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Che il Mar Mediterraneo fosse un ponte naturale tra Europa, Africa e Vicino Oriente ce lo hanno insegnato fin da bambini, quando abbiamo iniziato ad apprendere i primi elementi di geografia e di storia. Come scrive J.J. Norwich, “uno specchio d’acqua che sembra essere fatto apposta per diventare una culla di culture”. “Non c’è da meravigliarsi, allora, che il Mare di Mezzo non solo abbia allevato tre delle più stupefacenti civiltà dell’antichità e sia stato testimone delle nascita o della fioritura di tre delle nostre più grandi religioni, ma che abbia costituito la principale via di comunicazione nel mondo antico”. E anche oggi rappresenta uno snodo essenziale per il commercio globale se è vero, come è vero, che la sua importanza strategica e il suo valore geopolitico fa gola a potenze esterne, come Russia e Cina, che stanno cercando di intensificare la loro presenza nell’area.

Il riconoscimento della rilevanza economica e ambientale del Mare Nostrum nasce da lontano, da quando, nel 1975 fu redatto, nell’ambito dell’Unep, il Programma per l’Ambiente delle Nazioni Unite, il Piano d’Azione del Mediterraneo che si concretizzò con l’adozione della Convenzione di Barcellona l’anno seguente da parte di 21 Paesi e della Commissione Europea. Il cambiamento climatico, la protezione delle risorse marine e la gestione sostenibile delle attività economiche e sociali sono alla base della Strategia Mediterranea per lo Sviluppo Sostenibile in linea con l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Affrontare i problemi dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo significa gettare le basi per uno sviluppo omogeneo di benessere e realizzare livelli di produttività e coesione sociale.

Questi temi sono stati al centro di un incontro che si è svolto alla Stazione Marittima di Napoli, promosso da Globe Italia in collaborazione con la Marina Militare, durante la tappa del tour mondiale dell’Amerigo Vespucci.

Alcuni numeri innanzitutto: il valore economico globale degli oceani è stimato sopra i 24 trilioni di dollari, con un Pil marino annuale di circa 2 trilioni e mezzo, se si considerano pesca, turismo, trasporti e altri servizi. Oltre il 90% del commercio mondiale avviene per mare e chi controlla le “strozzature marittime” (chokepoint) esercita un’enorme influenza politica ed economica. (Gli attacchi degli Houti alle navi mercantili nello Stretto di Bab-el-Mendeb, all’ingresso sud del Mar Rosso, snodo cruciale dello scambio di merci tra Europa e Asia, hanno riportato in primo piano questo problema. Così come gli episodi di pirateria nello Stretto di Malacca, vicino a Singapore).

I mari sono, dunque, spazi strategici multidimensionali: chi li controlla, controlla risorse, flussi commerciali e influenza globale. In questo ambito il nostro Paese gioca un ruolo fondamentale nel Bacino del Mediterraneo, come dimostra proprio il tour di Nave Vespucci, una “vetrina globale dell’Italia e delle sue eccellenze: tecnologiche, culturali, storiche, economiche e di tutela ambientale”, come ha ricordato Matteo Favero, presidente di Globe Italia. “La sicurezza della regione del Mediterraneo è essenziale per il n ostro Paese e per l’intera area Euro-Africana. Questa regione può essere motore di un nuovo modello di sviluppo sostenibile e investire in questa trasformazione permetterebbe di rafforzare la sicurezza economica ed energetica della regione, creando nuove opportunità di lavoro e cooperazione tra i Paesi del Mediterraneo, per costruire un futuro di pace, stabilità e prosperità condivisa”.

Per il coordinamento e la definizione degli indirizzi strategici delle politiche del mare, è stato istituito, presso la presidenza del Consiglio, il Comitato interministeriale per le politiche del mare. Nel 2024 sono state disciplinate le funzioni di indirizzo e coordinamento del Governo per quanto riguarda le politiche del mare, attraverso “l’elaborazione di proposte e la gestione di progetti”, e “assicurando la presenza del Governo negli organismi nazionali, europei e internazionali competenti in materia di politiche del mare”. Gli indirizzi strategici del Piano del Mare riguardano la tutela ambientale del sistema marino; lo sviluppo del sistema portuale; la promozione del turismo marittimo; la transizione energetica e la sostenibilità.

“È essenziale la riflessione in corso su quali siano gli interessi nazionali e quali le strategie necessarie e utili per garantire al nostro Paese non solo la prosperità che deriva dal mare, ma anche la sicurezza dei confini marittimi e delle cosiddette autostrade del mare”. Lo ha sottolineato Giuseppe Moles, amministratore delegato Acquirente Unico. “Definire gli interessi nazionali significa tracciare una strategia marittima che coinvolga il mondo politico, economico, militare, industriale ma anche sociale e culturale. La posizione geografica privilegiata dell’Italia nel cuore del Mediterraneo, unito alla sua presenza nello scenario geopolitico globale e alla dinamicità del suo settore energetico, la proiettano verso un ruolo di naturale hub energetico per l’intera Europa”.

“Il ruolo di hub strategico per la transizione energetica dell’Africa e del Mediterraneo allargato che l’Italia sta consolidando da tempo”, gli ha fatto eco Chiara Braga, presidente del Gruppo Parlamentare Pd della Camera. “È un volano di cooperazione e di pace.  Un progetto di cooperazione con l’altra sponda del Mediterraneo, per costruire occasioni di crescita economica, di sicurezza e interscambio energetico e di sviluppo sostenibile. Oggi più che mai. Di fronte alle sfide che investono il Mediterraneo, crocevia di rotte commerciali, ma anche di scambi culturali ed economici, è importante che l’Italia valorizzi fino in fondo la sua posizione strategica e lavori su una visione di sviluppo sostenibile”.

Lo sviluppo sostenibile è un obiettivo mondiale ed evidenzia l’urgenza di un maggiore impegno per ridurre le disuguaglianze e sostenere lo sviluppo dei Paesi poveri. I Paesi del Mediterraneo allargato sanno di non poter continuare ad usare risorse senza una riduzione delle disparità tra nord e sud, senza prevedere riforme politiche specifiche. “Oggi la sostenibilità non è più solo una questione ambientale, ma una questione di sicurezza economica e di posizionamento strategico del nostro Paese nel contesto internazionale”, ha ricordato Fabio Costarella, vice direttore generale del Conai. “L’economia circolare, allora, diventa una leva di sviluppo industriale e territoriale. Il riciclo di milioni di tonnellate di imballaggi produce nuova materia prima, quindi meno discariche, meno CO2 e meno dipendenza da materie prime vergini. Le aree portuali, come Napoli, possono diventare snodi fondamentali per questa transizione, hub di innovazione ambientale: poli in cui raccogliere, riciclare e rigenerare materiali”.

Come qualcuno ha fatto notare, il Mediterraneo non è più solo il confine meridionale dell’Europa, ma sempre più un centro nevralgico per gli equilibri mondiali. Questa nuova condizione richiede una risposta strategica dell’Europa e dei Paesi che si affacciano sulla sua sponda nord che si devono far carico di ripensare il Mare Nostrum non solo come spazio geografico, ma come laboratorio di pratiche per un futuro sostenibile. Senza dimenticare le grandi crisi umanitarie e i costanti flussi migratori di cui è testimone.

“Il mare non è soltanto un elemento naturale, ma un dominio strategico che incide direttamente sulla vita di ogni giorno, sulla nostra sicurezza, sulla nostra economia e sul nostro futuro”. Così in chiusura dell’incontro il Sottosegretario alla Difesa Matteo Perego di Cremnago. “Il 90% del commercio mondiale viaggia via mare; il 99% del traffico dati digitali corre lungo cavi sottomarini; il trasporto marittimo è sei volte meno inquinante di quello su gomma e ogni euro investito nel mare ha un effetto moltiplicatore di 1,7 volte. Un ruolo chiave è affidato alla Marina Militare che opera quotidianamente per garantire la sicurezza delle rotte commerciali, la libertà di navigazione e la protezione delle infrastrutture sottomarine, all’interno del Mediterraneo allargato che si estende ormai all’Indo-Pacifico, dove si giocano equilibri fondamentali per la stabilità internazionale”.

Geostrategia e futuro sostenibile. Il Mar Mediterraneo al centro degli equilibri mondiali

Il cambiamento climatico, la protezione delle risorse marine e la gestione sostenibile delle attività economiche e sociali sono alla base della Strategia Mediterranea per lo Sviluppo Sostenibile in linea con l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Affrontare i problemi dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo significa gettare le basi per uno sviluppo omogeneo di benessere e realizzare livelli di produttività e coesione sociale. Ecco i temi al centro di un incontro che si è svolto alla Stazione Marittima di Napoli, promosso da Globe Italia in collaborazione con la Marina Militare, durante la tappa del tour mondiale dell’Amerigo Vespucci

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