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La prossima settimana, a Parigi Le Bourget, aprirà i battenti la 55sima edizione del Salone Aerospaziale Internazionale dell’Aeronautica e dello Spazio, con cadenza biennale e alternato a quello inglese di Farnborough. È il più grande evento atteso e partecipato dalle migliaia di operatori del comparto e dai governi, sia come vetrina sia per fare il punto sulla situazione del mercato, le sue dinamiche e l’innovazione, gli annunci di alleanze e di nuovi contratti.

Sulle loro orme si sono affermati numerosi saloni, anche specializzati come ad esempio l’ala rotante o la business aviation, da Dubai a Mosca, da Singapore a Langkawi, da Anaheim a Cannes a Berlino, organizzati da Paesi entrati nei mercati internazionali con le proprie capacità industriali e tecnologiche. 

L’Italia è attivamente e ampiamente presente in questi consessi internazionali, mentre ben lontano nel tempo e nella dimensione rispetto a Bourget/Farnborough fu il salone aeronautico di Torino Caselle nel 1964 – 1968 con cadenza biennale, volto a promuovere la crescita del comparto aerospaziale guidato da Fiat. 

Oggi con l’affermarsi di ecosistemi, numerose piccole imprese e startup, il format è cambiato con un fervore di iniziative, workshops, conventions, matchmaking tra imprese, incontri formativi dedicati, organizzati anche in Italia e nell’Ue da imprese, centri di ricerca, università, regioni, distretti, aerospace clusters.  

Le Bourget è l’occasione per misurare lo stato delle relazioni e delle tensioni internazionali, le tendenze e le dinamiche dei mercati e degli avanzamenti tecnologici. Quest’anno il Salone ha luogo in un contesto deteriorato e incerto, che convive con una domanda internazionale sia civile sia militare in crescita tendenziale. 

Rispetto all’edizione 2023 del Salone, quando il contesto internazionale era relativamente stabile e il dibattito verteva su innovazione e IA, in particolare nei sistemi spaziali, sostenibilità e urban mobility, e sull’ambiente. 

Oggi il quadro è radicalmente cambiato e incerto con la crisi della globalizzazione e l’emergere della competizione tra potenze. Per l’aerospazio, i temi dominanti sono l’impatto delle tariffe doganali circa l’espansione e la modernizzazione delle flotte, l’integrazione dell’innovazione nelle capacità militari, l’emergere dei droni come moltiplicatori di capacità che rappresentano il nuovo paradigma di difesa.

I fatti chiave che riassumono il quadro d’insieme risultano essere: la domanda nell’aerospazio, a livelli molto elevati sia nel settore civile sia in quello militare, i portafogli di ordini delle imprese, che coprono molti anni di lavoro (11-13 per l’aeronautica civile), le prospettive di crescita della domanda nel lungo termine sono confermate, sono stati lanciati programmi per velivoli di sesta generazione come Gcap e F47, mentre lo Scaf potrebbe restare francese al 100%, vengono posposte decisioni per il lancio da parte di Boeing e Airbus di un nuovo velivolo commerciale mono corridoio nonché di propulsori di nuova generazione. 

Tuttavia, emergono segnali di cautela in quanto la capacità produttiva è inferiore alla crescente domanda sia civile che militare, gli attuali ordini di velivoli commerciali non potranno essere evasi prima della prossima decade, le difficoltà della supply chain. La pressione per soddisfare le tempistiche di consegna implica che i produttori devono affrontare una molteplicità di difficili questioni per sostenere le cadenze e aumentare la capacità produttiva, migliorare l’efficacia e la produttività. 

Tra le notorie criticità dell’ecosistema ci sono la persistente fragilità della catena globale di forniture di migliaia di piccole e medie imprese, i rischi e i costi (capital investment) per finanziare sia il ramp up industriale sia l’introduzione di nuove soluzioni innovative, la garanzia circa la disponibilità di materie prime e critiche, i costi di formazione del personale specializzato oggi carente.

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Di Fabrizio Braghini

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