’aumento che residua rispetto alla pressione fiscale che ci si attendeva prima di iniziare il drammatico valzer di manovre nel 2011, è sul 2012 di 1,98 punti percentuali, di cui 1,33 riconducibili alle scelte del governo Berlusconi e soltanto 0,65 a quelle del governo Monti; sul 2013 di 2,67 punti percentuali, di cui 2,25 del governo Berlusconi e soltanto 0,42 del governo Monti; sul 2013 di 2,34 punti percentuali, tutti interamente riconducibili al governo Berlusconi.

Numeri molto chiari nello sciogliere i dubbi circa le responsabilità principali del secondo “scalone fiscale” e probabilmente utili a dirimere anche i dubbi in merito all’altro dei due aspetti da cui eravamo partiti: quello della credibilità (o minore incredibilità) di chi prospetta future riduzioni della pressione fiscale.

Clicca qui per vedere la Tabella dell’analisi sull’aumento della pressione fiscale.

Enrico Zanetti

(Responsabile Fisco di Italia Futura)

 

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