Skip to main content

Primo: in politica, come nella commedia, il tempismo è fondamentale. Evan Feigenbaum ha colto nel segno: sotto certi aspetti i commenti di Emmanuel Macron erano decisamente nel suo stile. Perché questo clamore? Direi che il tempismo è stato davvero scarso. Con alcuni giorni di guerra psicologica sul potenziale “blocco” (“pattuglia d’ispezione”) seguito da una prova piuttosto significativa di “accerchiamento” di Taiwan, qualsiasi commento che comprendesse l’appello di Xi all’unità sarebbe stato inappropriato.

Secondo: valutazione analitica spuria. Il ragionamento alla base delle dichiarazioni è ancora peggiore. Suggerendo che gli Stati Uniti stanno “accelerando” e la Cina “reagisce in modo eccessivo”, Macron ha fornito la più ingannevole e analiticamente analfabeta rappresentazione del processo di coercizione nello stretto. Forse aveva in mente il viaggio di Nancy Pelosi, che tra l’altro è un classico argomento di discussione di Pechino (alla faccia dell’autonomia di pensiero), ma se si vuole tracciare una linea di demarcazione il gennaio 2020 è forse un primo punto su cui riflettere.

Terzo: questo porta alla questione successiva, un’evidente mancanza di rispetto per i valori democratici. Per essere il presidente del Paese di Tocqueville, patria di liberté, égalité, fraternité, il suo messaggio era notevolmente lontano da questi ideali. Si tratta di qualcosa di molto lontano dal messaggio del presidente Tsai Ing-wen per il recente Capodanno, i cui toni e approcci erano più allineati alle tradizioni democratiche francesi rispetto a quelli del presidente francese, che invece sembrava fin troppo desideroso di allinearsi a Xi Jinping.

Quarto: l’appello all’unità che non riconosce l’autonomia. In questo senso, però, lo stesso pensiero di Macron è vittima di un dilemma fondamentale: ogni volta che invoca l’unità, ne definisce i termini che negano il ruolo dell’Europa, inteso come sintesi di punti di vista diversi in un’unica posizione sul concetto; l’unità non può essere l’estensione di un progetto francese per l’Europa – e ogni volta che si articola questa nozione, ci sono pochi elementi che suggeriscono che Macron sia piuttosto insofferente nei confronti di coloro che non hanno ancora aderito al suo appello alle sue condizioni.

Quinto: l’appello all’autonomia che non consente di agire. L’elemento più dissonante della sua intervista è il riferimento all’autonomia strategica europea. In un contesto in cui l’Europa ha dimostrato di non essere in grado di affrontare autonomamente una guerra in Ucraina, tutto questo appare molto fuori tono. Il suo appello, tuttavia, non solo sembra vuoto, ma nega in modo cruciale gli sforzi compiuti in Europa attraverso una combinazione di iniziative minilaterali (come la Joint Expeditionary Force a guida britannica) e iniziative nazionali a guida Nato, che denotano invece una rilevanza di gran lunga superiore per gli attori nazionali. Non è difficile sostenere che Svezia, Finlandia, Polonia – per citarne alcune – e sì, il Regno Unito, abbiano fatto di più per l’autonomia attraverso atti collettivi come scelte sovrane di quanto Macron abbia fatto a parole o nei fatti.

Sesto: costruzione strumentale dell’ordine internazionale. Chiedendo l’autonomia strategica nel modo in cui l’ha fatto, Macron ha anche travisato il motivo per cui l’ordine internazionale è oggi frammentato. Non è a causa di due blocchi – la nuova narrazione della guerra fredda sino-statunitense che piace tanto a Pechino. C’è un blocco composto da regimi autoritari revisionisti e una comunità internazionale guidata dagli Stati Uniti e dai suoi alleati che si batte per il rispetto dei valori fondamentali che regolano le società aperte. Insistendo sulla necessità di prendere le distanze dai due blocchi, Macron sta creando una falsa dicotomia. L’Europa non segue ciecamente gli Stati Uniti. Quando lo fa – e a volte lo facciamo – è il risultato di scelte fatte bilanciando considerazioni diverse. È la politica.

In generale, la visita di Macron – e soprattutto l’intervista che in qualche modo l’ha contestualizzata – è stata problematica perché ha dato prova di analfabetismo strategico, ha sminuito i valori e la capacità di azione dell’Europa e ha travisato l’ordine internazionale. Non c’è da stupirsi che molti non siano stati contenti.

Una prova di analfabetismo strategico. Patalano legge le parole di Macron sulla Cina

Di Alessio Patalano

La visita a Pechino del presidente francese ha sminuito i valori e la capacità di azione dell’Europa e ha travisato l’ordine internazionale. Non c’è da stupirsi che molti non siano stati contenti. Il thread su Twitter di Alessio Patalano, professore al King’s College London e direttore del King’s Japan Programme

Quando Berlusconi disinnescò la mina leghista della secessione. Scrive De Tomaso

Il Cavaliere resta un leader divisivo e controverso, ma gli va riconosciuto di aver svolto un ruolo fondamentale, con la sua discesa in campo, a difesa dell’unità nazionale. Ecco perché secondo Giuseppe De Tomaso

No tassi, no party. La Pboc tiene a secco le banche cinesi

La Banca centrale del Dragone continua a tenere da oltre sei mesi il costo del denaro inchiodato al 3,6%. Questo impedisce agli istituti di realizzare quei margini di cui avrebbero una gran bisogno

La scomparsa dei partiti e la crisi dei media mainstream. La versione di Proietti

Una comunicazione che “non raffigura più l’opinione pubblica” e che quindi lascia sul terreno migliaia di copie. Il rapporto fra media e politica è sempre più complesso, complice la crisi dei partiti che si sono trasformati in tribune per i leader. L’ex cronista del Corriere: “La personalizzazione della politica ha provocato un anche uno scadimento del sistema dei media tradizionali (e non). Tant’è che sono stati abbandonati in massa dai propri lettori”

Chatbot

Chatbot, il dilemma regolatorio tra diffamazione e copyright

Meglio sostenere che un testo generato sia “nuovo” (assumendosi la responsabilità editoriale) o rigurgitato da internet (offrendo il fianco a problemi di diritti d’autore)? Ecco il grande irrisolto dell’intelligenza artificiale generativa e chi lo potrebbe affrontare presto

Somalia. Il presidente lancia l’attacco finale contro al Shabaab. Perché è importante?

La Somalia sta per sconfiggere al Shabaab? Il presidente Hassan Sheikh ha dichiarato che quella in corso sarà l’offensiva che poterà il gruppo jihadista alla sconfitta, forse a una resa negoziale. Cosa cambierebbe nel quadro regionale e internazionale

Quanto è rischiosa la dipendenza dalla Cina sulle rinnovabili

Dopo aver tagliato i ponti con la Russia, ora sul campo delle rinnovabili l’Ue dovrebbe cominciare a rendersi indipendente dal Dragone. Un report del think tank Usa Carnegie

Più investimenti per la scienza pura

Di Andrea Stazi

La cosiddetta scienza pura, il cui fine ultimo è la conoscenza, ha un valore pubblico importante. Favorirla, insieme alla scienza aperta, con nuovi finanziamenti pubblici e innovazioni nella ricerca scientifica di base è un compito di tutti. L’Open science rappresenta una sfida essenziale per il futuro della nostra società. L’analisi di Andrea Stazi (visiting professor in Biotechnology Law, National University of Singapore) per l’ultimo numero di Formiche

Per le banche cinesi soffia il vento dell'epurazione

I funzionari della vigilanza hanno deciso di convocare a sorpresa i manager dei primi cinque istituti del Dragone. Obiettivo, metterli in guardia dalle tentazioni del malaffare. Ma gli investitori potrebbero non gradire

Così l’India punta a diventare l’Arabia Saudita dei dati

L’India possiede i requisiti demografici, economici e geografici per diventare l’epicentro della trasmissione dei dati internet attraverso i cavi sui fondali dell’Oceano Indiano. L’esperto Kaush Arha lancia un monito al settore privato e al decisore pubblico per cogliere questa sfida “trasformativa del XXI secolo”

×

Iscriviti alla newsletter