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Un’indagine eseguita da cinque agenzie di intelligence degli Stati Uniti ha concluso che è poco probabile che i disturbi che hanno colpito diplomatici americani e ufficiali dell’intelligence, conosciuti come “sindrome dell’Havana”, siano stati causati da un Paese terzo.

La misteriosa sindrome, che è stata identificata per la prima volta nella capitale cubana nel 2016, ha colpito molti membri delle sedi diplomatiche degli Stati Uniti nel mondo. Tra i disturbi ci sono forti mal di testa, vuoti di memoria, vertigini e nausea. In totale, le persone colpite sono circa 1.500, tutti parte del personale di agenzie e dipartimenti del governo americano.

Secondo il sito Politico, l’indagine ha richiesto anni di lavoro e ha coinvolto cinque delle sette agenzie di intelligence americane. Inizialmente, gli esperti credevano che dietro alla sindrome era probabile ci fosse l’intervento di una potenza straniera, avversaria agli Stati Uniti, che ha usato questo attacco contro il personale americano. Tuttavia, dopo avere esaminato i casi, non è stato trovato alcun modello che potesse collegare i sintomi con l’azione di un Paese straniero avversario.

William Burns, direttore della Cia, ha spiegato che “la valutazione della comunità dell’intelligence rilasciata dall’Office of the Director of National Intelligence (ODNI) riflette più di due anni di raccolta rigorosa e scrupolosa, lavoro investigativo e analisi da parte delle agenzie dell’Ic, inclusa la Cia. Abbiamo applicato la migliore abilità operativa, analitica e tecnica dell’agenzia a quella che è una delle indagini più grandi e intense nella storia dell’agenzia”.

Mark S. Zaid, un avvocato che rappresenta alcuni funzionari dell’intelligence e del governo che sono stati colpiti dalla sindrome, ha dichiarato che i suoi clienti sono “molto demoralizzati” dal rilascio di questo report, che non raggiunge però conclusioni definitive sul misterioso fenomeno.

Secondo il legale, il report nega categoricamente “che sia stato coinvolto un attore straniero o che si tratti di incidenti deliberati. È quella negazione, per me, che solleva più bandiere rosse, che se fosse stata annacquata […] Non ci sono prove schiaccianti là fuori che io sappia, nemmeno voci come ‘abbiamo sequestrato un dispositivo’ o ‘abbiamo raccolto informazioni secondo cui un ufficiale dell’intelligence straniera stava perpetrando un attacco’ e incidenti di controspionaggio con individui umani che sono direttamente coinvolti con le vittime della comunità dell’intelligence”.

Zaid considera positivo che le agenzie non contestino la versione delle singole vittime, che hanno subìto effetti negativi sulla propria salute e che stanno promettendo di prendersi cura di loro. “Penso che questa sia solo una pagina del libro – ha aggiunto -. Le commissioni sull’intelligence al Congresso rimangono molto interessate a questo problema. Stanno ricevendo le stesse informazioni riservate che sto ricevendo io che contraddicono una serie di affermazioni che sta facendo il ramo esecutivo del governo. Quindi, penso che continueranno ad andare avanti con questo. E le vittime non si fermeranno. Vedrai una crescente frustrazione all’interno di quella comunità e il desiderio e l’opportunità di parlare e umanizzare questo”.

Cosa (ancora) non torna sulla Sindrome dell'Avana

Secondo gli ultimi rapporti dell’intelligence americana, i disturbi non sarebbero causati da un Paese terzo. Ma per chi conosce il dossier, i punti misteriosi restano troppi per poter chiudere il dossier su un fenomeno che ha colpito circa 1.500 persone

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