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Vladimir Putin aveva da tempo il dito sul pulsante. Perché, come raccontato a più riprese da Formiche.net, erano almeno due anni che il Cremlino era pronto ad azzannare le imprese straniere con filiali in Russia. Quelle rimaste almeno, visto che il grosso delle aziende ha fatto fagotto e lasciato la Russia, prima che scattasse la trappola. Ora però il bottone è stato pigiato. Ma l’Occidente non è stato a guardare, reagendo a quello che ha tutto il sapore di un esproprio di stampo sovietico.

Antefatto. Le filiali russe di Ariston e della tedesca Bosch sono state temporaneamente trasferite al gruppo Gazprom. Ed è stato il presidente Putin a firmare il decreto per il trasferimento delle sussidiarie russe delle due aziende italiana e tedesca a Gazprom Domestic Systems, la società del gruppo statale Gazprom produttrice di elettrodomestici, secondo quanto ha riferito l’agenzia Interfax. Il decreto postato sul portale ufficiale per le informazioni legali riguarda la Ariston Thermo Rus Llc, controllata da Ariston Holding, e la Bsh Household Appliances Llc, controllata da Bsh Hausgerate Gmbh. Non sono stati resi noti i motivi della decisione.

Fin qui i fatti, che raccontano un gesto forse dettato dal nervosismo di Mosca. Giustificato, vista la morsa delle sanzioni, sempre più stretta e i suoi indubbi effetti sull’economia russa. Ma, come detto, l’Occidente e, soprattutto l’Italia, hanno prontamente reagito. Per esempio, Antonio Tajani, vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri, ha convocato l’ambasciatore russo in Italia per “chiedere chiarimenti sulla vicenda della nazionalizzazione dell’Ariston Thermo Group, dopo l’inattesa decisione del Cremlino”. Inoltre ha “subito attivato la nostra ambasciata in Russia e parlato con i vertici dell’azienda italiana”. Il governo, ha spiegato ancora, “è al fianco delle imprese, pronto a tutelarle in tutti i mercati internazionali”. E ancora, Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del made In italy, ha avuto una conversazione telefonica con Paolo Merloni, presidente di Ariston, per un confronto sulla situazione in corso e per esprimere la vicinanza del governo, pronto a tutelare l’azienda in ogni sede.

C’è però un precedente. Lo scorso anno Putin aveva firmato un altro decreto per il trasferimento temporaneo della gestione delle filiali russe di Danone e di Carlsberg all’Agenzia federale per la gestione delle proprietà, Rosimushchestvo. Il provvedimento era stato adottato dopo che la società francese e quella danese avevano annunciato l’intenzione di uscire dal mercato russo. Il 98,56% delle azioni del birrificio russo Baltika, appartenente a Carlsberg, e decine di migliaia di azioni appartenenti a Danone erano state poste sotto il controllo dell’Agenzia. Nel caso di Ariston e Borsh, invece, la gestione passa a Gazprom, un altro gruppo industriale, sebbene controllato dal governo.

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Il Cremlino, forse sotto pressione per gli effetti delle sanzioni sull’economia russa, reagisce con un gesto di stizza e mette sotto chiave le filiali delle due aziende. Tajani e Urso entrano in azione

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