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La Svezia non è nuova a questo tipo di sensibilità. Negli anni Cinquanta, quando era formalmente neutrale ma geograficamente esposta tra i due blocchi, il Paese codifica per la prima volta il concetto di psykologiskt försvar, un mix di analisi della propaganda straniera, continuità comunicativa dello Stato in caso di crisi e rafforzamento della volontà collettiva di resistere. Se l’ecosistema concettuale era fortemente sostenuto durante la guerra fredda, negli anni Novanta tutto si spegne. La minaccia sembrava dissolta, la difesa civile veniva compressa, così come l’idea di un fronte psicologico.

Poi arriva il 2014 e, dopo l’annessione della Crimea, i computer dell’Europa del Nord iniziano a vibrare sotto i colpi di troll farm, piattaforme manipolate, campagne ostili sulle minoranze, interferenze elettorali. Eventi che non sfondano porte né tagliano cavi, ma che impattano sulla fiducia, sulla coesione e sulla percezione della sicurezza.

Stoccolma comprende ciò che molti Paesi ancora faticano ad accettare. La vulnerabilità primaria non è tecnologica, ma cognitiva.

Nel 2022, la Svezia istituisce l’Mpf – Psychological Defence Agency, con una missione scritta nero su bianco: “Salvaguardare la società aperta e democratica, la libera formazione dell’opinione, e prevenire o contrastare attività straniere di influenza e disinformazione contro la Svezia o i suoi interessi”. Ovvero, creare un luogo di coordinamento, in grado di osservare, analizzare, avvertire e indirizzare.

Quattro colonne reggono il modello svedese

Il “manuale” teorico costruito dal Lund University Psychological Defence Research Institute sintetizza la difesa psicologica in quattro pilastri che, delineano un ecosistema integrato.

Resilienza, ovvero creare consapevolezza diffusa sui rischi informativi, impostare campagne per la costruzione di fiducia popolare nei confronti delle istituzioni e intervenire sulle vulnerabilità sociali preventivamente, colmandole prima del loro sfruttamento da parte di attori ostili.

Threat intelligence, ovvero la cooperazione sinergica tra operazioni di monitoraggio continuo, analisi delle narrazioni, mappatura degli attori e delle reti.

Deterrenza articolata e costruita tramite l’attribuzione di sanzioni e risposte politiche e diplomatiche coordinate, in modo tale da esercitare reazioni di pressione multilaterale.

Comunicazione strategica, intesa come il mantenimento di un discorso pubblico verificabile, sano, informativo e formativo, capace di parlare con chiarezza alla Nazione, facendo luce nelle pieghe d’ombra.

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Dietro al modello svedese, gli studi del Lund University Psychological Defence Research Institute, hanno elaborato un metodo condiviso per cercare di comprendere, anticipare e contrastare le interferenze straniere.

Nei loro working paper, i ricercatori propongono un approccio basato su tre puti evolutivi: prima capire (Assess), poi agire (Address) e, infine, valutare (Evaluate).

Tre fasi, che spiegano come la mancata consapevolezza delle proprie vulnerabilità rende le minacce ancor più efficaci e pericolose. In poche parole, uno Stato che non si conosce è uno Stato complice degli attacchi volti alla propria integrità.

Il framework individuato dai ricercatori svedesi mette in sequenza minacce, fratture interne, meccanismi difensivi, coordinamento istituzionale, cornice legale e misurazione dell’efficacia. Il focus specifico sulle vulnerabilità domestiche (polarizzazione, sfiducia, diseguaglianze territoriali, gruppi sociali che diventano inconsapevoli “moltiplicatori” di narrative ostili) offre all’Europa della difesa cognitiva un esempio di contrasto operativo di estrema semplicità: partire dalla conoscenza delle proprie debolezze e creare organismi stabili, che possano studiare – dunque conoscere – e leggere in anticipo le mosse e gli schemi alla base delle minacce.

Il modello svedese per la guerra delle percezioni

La Svezia ha messo in piedi una vera architettura nazionale di difesa psicologica. L’obiettivo? Proteggere lo spazio decisionale di una democrazia da operazioni ostili che puntano direttamente alla testa, alle percezioni, agli umori dei cittadini

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