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Rafforzare l’unità politica dell’Occidente, sostenere l’Ucraina contro la guerra di aggressione russa, assistere la tragedia umanitaria in corso a Gaza, lavorare per una soluzione dei due Stati che possa portare pace e stabilità in Medioriente, rilanciare i negoziati costruttivi sul nucleare iraniano. Questi i messaggi che il ministro degli esteri Antonio Tajani ha lanciato in occasione della riunione dei ministri degli Esteri G7 di New York, anticamera all’assemblea di oggi al Palazzo di Vetro. Un’occasione preziosa per confrontarsi con i colleghi impegnati in un serie di tavoli altamente complessi, proprio nelle stesse ore in cui alcuni droni hanno sconfinato in Danimarca e molti Paesi hanno riconosciuto la Palestina. Erano presenti i ministri degli Esteri degli Stati membri del G7 e l’Alto Rappresentante dell’Ue.

Il ragionamento fatto da Tajani è che a Gaza “non deve esserci futuro per Hamas”, convinto che sia fondamentale continuare a lavorare per la soluzione dei due Stati e salvaguardarne le fondamenta: “Un futuro pacifico per la regione deve iniziare con una Gaza libera da Hamas e riunificata con la Cisgiordania, sotto un’Autorità palestinese rafforzata e riformata”. In questo senso Roma incoraggia Doha a proseguire nel cruciale sforzo di mediazione, insieme all’Egitto e agli Stati Uniti, per raggiungere un cessate il fuoco. Nel corso del suo intervento alla Conferenza di Alto Livello sulla soluzione a due Stati all’Onu, Tajani ha nuovamente condannato gli attacchi israeliani contro la capitale del Qatar, perché “hanno danneggiato la sovranità di un Paese amico che si è adoperato per fermare la guerra a Gaza”.

Ha inoltre parlato di catastrofe per la situazione umanitaria a Gaza: “Deploriamo la decisione del governo israeliano di espandere gli insediamenti in Cisgiordania” e “condanniamo inoltre con la massima fermezza i recenti attacchi terroristici compiuti da Hamas contro la popolazione civile israeliana a Gerusalemme”. In precedenza aveva incassato il pollice in su del ministro degli Esteri israeliano, Gideon Sa’ar, secondo cui “il governo italiano è stato in grado di essere d’aiuto sulla questione umanitaria molto di più di altri Stati, ho apprezzato ‘Food for Gaza’ del ministro Tajani. Apprezzo inoltre l’Italia per non supportare certe iniziative: la sospensione di accordi come quelli commerciali, infatti, comporterebbe un rincaro delle tariffe e costi tutti a danno dei consumatori europei”. Secondo il braccio destro di Netanyahu “non sono questi i modi di interagire con gli amici, misure simili non sono state prese contro nessuno, neppure contro l’Autorità palestinese, che ancora oggi elargisce denaro per il terrorismo”.

Ma non è tutto, perché si è discusso anche di Ucraina, Haiti e di Indo-Pacifico, con l’esigenza sottolineata dal ministro degli esteri giapponese Iwaya Takeshi, di affrontare i programmi nucleari e missilistici della Corea del Nord e la questione dei rapimenti. Sulla crisi a Kyiv le prospettive di pace sono un obiettivo anche del G7, al netto delle difficoltà riscontrate dopo il vertice di ferragosto in Alaska. Infine la posizione Usa sull’India, come emersa dal meeting tra il segretario di Stato americano Marco Rubio e il ministro degli Esteri indiano Subrahmanyam Jaishankar. Le nuove tensioni sono nate dopo la decisione Usa di limitare i visti per lavoratori qualificati, che colpirà più duramente i cittadini indiani. In precedenza la Casa Bianca aveva chiesto all’India di sospendere le importazioni di petrolio russo, affermando che gli acquisti contribuiscono a finanziare la guerra di Putin in Ucraina. Ma Modi ha confermato che non interromperà gli acquisti di energia dalla Russia.

La posizione italiana alla ministeriale G7 anticipa la plenaria Onu. Le parole di Tajani

Un’occasione preziosa per confrontarsi con i colleghi impegnati in un serie di tavoli altamente complessi, proprio nelle stesse ore in cui alcuni droni hanno sconfinato in Danimarca e molti Paesi hanno riconosciuto la Palestina. Erano presenti i ministri degli Esteri degli Stati membri del G7 e l’Alto Rappresentante dell’Ue

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