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Sembrerebbe che cinque giorni di intense trattative siano bastati a far raggiungere l’accordo per porre fine ad una crisi istituzionale che va avanti da 18 mesi.
Entro 24 ore il comandante del’esercito Michel Suleiman sarà eletto Presidente della Repubblica libanese. “Non ci sono né vincitori né vinti” ha esordito il segretario della Lega araba Amr Mussa. La decisione, infatti, è frutto di un accordo tra maggioranza e opposizione.
Il Presidente della Repubblica avrà come primo compito quello di avviare le consultazioni per la formazione di un governo di unità nazionale. Hezbollah godrà, all’interno di questa nuova formazione, del potere di veto. Le elezioni, già rinviate più volte, sono previste per la prossima primavera 2009.
Il premier del Qatar, Hamad bin Jassem al Thani, ha condotto la difficile mediazione sin dall’inizio. A suo giudizio, subito dopo l’elezione del presidente e la formazione del governo “saranno inoltre avviati negoziati con la partecipazione della Lega Araba sul consolidamento dell´autorità dello Stato su tutto il territorio libanese e le sue relazioni con varie organizzazioni in Libano”.
Dunque, un’apertura al movimento sciita Hezbollah a cui è stato, tuttavia, fatto “divieto di ricorso alle armi o alla violenza per ottenere risultati politici”; ma anche una rivendicazione del monopolio dello Stato sulla sicurezza e l´attività militare.

L’annuncio del raggiungimento di questo accordo ha portato con sé anche riflessi positivi immediati. Nabih Berri, presidente del Parlamento e leader sciita, ha annunciato che il sit-in, che stazionava da 18 mesi di fronte alla sede del governo di Beirut, è terminato. Mentre Fuad Siniora ha definito l’accordo “un grande risultato”, il leader della maggioranza parlamentare Saad Hariri ha dichiarato: “Abbiamo girato pagina, per iniziare a curare le profonde ferite”.

Spiragli di luce in Libano

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