Skip to main content
Quando l’anima politica dell’Ue vacilla, si trova conforto nei successi economici capitanati dal mercato unico. La libera circolazione dei beni e delle persone tra i 27 Stati necessita tuttavia di una infrastruttura adeguata. Nascono le reti transeuropee di trasporto (note con l’acronimo inglese Ten-T) ovvero trenta progetti prioritari finanziati parzialmente con risorse Ue.
Il territorio italiano è interessato da quattro progetti: l’aeroporto di Malpensa, l’asse ferroviario Berlino-Palermo, quello tra Lione e il confine ucraino e quello tra Genova e Anversa. Se Malpensa è stato completato nel 2001, gli assi ferroviari scontano costi e problemi di governance maggiori.
Ma tutta l’Europa è costellata da pezzi completi e altri incompleti. Più che a una rete, oggi siamo di fronte ad una sommatoria di istanze e progetti nazionali figlia di una distribuzione per trovare il consenso di ogni Paese membro.
La rete Ten-T, oltre a favorire il funzionamento del mercato, dovrebbe fornire un riferimento geografico per altre politiche (es. coesione e agricoltura), conseguire un’efficace integrazione modale favorendo una crescita sostenibile, realizzare una rete per la geopolitica dell’Ue.
 
L’importanza di realizzare una rete coerente ha portato la Commissione a lanciare un processo di revisione che si chiuderà con la presentazione, nella prima metà del 2011, delle nuove Ten-T: un’estesa rete globale sulla quale verrà individuata una rete prioritaria. L’Ue contribuirà alla realizzazione della sola rete prioritaria, quella che garantirà collegamenti efficienti tra le 27 capitali e i principali nodi di traffico (come porti e aeroporti principali). Il resto della rete globale sarà responsabilità, soprattutto finanziaria, di ciascuno Stato membro.
In virtù del principio di sussidiarietà, la Commissione dovrà proporre una rete prioritaria disegnata con una coerenza complessiva e in funzione di previsioni di mobilità futura (questo potrebbe, anzi dovrebbe, non accontentare tutti i Paesi). Per lo stesso principio, i soggetti locali vanno coinvolti sulla localizzazione delle opere, in una logica di affinamento del “come” (e non del “se”, definito a livello Ue).
Anche se la rete prioritaria sarà più limitata rispetto agli attuali trenta progetti Ten-T, rimane aperto il problema del finanziamento per il quale non si può prescindere da due indicazioni:
1) Spostare il finanziamento delle opere dal contribuente all’utente. Se oggi il finanziamento delle infrastrutture di trasporto avviene principalmente tramite la fiscalità generale, bisogna introdurre meccanismi di mercato facendo pagare gli utenti anche per le esternalità negative generate, sul modello dell’eurovignette (il trasporto stradale rimane preponderante per le merci, soprattutto in Italia).
2) Rimuovere dal patto di stabilità e crescita la spesa per la rete prioritaria Ten-T. Se i governi nazionali sono chiamati a contribuire per la realizzazione di un’opera di rilievo Ue, è auspicabile introdurre una golden rule ben circostanziata sulle spese da esentare dal computo del deficit pubblico monitorato secondo le regole dell’Unione economica e monetaria.

Vicini e con Ten-T

Quando l’anima politica dell’Ue vacilla, si trova conforto nei successi economici capitanati dal mercato unico. La libera circolazione dei beni e delle persone tra i 27 Stati necessita tuttavia di una infrastruttura adeguata. Nascono le reti transeuropee di trasporto (note con l’acronimo inglese Ten-T) ovvero trenta progetti prioritari finanziati parzialmente con risorse Ue. Il territorio italiano è interessato da quattro…

Snapshots di marzo 2011

"Non possiamo più vivere la casa come il nostro tempio di rappresentatività, ma dobbiamo far vivere essa per noi. Ecologia, psicologia, ergonomia guidano questo cambiamento, lo spazio è dinamico... In esso è entrata la quarta dimensione, quella temporale. In sintesi l’arredamento sparirà... L’habitat sarà dappertutto". Joe Colombo (Milano 1930-1971) Nei primi anni Cinquanta entra nel gruppo di pittura nucleare con…

Schermaglie di marzo 2011

«Se sei costretto a spegnere Internet nel tuo Paese è segno che il tuo regime non è più legittimo e anche che sei in un brutto guaio». La paradossale affermazione apriva un recente articolo del prestigioso mensile americano Dissent, dedicato alla crisi egiziana. La battuta allude alla decisione del regime di Mubarak di bloccare Facebook ed altri social network su…

Visioni di marzo 2011

In viaggio Sondrio, Palazzo Sertoli fino al 30 aprile In occasione dei festeggiamenti per il centenario della ferrovia del Bernina, e del suo inserimento nella lista World Heritage dell’Unesco, la Fondazione gruppo credito valtellinese ha deciso di dedicare ai percorsi ferroviari transalpini un’ampia mostra ospitata presso la consueta sede espositiva di Palazzo Sertoli a Sondrio, e nella Casa Quadrio Curzio…

Fiori di carta di marzo 2011

Chi è Mario? Si interroga la moglie proprio prima di tirarsi dietro la porta di casa e lasciare il marito. La madre di lui aveva appena telefonato per lasciar detto che Mario era morto, e lei, che aveva già deciso di andarsene, aveva avuto un’improvvisa curiosità. In realtà, della voglia di Sara di conoscere la storia di Mario poco importa…

Inchiostri di marzo 2011

Carlo Jean e Paolo Savona, Intelligence economica Rubbettino, pp. 151, euro 14 Il saggio conferma la centralità nel dibattito attuale della geopolitica e geostrategia economica. Due noti esperti (non a caso, un economista ed uno stratega militare) ci dicono che alla base della piramide strategica sempre più troveremo un sistema di relazioni Stato-mercato-imprese, con antenne capaci di sondare e presidiare…

Una diffusa miopia

Dateci un po’ di futuro per favore... è questa la richiesta che nel nostro Paese si sta innalzando verso i leader della cosa pubblica. Siamo pieni di attualità, di aggiornamenti su ogni più piccolo accadimento, siamo anche saturi del passato che torna con le sue conseguenze sul presente. A mancarci invece è il futuro. Non il domani o il momento…

Il ritmo contenuto della rivoluzione

La rinuncia di Mubarak è uno sviluppo significativo ma non decisivo nella politica egiziana. Segna la fine della prima fase della rivoluzione ma è soltanto la fine dell’inizio del futuro dell’Egitto. Gli egiziani hanno bisogno di tempo per costruire una società civile e aprire un sistema politico praticamente chiuso per decenni. Un governo ibrido, che includa elementi militari e civili,…

×

Iscriviti alla newsletter