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Il Dipartimento di Stato americano ha inserito la Balochistan Liberation Army (Bla) e il suo alias, la Majeed Brigade, nella lista delle Foreign Terrorist Organizations. La misura, che comporta il blocco di fondi e sanzioni verso chiunque fornisca supporto al gruppo, rafforza la linea di continuità della politica americana nel contrasto al terrorismo. La Bla era già classificata come Specially Designated Global Terrorist dal 2019, per una serie di attacchi compiuti in Pakistan.

L’annuncio è arrivato a pochi giorni dalla visita a Washington del generale Asim Munir, capo delle forze armate pakistane (che si trova nuovamente negli Stati Uniti) e dopo una richiesta di Islamabad. Il segnale politico è chiaro: gli Stati Uniti sono disposti a rafforzare la cooperazione con il Pakistan in materia di sicurezza, anche a costo di spostare gli equilibri regionali. Un messaggio che non passa inosservato a Nuova Delhi, in un momento di tensioni crescenti tra Donald Trump e l’India — rivale strategico del Pakistan.

Equilibri regionali e interessi incrociati

L’azione americana ha anche un riflesso indiretto sulla Cina. La Bla ha colpito più volte tecnici e infrastrutture legate al China–Pakistan Economic Corridor (Cpec), uno dei progetti cardine della Belt and Road Initiative. Colpire un attore ostile al Cpec significa, almeno in parte, convergere con gli interessi strategici di Pechino in Pakistan.

La variabile iraniana

La questione baluchi non si ferma ai confini pakistani. Una parte significativa della popolazione vive nel sud-est dell’Iran, nella provincia di Sistan e Baluchistan, dove tensioni etniche e religiose si intrecciano con il malcontento socio-economico. Teheran accusa da anni gruppi armati baluchi di attacchi contro le proprie forze di sicurezza, attribuendo in alcuni casi responsabilità a organizzazioni con basi in Pakistan. La designazione americana della Bla, pur rivolta principalmente a Islamabad, produce quindi un effetto indiretto anche a vantaggio di Teheran, che condivide con il Pakistan l’interesse a contenere l’insurrezione baluchi.

Minerali critici e competizione globale

C’è una seconda dimensione, meno immediata ma strategicamente rilevante: il Baluchistan è un territorio probabilmente ricco di rame, oro, litio e altre materie prime critiche. Il dibattito americano sull’area potrebbe non riguardare solo la sicurezza, ma anche l’accesso a queste risorse. Washington potrebbe usare insieme le leve economiche e di sicurezza per favorire investimenti minerari in Pakistan, come parte degli sforzi per ridurre la dipendenza globale dalle forniture cinesi.

Nelle ultime settimane Islamabad ha accelerato l’apertura a capitali e tecnologie straniere nel settore minerario, offrendo condizioni preferenziali alle aziende statunitensi. Il progetto più rilevante è quello di Reko Diq, nel cuore del Baluchistan: una delle maggiori miniere di rame e oro al mondo, oggi in mano alla canadese Barrick Mining, che sta cercando fino a 3,5 miliardi di dollari di finanziamenti da istituzioni americane e internazionali per sviluppare la produzione dell’area.

Il valore strategico di queste risorse è evidente: litio e rame sono al centro della competizione globale sulle catene di approvvigionamento per la transizione energetica. La loro disponibilità, in un’area contesa e instabile, offre agli Stati Uniti opportunità di influenza, ma implica anche rischi politici e di sicurezza.

Una decisione a più livelli

L’inclusione della Bla e della Majeed Brigade nella lista delle organizzazioni terroristiche intreccia almeno tre piani: il rafforzamento della cooperazione di sicurezza con Islamabad, il messaggio politico verso India e Cina, e l’interesse economico verso un’area che può diventare cruciale nella competizione per le materie prime. Con l’Iran che, per motivi propri, si trova a beneficiare indirettamente della stessa mossa.

Perché Trump ha designato i combattenti baluchi come terroristi

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