Skip to main content

Nel centenario della nascita di Lorenzo Milani il Presidente Mattarella, in visita a Barbiana, lo descrive con queste efficaci parole: “Se il Vangelo era il fuoco che lo spingeva ad amare, la Costituzione era – mi permettano i Cardinali presenti – il suo vangelo laico”. Vangelo e Costituzione, è stato proprio così. E se lo si vuole celebrare degnamente sono questi cardini milaniani, cristiani e civili, che vanno ripresi. Vangelo e Costituzione, mediati da un educatore e da una scuola che non si risparmiano nel darsi agli altri.

Milani ha speso la sua vita per innalzare i suoi ragazzi dalla condizione di emarginazione alla piena consapevolezza di essere cittadini e cristiani, senza nessuna paura o sottomissione, diventando responsabili di tutti e solidali con tutti. Le sue parole: “Io non sono un sognatore sociale e politico: io sono un educatore di ragazzi vivi, e educo i miei ragazzi vivi a essere buoni figlioli, responsabili delle loro azioni, cittadini sovrani”. Con Vangelo e Costituzione. La vigilanza sulla politica, sul potere – vigilanza di cui ogni democrazia ha bisogno come l’aria – nasce dalla coscienza di “sentirsi responsabile di tutto” e di volere che il tutto cresca e si sviluppi nella libertà e nella giustizia. La vigilanza è propria di persone mature, che, oltre che con la partecipazione attiva, portano il loro contributo aiutando, con diversi mezzi, chi detiene un potere a svolgere correttamente il servizio affidatogli.

È un atteggiamento radicato nella coscienza, tanto da esprimere obiezioni quando si notano delle ingiustizie e “battersi perché sia cambiato ciò che è ingiusto. Ancora Milani: “‘I care’. È il motto intraducibile dei giovani americani migliori. ‘Me ne importa, mi sta a cuore’. È il contrario esatto del motto fascista ‘Me ne frego’. (…). In quanto alla loro vita di giovani sovrani domani, non posso dire ai miei giovani, che l’unico modo d’amare la legge è d’obbedirla. Posso solo dir loro che essi dovranno tenere in tale onore le leggi degli uomini da osservarle quando sono giuste (cioè quando sono la forza del debole). Quando invece vedranno che non sono giuste (cioè quando sanzionano il sopruso del forte) essi dovranno battersi perché siano cambiate”.

La vigilanza sul potere, per Milani, non è una moda o un rimedio dell’ultima ora di società e istituzioni degenerate; né tanto meno l’occupazione di coloro, che non sanno come passare il tempo o, per frustrazione personale, si interessano di chi comanda, non sempre scevri da invidie e pettegolezzi. Certamente si può esercitare vigilanza anche su base utilitaristica: ci interessiamo di chi ha potere, perché le sue decisioni ci riguardano, incidono sulla nostra esistenza. Come anche lo possiamo fare, in virtù del dovere di partecipazione alla vita comunitaria e di contributo alla sua crescita. Tuttavia, per quanto interessanti e portatrici di significato, ambedue le motivazioni, nei lunghi periodi, ci sembrano molto deboli. Non possono costituire una base solida, che permette di interessarsi di politica, specie quando non è direttamente coinvolto il futuro personale, oppure quando la vigilanza diventa una fatica e costa tempo, denaro e salute.

Il miglior fondamento del vigilare è, allora, ancora oggi, l’I care, il “mi interessa” del priore di Barbiana. Esso parte dalla convinzione che il potere è per il bene e ognuno deve esercitare la sua parte, perché non degeneri. E quando ciò succede bisogna attivarsi, perché si corregga e ritorni alla sua funzione propria. Si educa ad essere cittadini sempre ed è sciocco illudersi di uscire dalla crisi attuale senza educare. Educare la classe dirigente, educare piccoli e grandi, educare i cittadini stranieri che abitano con noi. Educare tutti.

Lorenzo Milani ci aiuta a parlare e a formare alla politica credenti aperti al mondo e a collaborare con tutti gli uomini e le donne che vogliono un mondo più bello, giusto, fraterno e pacifico. Per la sua bella e profonda testimonianza educativa, sociale, politica ed ecclesiale, Milani resta un compagno di strada, capace di illuminare ancora oggi i nostri incerti sentieri. E, per questo, gli siamo tanto grati. “Questa tecnica di amore costruttivo per la legge – scrive nella lettera ai Giudici – l’ho imparata insieme ai ragazzi mentre leggevamo il Critone, l’Apologia di Socrate, la vita del Signore nei quattro Vangeli, l’autobiografia di Gandhi, le lettere del pilota di Hiroshima. Vite di uomini che son venuti tragicamente in contrasto con l’ordinamento vigente al loro tempo non per scardinarlo, ma per renderlo migliore. L’ho applicata, nel mio piccolo, anche a tutta la mia vita di cristiano nei confronti delle leggi e delle autorità della Chiesa. Severamente ortodosso e disciplinato e nello stesso tempo appassionatamente attento al presente e  al futuro. Nessuno può accusarmi di eresia o di indisciplina. Nessuno d’aver fatto carriera. Ho 42 anni e sono parroco di 42 anime! Del resto ho già tirato su degli ammirevoli figlioli. Ottimi cittadini e ottimi cristiani. Nessuno di loro è venuto su anarchico. Nessuno è venuto su conformista. Informatevi su di loro. Essi testimoniano a mio favore”.

Milani cosi lontano da questa politica. Il commento di D'Ambrosio

Lorenzo Milani ci aiuta a parlare e a formare alla politica credenti aperti al mondo e a collaborare con tutti gli uomini e le donne che vogliono un mondo più bello, giusto, fraterno e pacifico. Per la sua testimonianza educativa, sociale, politica ed ecclesiale, resta un compagno di strada, capace di illuminare ancora oggi i nostri incerti sentieri

Ci siamo dimenticati del terrorismo? I dati del report ReAct

Terrorismo jihadista, suprematismo bianco, interconnessioni e interdipendenze. Il rapporto ReAct2023 racconta che gli attacchi continuano, anche se escono dal mainstream, spiega l’analista Bertolotti

Il problema della sanità è il suo governo, ma nessuno lo dice. Scrive Greco

Di Cesare Greco

Non sarà mai possibile alcuna riforma seria del Ssn, che lo riporti a quello che era lo spirito originario della riforma del ’78, se non si rivoluziona l’attuale forma di governo, togliendo alla politica locale la gestione di aziende sanitarie e aziende ospedaliere. L’intervento di Cesare Greco, già professore associato di Cardiologia Università “La Sapienza”, Roma

Brown al Pentagono. Così Biden manda un messaggio a Xi

Il presidente statunitense ha indicato il prossimo capo di stato maggiore della Difesa. Una scelta che “dimostra quanto seriamente l’amministrazione prenda l’intensificazione della competizione con la Cina”, spiega Starling

Puntare sull'Università farà bene all'Italia. Bonanni spiega perché

È questa una esigenza primaria per l’avvenire delle giovani generazioni, e dunque dell’Italia e del suo sviluppo. Il commento di Raffaele Bonanni

Batistuta, l’ultimo centravanti raccontato da Andrea Romano

La sua storia ci spiega quanto in verità abbiamo sempre frainteso il concetto di talento”, spiega l’autore del libro. “Non è necessariamente un dono naturale, può essere costruito, spesso mediate un’autodisciplina spietata. Per lui è stato così”

Il contributo dell'economia circolare al fabbisogno di materie prime dell'Italia

Il Position Paper, con il contributo di Iren e The European House – Ambrosetti, esplora le opportunità e i rischi della transizione green-tech per gli approvvigionamenti italiani. Il riciclo possibile soluzione, ma servono impianti. Serve inoltre stabilire le priorità industriali…

Kissinger-teorico delle relazioni internazionali. Il problema dell'ordine e la guerra in Ucraina

Nelle pluridecennali querelle in cui Kissinger si è trovato al centro, spesso e volentieri molto dello stupore manifestato sia dai suoi detrattori che dai suoi simpatizzanti deriva dal fatto che buona parte di essi si concentra sul “Kissinger-practitioner” delle relazioni internazionali, senza prestare la dovuta attenzione al “Kissinger-teorico” delle relazioni internazionali

La lezione di Adenauer a Kissinger sulla leadership. Scrive Funiciello

“Non facciamo confusione tra energia e forza!”, disse Adenauer al giovane Kissinger richiamandolo alla gravità della leadership forgiata dalle prove del tempo e dalle fatiche della storia. Una lezione che resterà impressa nel consigliere più famoso del Novecento e ancora oggi anima le sue più recenti meditazioni. L’intervento di Antonio Funiciello, head of identity management di Eni, già capo degli staff dei presidenti del Consiglio Mario Draghi e Paolo Gentiloni

Kissinger, Napolitano e quel visto per gli Usa. Scrive l’amb. Stefanini

Kissinger si vantava di essere stato il primo segretario di Stato a concedere il visto per gli Stati Uniti al dirigente del Pci Napolitano, il quale gli replicava: sì dopo che me lo avevi negato. Da allora, anni Settanta, molta acqua atlantica era passata sotto i ponti. Ma il rapporto si creò all’inizio. Il racconto di Stefano Stefanini, già rappresentante dell’Italia alla Nato e consigliere diplomatico del presidente della Repubblica

×

Iscriviti alla newsletter