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La presidente Roberta Metsola sottolinea come il Green Deal europeo è in grado di generare un vantaggio competitivo, salvando il nostro pianeta ma anche creando nuovi posti di lavoro. Esiste una convergenza con la premier Giorgia Meloni che propone di coniugare la sostenibilità con le esigenze di famiglie, imprese e cittadini, senza generare nuove dipendenze o distruggendo intere filiere produttive. In particolare la premier evidenzia che la “transizione verde deve essere pragmatica”.

I risultati di una recente pubblicazione scientifica sulla rivista Environment, Development and Sustainability evidenziano che l’Europa sta procedendo verso gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) in modo disomogeneo, ed è quindi necessario individuare un programma che veda una maggiore cooperazione tra i vari Paesi. Infatti, l’Europa sarà unita quando perseguirà insieme una visione pragmatica della sostenibilità che vada oltre l’ideologia per individuare soluzioni che vadano a beneficio di più stakeholders. Le analisi non mostrano variazioni significative negli anni esaminati con un indicatore complessivo SDG che vede premiare la Svezia, seguita da Olanda, Danimarca e Finlandia. I dati per l’Italia non sono positivi: è collocata al sedicesimo posto al di sotto della media europea. Tale valore è confermato per la dimensione sociale (diciottesima) ed economica (ventesima). Risultato diverso è registrato invece dal lato ambientale dove occupa il decimo posto. In tutte le dimensioni è la Svezia a guidare il ranking.

Questo lavoro porta ad un’importante implicazione politica: i programmi di finanziamento europei dovrebbero essere orientati a promuovere la collaborazione tra Paesi virtuosi e Paesi deboli. Allo stesso modo, la creazione di poli di eccellenza dovrebbe essere incoraggiata perché si dovrebbe dare un premio a coloro che ottengono risultati positivi. La sostenibilità al di là dell’equilibrio degli ecosistemi potrebbe essere un vantaggio competitivo per le amministrazioni pubbliche e le imprese che ne adottano i principi. Tuttavia, questo cambiamento può avvenire solo con il coinvolgimento dei consumatori e delle giovani generazioni. Infatti, l’approccio pragmatico alla sostenibilità deve prevalere su quello ideologico. L’Europa deve offrire ai suoi Paesi e ai suoi cittadini un modello di sviluppo sostenibile, ma anche inclusivo e resiliente. Allo stesso tempo, deve farsi portavoce di un cambiamento degli equilibri geopolitici.

I dati Eurostat del 2022 sui Neet (allarmanti per il nostro Paese) impongono di rivedere il Pnrr destinando risorse agli incubatori certificati gestiti dai giovani. Se non abbiamo fiducia in loro, se non consentiamo loro di sbagliare non potranno mai essere i protagonisti di un vento nuovo che soffia sull’Europa. Papa Giovanni Paolo II ci ha insegnato che sono loro le sentinelle del mattino.

L’Europa del futuro, basata sulla sostenibilità pragmatica. Scrive D'Adamo

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