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Qualcosa si rimette in moto a Bruxelles. Il Parlamento europeo, infatti, ha approvato ieri la “Relazione sugli aspetti istituzionali del Rapporto sul futuro della competitività europea (Rapporto Draghi)”, rimettendo in moto — dopo un anno e mezzo di blocco — la partita della riforma dei trattati. Un voto che ha ricompattato la maggioranza Ursula (nonostante più di un mugugno in seno al Ppe) e ha restituito al Parlamento un ruolo d’iniziativa politica. Brando Benifei, eurodeputato del Pd e relatore del rapporto, spiega perché questo passaggio non è solo procedurale ma strategico per il futuro dell’Unione.

Benifei, perché considera così importante l’approvazione della Relazione sugli aspetti istituzionali del Rapporto Draghi?

Questo voto è importante perché da un anno e mezzo vedevamo un arretramento nell’ambizione riformatrice del Parlamento. La destra e un Ppe molto diviso hanno rallentato ogni tentativo di portare avanti le riforme delle istituzioni europee. Con questo voto abbiamo invertito la rotta e rimesso al centro la necessità di aggiornare la governance dell’Ue per essere all’altezza delle sfide che abbiamo davanti.

Già nel 2023 il Parlamento aveva chiesto di agire per la riforma dei trattati. Che cosa cambia con questo nuovo voto?

Nel 2023 avevamo approvato una posizione molto chiara: aprire una convenzione per avviare formalmente la riforma dei trattati. Quel percorso si era però bloccato per ragioni politiche. Con il voto di ieri lo riattiviamo e rinnoviamo l’appello al Consiglio a dare avvio alla convenzione. È un passaggio che dà nuova legittimità all’iniziativa del Parlamento e ci permette di riaprire un dibattito che non può restare sospeso.

La Relazione collega gli aspetti istituzionali alle proposte del Rapporto Draghi su innovazione, decarbonizzazione e sicurezza. Perché questo legame è così rilevante?

Il Rapporto Draghi individua tre pilastri fondamentali — innovazione, decarbonizzazione e sicurezza — che richiedono decisioni rapide, coordinate e sostenute da risorse comuni. Per mettere davvero in pratica quelle proposte servono istituzioni capaci di agire, e oggi non lo sono abbastanza. Collegare le due dimensioni significa dire chiaramente che la competitività europea non si costruisce senza una governance adeguata.

Uno dei nodi centrali è il superamento del diritto di veto. In quali settori è più urgente intervenire?

Dobbiamo lavorare per ampliare l’uso della maggioranza qualificata e rendere più stabile la decisione a maggioranza. È essenziale partire da materie come la politica estera, dove il veto di un singolo Stato può paralizzare l’intera Unione. Ma è fondamentale anche su difesa, fiscalità e altri ambiti strategici. Possiamo usare le clausole passerella e avviare riforme che modifichino le modalità decisionali nei trattati, così da evitare che pochi Paesi blocchino i passi avanti.

La Relazione punta anche sulle cooperazioni rafforzate. Che ruolo possono giocare?

Sono uno strumento chiave. Permettono ai Paesi che vogliono procedere con più integrazione di farlo, senza essere frenati da chi non è pronto. È un modo per evitare stalli e per costruire un’UE più flessibile ma anche più efficace. Nel rapporto riaffermiamo la necessità di usare le cooperazioni rafforzate proprio per intervenire sulle competenze previste nei trattati.

Il PPE si è diviso, ma la maggioranza Ursula ha retto. Come interpreta questo risultato?

Il PPE si è diviso, ma alla fine ha deciso come gruppo di mantenere la posizione che tiene insieme la maggioranza Ursula. Questo ha permesso di costruire un accordo significativo con popolari, socialisti, liberali e verdi. Dopo settimane politicamente difficili, siamo riusciti a portare a casa un voto che dà forza al Parlamento e che permette di legare riforme istituzionali e obiettivi del Rapporto Draghi sulla competitività.

Quali saranno i prossimi passi dopo l’approvazione della Relazione?

Da questo testo possiamo attivare procedure più formali per chiedere al Consiglio di rispondere sulla convocazione della convenzione. Inoltre, possiamo proporre iniziative per la revisione di specifici capitoli dei trattati. Il Parlamento ora ha la legittimità politica per agire anche sul fronte più giuridico. E la Presidente del Parlamento ha un dovere: porre il tema nelle relazioni con il Consiglio e riaprire ufficialmente la partita della riforma dei trattati.

Che cosa si aspetta dal Consiglio?

Mi aspetto che prenda atto della volontà del Parlamento e apra il confronto sulla convenzione. Le riforme di cui parliamo, dal superamento del veto all’ampliamento del bilancio europeo, richiedono una revisione dei trattati. Non possiamo farlo da soli: serve che i governi siano pronti ad assumersi la responsabilità politica di portare avanti questa discussione. Il Parlamento ha fatto la sua parte, ora tocca al Consiglio.

Un passo (concreto) per la riforma dei trattati. Il voto in Ue letto da Benifei

Il Parlamento Europeo ha votato un rapporto che permetterà un significativo passo avanti verso l’apertura della convenzione per riformare i trattati. I punti più urgenti riguardano il superamento del diritto di veto e, più in generale, una riforma complessiva della governance europea. In questo modo, si dà forza al Report Draghi sulla competitività. Colloquio con Brando Benifei

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