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Domani il consiglio di amministrazione sancirà la rottura fra il management della Pirelli e gli azionisti cinesi? “La tensione è alta”, scrive oggi La Stampa. “O il socio asiatico Sinochem verrà a più miti consigli, acconsentendo a una sua uscita del capitale o almeno a ridurre la sua quota, che oggi è del 37%, oppure sarà scontro totale”.

Un passo indietro

Lo scorso 17 marzo negli Usa sono entrate in vigore le nuove norme che riguardano il comparto auto e che vietano la vendi’a o l’importazione di veicoli connessi che utilizzano hardware o software di aziende ’egate alla Cina o alla Russia. Il mercato americano vale il 40% del segmento di mercato ad alto valore globale, quindi una soluzione’a questo divieto va trovata e il co’siglio di amministrazione di domani cercherà di sciogliere questo nodo. Come evidenziato dal Sole 24 Ore nei giorni scorsi anticipando il tema, le nuove norme mettono al bando a partire dal 2027 i sistemi hardware e software integrati nei veicoli connessi o a guida autonoma se provenienti da società legate a Mosca o a Pechino.

I possibili scenari

I possibili scenari per Pirelli sono per ora solo ipotesi, ma è plausibile il pressing dei manager in difesa delle strategie di sviluppo del gruppo e per trovare soluzioni che potrebbero essere una nuova governance della società (con più paletti per Sinochem) oppure un rimpasto nell’azionariato. “Anche se la nuova normativa statunitense non ha un impatto significativo a breve termine sulle vendite di Pirelli, riteniamo che questa legge possa costringere i due principali azionisti di Pirelli a trovare una soluzione in termini di governance”, commentano gli analisti di Mediobanca.

I rischi

Per il gruppo milanese sarebbero infatti a rischio i piani di sviluppo sul mercato americano del duo hardware e software Cybertyre che consente il dialogo fra gli pneumatici e i sistemi di controllo dell’auto. Per ora, va però sottolineato, si tratta di un business che vale poco meno dell’1% per il gruppo milanese e, prudenzialmente, non è neppure considerato nei target del piano industriale.

Gli obiettivi

Come recentemente dichiarato dal vicepresidente Marco Tronchetti Provera, l’obiettivo del gruppo è quello di rafforzare la presenza negli Stati Uniti con importanti investimenti. “Si capisce bene che uno stop a questi piani rischia di rappresentare un problema serio per Pirelli”, scriveva Il Sole 24 Ore. Da le sempre “più frequenti” consultazioni tra i soci, “con l’obiettivo di trovare una soluzione concreta e rapida e soprattutto creare le condizioni per far sì che le tecnologie Pirelli non risultino tra quelle bandite negli Stati Uniti”.

Azionisti cinesi o mercato Usa? Cda rovente per Pirelli

La posizione di Sinochem (azionista di riferimento con il 37% del capitale) rischia di compromettere la strategia di espansione del gruppo negli Stati Uniti? La questione e le possibili soluzioni sul tavolo della Bicocca. Membri cinesi in arrivo a Milano per partecipare al consiglio in presenza, fatto questo inusuale

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