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La nuova Strategia di sicurezza nazionale pubblicata dal governo tedesco va letta in controluce. Ciò che è più interessante, infatti, è quel che manca.

Nelle oltre 70 pagine del documento – intitolato, in inglese, “Integrated Security for Germany” con gli aggettivi “robust”, “resilient” e “sustainable” – non compare la parola Taiwan, cioè quello che è probabilmente la più grande sfida alla sicurezza negli anni futuri. Non viene trattato il rafforzamento delle relazioni tra Cina e Russia, siglato dai leader Xi Jinping e Vladimir Putin a febbraio 2022, pochi giorni prima dell’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. Per la Cina viene ribadita la definizione dell’Unione europea: partner (negoziale), competitor (economico) e rivale sistemico. La Russia, invece, è definita come “attualmente la più grande minaccia alla pace e alla sicurezza dell’area euro-atlantica”.

Ma nel documento si legge anche che “alcuni Paesi stanno cercando di rimodellare l’attuale ordine internazionale”. Inoltre, si segnala che gli elementi di rivalità e competizione sono aumentati negli ultimi anni. La Cina, in particolare, mettere sempre più sotto pressione la stabilità regionale e la sicurezza internazionale, calpesta i diritti umani e fa un uso deliberato del suo potere economico per raggiungere obiettivi politici, scrive il governo tedesco.

L’approccio indicato dal cancelliere Olaf Scholz e dalla ministra degli Esteri Annalena Baerbock verso la Cina sembra segnato dal pragmatismo, secondo Moritz Rudolf, ricercatore della Yale Law School: retorica più dura; maggiore attenzione alla dimensione sistemica e di sicurezza delle relazioni bilaterali; disponibilità a cooperare su questioni globali fondamentali. Durante la presentazione, il cancelliere ha ribadito la volontà di procedere a un derisking piuttosto che a un decoupling.

I prossimi due mesi saranno un test per Berlino. Sarà in grado di mantenere la sua postura alla luce delle tensioni tra Stati Uniti e Cina? Sarà in grado di promuovere questo approccio all’interno dell’Unione europea dove ci sono alcuni Paesi (soprattutto a Est) e la Commissione europea favorevoli a una linea più dura mentre altri (come Francia, Italia e Paesi Bassi) che auspicano una linea più pragmatica? I primi passaggi cruciali saranno la missione di Antony Blinken, segretario di Stato americano, a Pechino per incontrare l’omologo Qin Gang e forse il leader Xi Jinping, le consultazioni governative Germania-Cina e l’incontro Ue-Cina. Inoltre, a luglio il governo tedesco potrebbe pubblicare l’atteso documento strategico sulla Cina.

“Il documento”, spiega a Formiche.net Michelangelo Freyrie dell’Istituto affari internazionali, “punta in particolare a raccogliere una giungla di documenti strategici, white paper e linee guida ministeriali e creare un’analisi a 360 gradi, che permetta di introdurre un concetto di sicurezza integrata che tocchi anche aspetti umani, civili e ambientali e di agire come sistema-Paese, coinvolgendo anche i Länder e la società in senso lato”. Sono, aggiunge, “le fondamenta sulle quali verranno poi costruite strategie settoriali (per lo spazio e per i rapporti con la Cina, per esempio) alla luce degli obiettivi individuati dalla strategia. Ciò spiega anche la mancanza di dettaglio”. In particolare, però “manca un fil rouge che permetta di capire quale dei problemi individuati abbia la precedenza e affrontare eventuali dilemmi politici (per esempio fra spesa militare, protezione dell’ambiente e welfare), dato che non sono neanche previste modifiche ai bilanci pubblici. Il documento ci dice quali sono gli interessi tedeschi e come Berlino vede il mondo, ma non ne fornisce necessariamente la scala di priorità, come era forse inevitabile in una coalizione di governo così eterogenea”, conclude.

Il documento sembra segnare una certa distanza dalla lunga era di Angela Merkel, per 16 anni alla guida del governo tedesco. La pandemia Covid-19 e l’invasione russa dell’Ucraina “hanno dimostrato che le dipendenze economiche in aree critiche possono trasformarsi rapidamente in rischi significativi per la sicurezza”, riconosce il governo tedesco che ben conosce il problema, vista la passata dipendenza energetica da Mosca. “Ciò è particolarmente vero”, si legge, “per quanto riguarda beni come i semiconduttori e i prodotti medici, nonché le materie prime critiche nelle nostre catene del valore industriali, ma vale anche per la ricerca di nuove fonti energetiche e la transizione verso le energie rinnovabili”.

In questo contesto si inseriscono alcuni accordi come il Piano d’azione italo-tedesco che dovrebbe essere siglato entro fine anno in occasione di un vertice intergovernativo in Germania. “Compito dei nostri governi è quello di essere pronti a cogliere le mutate tendenze globali e continuare ad assistere al meglio le nostre imprese in questo rinnovato scenario, anche per prepararle ad affrontare una concorrenza che sarà molto ‘assertiva’”, ha dichiarato Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy, nel messaggio inviato al Forum economico italo-tedesco organizzato dalla Camera di commercio italo-germanica.

Cosa (non) c’è nel nuovo documento strategico della Germania

Il governo ha pubblicato l’attesa Strategia di sicurezza nazionale. Mancano riferimenti a Taiwan e alla partnership sempre più forte tra Cina e Russia. Freyrie (Iai): “Ci dice quali sono gli interessi tedeschi ma non ne fornisce la scala di priorità”

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