Skip to main content

Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, è volata in India affiancata dal suo sherpa, l’ambasciatore Luca Ferrari, per scalare e partecipare al summit G20 che si terrà oggi e domani.

Anche se, al posto di India, sarebbe meglio dire “Bharat” dato che il premier (e padrone di casa) Narendra Modi ha deciso di utilizzare in occasione del summit l’antico nome del Paese, che compariva già in antichissime iscrizioni sanscrite e che dunque precede di gran lunga il nome “India” attribuito dai colonizzatori britannici. Ancora non si sa se tale decisione è preludio all’adozione permanente del nome “Bharat”, ma è chiaro che questa azione – dal valore puramente simbolico – si inserisce nelle politiche nazionaliste adottate dal governo Modi. E invia anche un messaggio all’esterno, in linea con il “riscatto” del gigante asiatico nell’ambito del cosiddetto Global South.

In altre parole, il summit G20 di Nuova Delhi sarà l’occasione per vedere una nuova puntata dello scontro in atto tra Occidente (rappresentato in particolare dagli Stati Uniti) ed economie emergenti, peraltro a poche settimane dal vertice dei Brics in Sudafrica di cui l’India fa ovviamente parte. Tuttavia, le aspettative di spettatori e addetti ai lavori rischiano di essere deluse dalle annunciate defezioni di alcuni leader la cui assenza potrebbe ridurre fortemente l’impatto di questo G20. Il presidente cinese Xi Jinping, infatti, non parteciperà (anche a causa di recenti dispute di confine con l’India) delegando al suo posto il primo ministro Li Qiang (figura prestigiosa ma certamente non autorevole quanto il “padre padrone” della Cina). Stesso discorso per il leader russo Vladimir Putin, che anche in questa occasione (come l’anno scorso in Indonesia) non si farà vedere inviando il suo ministro degli Esteri, Serge Lavrov. Il presidente Joe Biden, che ha rischiato di rimanere negli Stati Uniti a causa del Covid contratto dalla moglie Jill, si troverà insomma senza “avversari” al suo livello: così, se da un lato potrà ribadire con più forza i messaggi chiave degli Stati Uniti – soprattutto di condanna dell’aggressione russa nei confronti dell’Ucraina –, dall’altro lato si perderà un’occasione di confronto e dialogo al più alto livello tra Washington e Pechino.

Che cosa attendersi dunque da questo summit? Per l’India – o Barhat che dir si voglia – si tratta di una grande occasione di visibilità internazionale e per rilanciare le proprie ambizioni a livello economico e geopolitico. Dopo essere stata una sorta di “promessa mancata” non riuscendo a imitare l’impressionante percorso di sviluppo compiuto dalla Cina, Nuova Delhi – che è diventata da poco la prima potenza demografica mondiale – è chiamata a recuperare il terreno perduto e a proiettarsi come la più importante economia emergente (dando per scontato che Pechino sia ormai una superpotenza a tutti gli effetti). Per questo motivo, uno dei pochi risultati concreti che ci si potrà aspettare dovrebbe essere l’aggiunta dell’Unione africana come nuovo membro permanente del G20: un segnale di apertura e inclusione verso un continente ancora scarsamente coinvolto nelle dinamiche multilaterali e sotto-rappresentato (a oggi infatti l’unico membro africano del forum è il Sudafrica). Vedremo inoltre se andrà in porto il tentativo degli Stati Uniti di accrescere il ruolo della Banca mondiale come principale prestatore multilaterale ai Paesi in via di sviluppo: anche in questo caso si tratta di un conflitto tra la strategia occidentale, che vede nelle istituzioni di Bretton Woods la pietra angolare per aiutare le economie più povere, e quella orchestrata dalla Cina che mira ad accrescere il ruolo della Nuova Via della Seta e della finanza denominata in yuan per contrastare la supremazia del dollaro.

Che ruolo potrebbe giocare l’Italia? Per Meloni si tratta del secondo G20, dopo la partecipazione al summit indonesiano dello scorso anno (certamente non passato alla storia). In questa occasione la presidente del Consiglio potrebbe sfruttare l’attuale situazione internazionale per giocare un ruolo da equilibratore: l’Italia dovrebbe certamente sostenere l’idea di includere l’Unione africana, in vista della prossima presentazione del Piano Mattei del governo attesa a ottobre. Un ruolo di questo tipo sarebbe certamente sostenuto dagli Stati Uniti, che hanno bisogno di alleati che si facciano maggiormente carico di aumentare la proiezione occidentale in regioni lontane dall’America e che vedono aumentare in maniera minacciosa l’influenza cinese e russa, come appunto l’Africa. Per l’Italia si potrebbe dunque aprire una finestra di opportunità importante che potrebbe offrirci un ruolo più autorevole e solido in un continente cruciale per la sicurezza e l’economia di tutta Europa.

Quale ruolo per l’Italia al G20 in India. Scrive l’amb. Castellaneta

Meloni potrebbe sfruttare l’attuale situazione internazionale per giocare un ruolo da equilibratore: Roma dovrebbe certamente sostenere l’idea di includere l’Unione africana, in vista della prossima presentazione del Piano Mattei del governo attesa a ottobre. Il commento di Giovanni Castellaneta, già consigliere diplomatico a Palazzo Chigi e ambasciatore negli Stati Uniti

Manovra, gli attacchi a Gentiloni e il Patto di stabilità. Marattin a tutto campo

Per portare avanti le misure sull’abbassamento del cuneo fiscale servono dieci miliardi. Per la revisione del Patto di stabilità occorre costruire alleanze con Francia e Spagna. Renzi alle Europee? L’obiettivo di creare un’offerta politica strutturata e stabile, alternativa sia al conservatorismo-populismo di sinistra che a quello di destra. Conversazione con il deputato di Italia Viva, Luigi Marattin

Intelligenza artificiale e Africa. L’incontro Meloni-Sunak al G20

I due leader a Nuova Delhi hanno parlato di Ucraina, migrazioni e innovazione. Si lavora al summit a Bletchley Park e al G7 italiano del 2024

La soprano cinese canta Katyusha tra le rovine insanguinate di Mariupol. Neutralità?

Giornalisti, blogger, personaggi pubblici cinesi in visita guidata nelle aree ucraine occupate dall’invasione russa. Una soprano intona una canzone nazionalistica in mezzo alle macerie del teatro di Mariupol. È questa l’equidistanza di Pechino?

​Quel blitz saudita su Telefonica e le ombre di Huawei

​L’ingresso in forze della compagnia telefonica degli emiri nel colosso iberico a un primo sguardo può sembrare amichevole, pura logica di mercato per un settore non certo troppo in salute. Ma dietro l’operazione fa capolino la Cina. Le differenze tra il caso italiano e quello spagnolo

Un centro a Washington basterà a rafforzare la centralità dell'Asean?

La recente riunione dell’Asean, che ha anticipato il G20, dimostra come l’associazione debba affrontare sfide e competizioni anche legate al dualismo Cina-Usa. Washington propone un centro di cooperazione, Pechino approfondisce la sua influenza e Tokyo nel frattempo cerca di recuperare spazi

Dopo gli extra-profitti, i depositi. La proposta di Rustichelli (Antitrust)

A un mese dalla richiesta del governo di un contributo agli istituti da reperire grazie agli extra-profitti maturati con il rialzo dei tassi, l’Autorità per la concorrenza rilancia. Le banche restituiscano ai correntisti il 40% della remunerazione sui depositi garantita da Francoforte

Materie critiche, in Ue ambiziosi obiettivi ma scarsi fondi

La commissione Industria ed Energia del Parlamento europeo ha votato a favore dell’adozione di uno dei pilastri legislativi del Green Deal. Si tratta di un altro passo verso l’approvazione, ma intanto aumenta la pressione dai gruppi industriali verso Bruxelles: servono più fondi per contrastare il dominio cinese e pareggiare gli investimenti americani…

Xi accoglie Maduro e snobba il G20. Il messaggio del leader cinese

La notizia del soggiorno del presidente venezuelano in Cina arriva poco prima dell’apertura del vertice del G20, a cui Xi Jinping non prenderà parte. Questa coincidenza volontaria dimostra come il tour di Maduro abbia sì un forte carattere economico, ma anche un altrettanto rilevante significato politico

Perché l'Unione africana nel G20 è una mossa decisiva (e globale)

Tra i Paesi più interessati alla “promozione” africana ci sono Germania e Italia. Il governo di Berlino già durante la presidenza tedesca del G20 nel 2017 aveva costruito l’iniziativa “Patto con l’Africa”, con l’obiettivo di promuovere gli investimenti. Il governo italiano di Giorgia Meloni, sin dal suo insediamento, ha annunciato il varo del Piano Mattei

×

Iscriviti alla newsletter