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La spirale inflazionistica ha un riflesso indiretto molto interessante: tra l’agosto 2021 e la fine del 2022 lo spreco alimentare, nel mondo, si è fortemente ridimensionato. Nel nostro Paese, ad esempio, c’è stata una contrazione di spreco alimentare che è passata, su base settimanale, da 750 grammi a 640 grammi di cibo. Negli Stati Uniti lo spreco è passato da 1,4 a 1,3 chili a settimana per ogni persona, mentre in Germania si è passati da 1,1 chili a 900 grammi.

Sono questi solo alcuni dei dati emersi da uno degli ultimi studi realizzati dal Waste Watcher International Observatory in collaborazione con Ipsos. I risultati di questo studio sono stati poi raccolti nel libro “Lo spreco alimentare in Italia e nel mondo. Quanto, cosa e perché” (Castelvecchi) che vede come co-autore il direttore scientifico di Ipsos Italia, Enzo Risso.

Lo studio è stato condotto in diversi Paesi del mondo: dall’Italia agli Stati Uniti, passando per la Germania e la Spagna, finendo con la Francia, a Gran Bretagna e il Sud Africa. In ognuno dei paesi è stato sondato un campione di mille persone.

Gli alimenti

Quali sono gli alimenti che si sprecano in misura maggiore? A leggere lo studio, emergono alcune differenze in base ai Paesi coinvolti dalla ricerca. In Italia, ad esempio, gli alimenti che si sprecano in misura maggiore sono: frutta fresca, l’insalata, il pane e i tuberi. Negli Usa, il genere alimentare che viene sprecato di più è il pane. Seguono la frutta, l’insalata, il latte e gli yogurt. Se si guarda la Francia: si spreca la frutta fresca, il pane, le insalate e gli affettati. In Giappone si gettano via principalmente le verdure, i tuberi, salumi e cibi pronti.

I motivi dello spreco

Sono tre le principali motivazioni per le quali le persone gettano via il cibo. Nel nostro Paese, nel quale come detto si sprecano principalmente frutta e verdura, la ragione principale dello spreco secondo gli intervistati è che il più delle volte al momento dell’acquisto i prodotti sono già “vecchi” e dunque deperiscono in fretta. Il secondo motivo è di carattere mnemonico: i consumatori si dimenticano la scadenza dei prodotti. Da ultimo, da parte dei consumatori si registra la tendenza ad acquistare più prodotti rispetto a quelli che in effetti vengono consumati.

Tendenza alla parsimonia

La complessiva contrazione dello spreco alimentare è, come ribadito in premessa, uno dei riflessi dell’innalzamento dell’inflazione. “Il problema dell’inflazione – spiega Risso a Formiche.net – è molto sentito dalla popolazione in alcuni Paesi. Basti pensare che, il 52% dei francesi e degli americani si dice fortemente preoccupato dalla spirale inflattiva. Come reazione a questo timore, c’è anche la riduzione dello spreco alimentare che intreccia due piani. Il piano del consumo e dunque del dispendio di denaro e il piano etico. Diminuire lo spreco degli alimenti è una delle componenti che caratterizzano la tendenza alla parsimonia”.

Preoccupati dall'inflazione, i consumatori sprecano meno cibo. I dati di Ipsos

Si alza l’inflazione, diminuisce lo spreco. Globalmente i risultati sono incoraggianti e si assiste a una contrazione del fenomeno tra Italia, Stati Uniti, Gran Bretagna e Sud Africa. Tra i generi alimentari maggiormente sprecati figurano il pane, la frutta fresca e i salumi. La ricerca e lo studio realizzati dal Waste Watcher International Observatory assieme a Ipsos

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