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Gli economisti americani usano dire che anche un gatto morto rimbalza. E se non è vero, almeno infonde speranza.
È sempre interessante leggere l’interpretazione di quanto muove i mercati finanziari e della crisi internazionale che ne è derivata. Soprattutto se a darne una propria lettura è Carlo De Benedetti.
Sulla prima pagina del quotidiano Il Sole 24 Ore oggi appare l’analisi di De Benedetti circa l’utile ma limitato “salvagente” della Federal Reserve. La negazione, la speranza ed il panico: sarebbero questi – a suo giudizio – i tre momenti percorribili durante una crisi dalle proporzioni talmente vaste, come quella che ha travolto il gigante americano.
Se in prima istanza, un mese fa, era stata proprio la Fed a negare “il problema”, sottovalutando le stime dello tsunami finanziario, grazie al presidente Bernanke oggi – di fronte all’impossibilità di negare l’evidenza – si sta cercando di infondere ancora una volta la speranza. Nei giorni scorsi, infatti, come De Benedetti spiega nel suo odierno editoriale, la Federal Reserve ha sostenuto il rischio dell’intervento di J.P. Morgan su Bear Stearns.
L’invito dell’imprenditore, tuttavia, sembra quasi un richiamo alla cautela. La sua profonda conoscenza della materia lo spinge ad auspicare che dopo essere passati dalla negazione della crisi alla speranza, non si passi dalla speranza al panico. E il rischio – sostiene De Benedetti – c’è. Eccome.
La serenità originata da quel “salvagente” che la Fed ha lanciato alla Bear Stearns, non lasciandola annegare tra le agitate e oscure acque dell’alta finanza, ha lanciato un incontrovertibile messaggio anche agli investitori: una rete di protezione c’è. Ma, soprattutto, contro il rischio di una rete di cui le maglie potrebbero allargarsi. Di qui, il passo verso il panico è assai breve: ancora incombe, e in modo estremamente forte, il problema della caduta dei prezzi immobiliari. In ogni caso, secondo l’imprenditore, le due operazioni possibili – e poco attraenti – per la Fed saranno: o il ritorno all’inflazione attraverso l’aumento della moneta stampata; o la nazionalizzazione della massa dei mutui ad un prezzo inferiore al suo valore.
La speranza, dunque, rimarrebbe appesa ad un filo: è il legame con lo Stato. Leggendo le parole di Carlo De Benedetti nasce una curiosità: chissà se tra coloro che oggi hanno apprezzato questo editoriale spunta anche il nome di Giulio Tremonti.

La speranza, una scommessa rischiosa

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La speranza, scommessa rischiosa

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