Skip to main content

A dieci mesi dalla morte di Mahsa Amini, l’attenzione mediatica iniziale è andata via via scemando in tutti i Paesi occidentali. Nulla è cambiato nell’atteggiamento del regime iraniano nei confronti delle donne e, più in generale, dei diritti e delle libertà personali. I media europei, e quelli italiani non fanno eccezione, concedono sempre meno spazio alle proteste, che ancora oggi mobilitano migliaia di persone in tutte le città iraniane. Nessuno si scandalizza più per le condanne a morte quasi quotidiane. Crediamo che tenere alta l’attenzione mediatica sia il modo migliore per incoraggiare i governi occidentali ad affrontare seriamente, e fino in fondo, la questione iraniana e far sentire al regime degli Ayatollah il peso della pressione internazionale.

L’appello ai giornalisti italiani, dunque, è: non abbassate la guardia, continuare a raccontare quotidianamente quel che accade nelle piazze e nelle strade dell’Iran, dove proseguono le violenze, gli arresti e i tentativi di reprimere le rivolte con ogni mezzo. Le donne non sono sole in questa protesta, al loro fianco ci sono gli uomini iraniani mobilitati in difesa dei diritti naturali della persona. La nostra vicinanza va al popolo iraniano e alla sua millenaria cultura, oppressi da un regime sempre più solipsistico e privo di consenso reale. Auspichiamo che i governi occidentali, e quelli europei in modo particolare, privilegino la difesa dei principi liberali rispetto ai pur legittimi interessi economici nazionali. L’opposizione al regime iraniano è frammentata. L’impressione è che le varie anime della diaspora impieghino buona parte delle proprie energie, e del proprio tempo, a delegittimarsi tra loro piuttosto che a combattere il comune nemico: il regime degli Ayatollah. Tutto questo non aiuta la causa del popolo iraniano.

Verrà il momento in cui le differenze potranno e – anzi – dovranno emergere, ma questo è il momento dell’unione. La mancata coesione delle opposizione è un regalo al regime, che sfrutta abilmente queste divisioni – come ha fatto nelle precedenti proteste – creando una falsa narrazione secondo cui alcune delle rivolte sarebbero di natura “separatista”. Il nostro appello è rivolto a tutte le organizzazioni democratiche della diaspora iraniana e ciascun governo occidentale: mettete da parte quel che vi divide e unitevi, in nome degli ideali liberaldemocratici, contro il nemico comune.

Andrea Cangini, Segretario generale Fondazione Luigi Einaudi

Melissa Amirkhizy, European Liberal Forum

Catharina Rinzema, MEP Volkspartij voor Vrijheid/Renew Europe

Andrea Orsini, Forza Italia.

Paolo Formentini, Lega

Lia Quartapelle, Partito Democratico

Alberto Pagani, Docente Università di Bologna

Sandro Gozi, MEP Renew Europe

Antonio Stango, Italian Federation for Human Rights

Elisabetta Zamparutti, former MP Nessuno tocchi Caino

Renata Gravina, Researcher Sapienza, Fondazione Luigi Einaudi

Non abbassiamo la guardia sull'Iran. L'appello della Fondazione Luigi Einaudi e dell'Elf

Un appello ai media italiani affinché mantengano alta l’attenzione sull’Iran, la vicinanza al popolo iraniano che si oppone al regime teocratico e militare e un richiamo alle diverse forze della diaspora iraniana affinché superino le rispettive diffidenze e si uniscano contro l’avversario comune rappresentato dal regime. Sono i tre punti emersi nel dibattito, organizzato dalla Fondazione Luigi Einaudi in collaborazione con European Liberal Forum, che si è concluso con la condivisione del documento

Un italiano fermato a Mosca. È diplomazia degli ostaggi?

Giovanni Di Massa, manager dell’azienda energetica Iss international, è accusato di possesso di stupefacenti. Ecco chi è (dal suo profilo LinkedIn) e perché spesso la Russia utilizza i cittadini stranieri come pedine di scambio

Netanyahu andrà da Xi per irritare Biden?

La Cina invita Netanyahu a Pechino. Xi Jinping continua a lavorare in Medio Oriente, il premier israeliano fa trapelare la notizia anche per fare leva su Washington

Quota 41 e flessibilità, cosa cambia con la riforma delle pensioni. Parla Durigon

Il sottosegretario al Lavoro spiega, dopo il confronto con le parti sociali e datoriali, i benefici che si avrebbero a seguito dell’introduzione di Quota 41. Una misura, sottolinea a Formiche.net, che non solo agevolerebbe le piccole imprese, ma sarebbe più adeguata alle esigenze di un mercato del lavoro in profondo cambiamento

La fair contribution, utile a correggere (alcune) distorsioni. Scrive Basso (WindTre)

Di Roberto Basso

Nelle ultime settimane è tornato di grande attualità il tema dell’equo contributo, cioè la richiesta da parte delle telco che gli operatori che ne beneficiano, in particolare le piattaforme di grandi dimensioni, contribuiscano agli investimenti necessari alla realizzazione delle reti di nuova generazione. Il contributo al dibattito lanciato da Formiche.net di Roberto Basso, Director External Affairs and Sustainability, Wind Tre

Chi è Vaghelis Marinakis, il berlusconiano greco interessato al Monza calcio

Vicinissimo al premier greco, è proprietario della squadra greca dell’Olympiacos. Ma soprattutto è socio dell’ex segretario al commercio Usa, Wilbur Ross: hanno fondato la terza più grossa compagnia al mondo di navi gasiere dimostrando di aver previsto con netto anticipo il nuovo business legato al trasporto del gnl

Ci sono tracce del gruppo Wagner in Venezuela. E Maduro...

Il leader del regime venezuelano si schiera a favore dell’amico Vladimir Putin. Ma da anni l’organizzazione guidata da Yevgueni Prigozhin è presente nel Paese sudamericano. Secondo Kyiv ci sono almeno 2000 agenti. Gli interessi minerali e il ruolo della Turchia e dei Paesi arabi

Il crepuscolo degli dei? La Russia vista da Dumoulin

I fatti dello scorso week-end hanno aperto una crepa insanabile nello status quo del regime putiniano. E anche la compagnia guidata da Prigozhin potrebbe essere arrivata al crepuscolo. L’opinione dell’analista Ecfr

Parte la Davos estiva. La Cina contro il de-risking e con i sauditi

Il premier cinese Li Qiang inaugura la Davos estiva, ospitata a Tianjin. Messaggio contro il de-resking occidentale, molto ascoltato dalla folta delegazione saudita

Mai più Svb. La riforma bancaria dem che piace ai repubblicani

A quasi quattro mesi dal crack delle banche di territorio americane, il partito di Biden lavora a una riforma, sull’onda di un’emotività che ricorda il 2008. Bisogna garantire e proteggere tutti i depositi, a prescindere dalla loro consistenza. E per i repubblicani, si può fare

×

Iscriviti alla newsletter