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Il governo Meloni ha ancora due settimane per decidere se e come utilizzare i poteri speciali (Golden power) su Pirelli, di cui il colosso statale cinese Sinochem è azionista di maggioranza con il 37,01 per cento (un altro 9,02 per cento è del fondo del governo cinese Silk Road Fund).

UNA SCELTA È CRUCIALE

La scelta è destinata a segnare i rapporti tra Italia e Cina per diverse ragioni: l’ingresso di Sinochem alla Bicocca era stato descritto come una sorta di progetto pilota; un intervento del governo potrebbe spianare la strada ad altri provvedimenti simili, per esempio per limitare la presenza di State Grid in Cdp Reti (oggi è al 35%); infine, la decisione si collega inevitabilmente a un altro dossier spinoso, quello del memorandum d’intesa sulla Via della Seta, con l’esecutivo presieduto da Giorgia Meloni chiamato entro l’anno a comunicare a Pechino un eventuale passo indietro, altrimenti a marzo scatterà automaticamente il rinnovo quinquennale.

LE PAROLE DEL MINISTRO URSO

“Annuncio solo quello che decidiamo, tanto più su un argomento come questo che riguarda la sicurezza nazionale”, ha dichiarato oggi Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy, da sempre convinto che la Cina possa essere per l’Italia un partner commerciale ma non strategico. L’utilizzo dei poteri speciali, ha continuato, “quasi sempre è stato prescrittivo, perché noi abbiamo una visione dello Stato che prescrive, che indica la strategia e le condizioni, lasciando la libertà poi agli attori di agire all’interno della strategia”.

LE AUDIZIONI A PALAZZO CHIGI

L’Ufficio “Golden power” a Palazzo Chigi, che cura il coordinamento e la gestione delle attività propedeutiche all’esercizio dei poteri speciali, è al lavoro con una serie di audizioni. Nel giorno (ieri) di quella di Marco Tronchetti Provera, che con l’Italia Camfin ha nelle sue mani il 14,10 per cento della società, il Financial Times ha rivelato il messaggio che il primo azionista italiano di Pirelli potrebbe aver portato ai tecnici della presidenza del Consiglio dei ministri: “I cinesi sono pericolosi e la Pirelli è a rischio”.

LA STRETTA DI XI JINPING

Dalle carte depositate e consultate dal Messaggero, emerge che il socio cinese è impegnato ad adottare le linee guida indicate dal leader e segretario del Partito comunista cinese, Xi Jinping, al 20° Congresso per aumentare il livello di controllo politico e la composizione dei quadri dirigenziali nelle partecipate. Sarebbe, inoltre, emersa l’intenzione di integrare i sistemi informatici delle controllate Pirelli in Cina con i sistemi di Sinochem per consentire la condivisione simultanea delle informazioni.

IL NUOVO APPROCCIO CINESE

Il nuovo atteggiamento e le nuove richieste dei soci cinesi potrebbero rendere sempre più deboli i patti siglati con Sinochem sul trasferimento tecnologico. Particolare attenzione è posta su Bari, dove il Digital solutions center lavora su software e algoritmi di machine learning e intelligenza artificiale per la realizzazione di nuovi prodotti e servizi digitali per il mondo dei pneumatici. Sul mercato è già disponibile un pacchetto di tecnologie “Elect” per le auto elettriche e ibride plug-in e un pneumatico, il Cyber Tyre, dotato di microchip e sensori che trasferiscono informazioni alla centralina della vettura e, grazie al 5G, parlano con le altre macchine gommate Pirelli dotate della stessa tecnologia.

GLI SCENARI SECONDO INTERMONTE

Lo scenario più probabile secondo analisti di Intermonte è l’adozione di misure che limitano l’influenza di Sinochem. “Pensiamo che la potenziale uscita, in tutto o in parte, sia un’opzione valida per il medio lungo-termine e che decisioni derivanti dalla procedura di Golden power particolarmente limitanti possano accelerare tale processo”, hanno spiegato. Quanto alle modalità dell’uscita, gli esperti ritengono “che la soluzione che prevederebbe l’assorbimento della quota in cessione entro la soglia d’Opa da parte di azionisti esistenti o nuovi soci, in ogni caso in accordo con Tronchetti Provera, sembra la più probabile”.

IL “CASO” STM-SANAN

È notizia di oggi che l’italo-francese STMicroelectronics – che soltanto a ottobre aveva ricevuto 292,5 milioni per uno stabilimento a Catania pensato per rafforzare l’autonomia strategica italiana ed europea sui chip – ha siglato un accordo con Sanan Optoelectronics, leader di mercato in semiconduttori compositi in Cina, per la creazione di una joint venture manifatturiera per dispositivi al carburo di silicio da 200 mm a Chongqing, in Cina. Il nuovo impianto dovrebbe iniziare la produzione nel quarto trimestre del 2025 e il completamento della costruzione è previsto per il 2028. L’importo per la realizzazione completa della joint-venture è di circa 3,2 miliardi di dollari, comprese le spese in conto capitale di circa 2,4 miliardi di dollari nel corso dei prossimi 5 anni, che saranno finanziate dai contributi di STMicroelectronics e Sanan, dal sostegno del governo cinese e da prestiti alla joint venture. Anche questa operazione dovrebbe passare sotto i controlli del Golden power.

Cina, Pirelli e Via della Seta. Tutti i dossier cruciali a Palazzo Chigi

Preoccupa la nuova postura di Sinochem, colosso statale impegnato sulle linee guida del leader Xi. Entro due settimane l’esecutivo è chiamato a decidere sulla Bicocca. Poi toccherà al memorandum d’intesa. Intanto, si apre il “caso” Stm-Sanan

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