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In una mossa pensata per segnalare il rafforzamento delle relazioni bilaterali, la Cina e l’Arabia Saudita hanno annunciato la loro seconda esercitazione navale congiunta in assoluto, prevista per questo mese. Stando a quanto annunciato dal ministero della Difesa di Pechino, le manovre, denominate “Blue Sword 2023”, si terranno nella provincia meridionale cinese di Guangdong in un giorno ancora non definito di ottobre.

L’addestramento congiunto si concentrerà principalmente sulle operazioni di antiterrorismo marittimo e anti-pirateria, con attività che comprendono tattiche da cecchino, gestione di abbordaggi, atterraggi di elicotteri e missioni di salvataggio, ha spiegato il portavoce della Difesa cinese durante un briefing con la stampa.

Le esercitazioni navali congiunte si terranno nelle acque davanti alla città cinese meridionale di Zhanjiang, che si affaccia sul Mar Cinese Meridionale, bacino all’interno del quale si muovono rivendicazioni geopolitiche cinesi quasi esistenziali, con tensioni che si sono particolarmente riaccese in queste settimane – tra cui esercitazioni occidentali e forme di coercizione cinese.

La Cina ha sottolineato che l’obiettivo primario di queste esercitazioni è quello di “approfondire la cooperazione pratica e amichevole tra i due eserciti e migliorare il livello di addestramento pratico delle truppe”. Le due nazioni avevano già condotto esercitazioni navali congiunte nel 2019, presso la base navale King Faisal di Jeddah, ma quelle attuali si inseriscono in una fase particolarmente frizzante nelle relazioni tra Riad e Pechino.

La fase di liaison Riad e Pechino

Gli attuali sviluppi si inseriscono nel contesto degli sforzi della Cina per rafforzare i legami con l’Arabia Saudita e svolgere un ruolo, anche politico, in Medio Oriente. Quest’anno, la Cina ha per esempio offerto la piattaforma diplomatica per mediare un accordo che ha visto gli storici rivali regionali, Riad e Teheran, accettare di ripristinare i legami diplomatici e riaprire le rispettive ambasciate.

L’Arabia Saudita è considerata dalla Cina un attore centrale, non solo per le questioni regionali, ma come sponda per interessi globali. Oltre che un partner commerciale strategico: secondo fonti informate sul mercato energetico, Riad ha già programmato di aumentare le forniture di greggio a Pechino nel 2024, nonostante i sauditi abbiano annunciato di estendere il taglio della produzione deciso all’Opec+ fino alla fine del 2023.

Tra i principali piani di sviluppo delle relazioni sino-saudite c’è infatti quello economico, con accordi preliminari di alto valore decisi come forma di implementazione dell’incontro tra il leader cinese Xi Jinping e il factotum del regno, l’erede Mohammed bin Salman. Tra questi, l’acquisizione da parte di Saudi Aramco di una quota di minoranza nell’unità petrolchimica del raffinatore cinese Jiangsu Eastern Shenghong, o gli accordi di cooperazione tra l’Arabia Saudita e le borse cinesi, e ancora la recente apertura di un cloud center di Huawei a Riad, ma anche importanti accordi per l’edilizia abitativa e l’acquisizione da parte di Aramco di una partecipazione del 10% nella cinese Rongsheng Petrochemical.

Durante la Conferenza d’affari arabo-cinese tenutasi nella capitale saudita a giugno ha fruttato oltre 10 miliardi di dollari in accordi. Ad agosto però un alto funzionario del governo cinese ha partecipato alla conferenza di dialogo sull’Ucraina ospitata a Jeddah, momento in cui le relazioni hanno toccato temi di carattere più politico e di livello globale.

Le esercitazioni di Zhanjiang diventano ancora più interessanti secondo questo quadro, perché dimostrano che la Cina può anche essere un security provider nel Golfo. Ossia può riempire lo spazio che la differenzia dagli Stati Uniti, che sono l’attore nevralgico di tutta la difesa regionale. Va però sottolineato che si tratta di manovre più che altro dal valore simbolico, perché la presenza e l’impegno americano in tutto il Medio Oriente non è affatto paragonabile a quello cinese.

Il confronto Washington-Pechino attorno a Riad

Queste manovre dimostrano ancora una volta come Riad sia disposta a muoversi secondo il filone del multi-allineamento. Avvengono per esempio mentre il regno sta negoziando un accordo di difesa di ampio respiro con gli Stati Uniti; accordo che dovrebbe rientrare nell’ambito del processo di normalizzazione in corso con Israele. E però, gli americani hanno già in varie occasioni segnalato che un’eccessiva collaborazione con la Cina in termini di difesa e sicurezza (leggasi: intelligence) potrebbe creare problemi per l’alleanza con Washington.

In una questione correlata, per esempio, il gigante della difesa statunitense RTX avrebbe annullato un accordo con l’azienda di armi saudita Scopa Defense all’inizio di quest’anno a causa di timori sui rapporti commerciali di Scopa con entità cinesi e russe sottoposte a sanzioni, come riportato dal Wall Street Journal.

Con l’aumento dell’importanza del Medio Oriente nella politica estera cinese, l’attenzione si è spostata dal commercio e i grandi progetti infrastrutturali a partnership più incentrate sulla tecnologia. Ma Pechino sta percependo che c’è un’esigenza di carattere securitario da parte di quelle nazioni come l’Arabia Saudita, e si sta mostrando apparentemente disponibile. Non è chiaro quanto relazioni di tale genere possano approfondirsi, ma si inseriscono nella competizione tra potenze che si snoda anche in questo contesto regionale – visto anche la crescente centralità degli attori dell’area.

Pechino potrebbe non aver capacità, e tanto meno interesse (sulla base di un approccio politico storico), a replicare il ruolo degli Stati Uniti. Ma sa che inserendosi in certi dossier potrebbe complicare alcune attività americane. Il riflesso è a cascata: se gli americani dovessero ulteriormente stringere la cooperazione militare con i sauditi, allora potrebbero chiedere al regno di evitare eccessive esposizioni alla Cina, obliterando piani di collaborazione e progetti congiunti. Pechino vuole evitare questa situazione. Per Riad, il vantaggio è di essere corteggiata dai due giganti globali.

Così Pechino trascina Riad nel Mar Cinese

La Cina e l’Arabia Saudita stanno ampliando la cooperazione dal piano economico-commerciale, a quello tecnologico e in parte politico e militare. Pechino potrebbe non avere interesse e capacità di sostituire Washington come security provider regionale, ma si inserisce anche per interferire sulle attività americane

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