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La velocità e la rapidità, anche di schieramento, sono le chiavi del potere aereo, e se gli alleati sono in grado di saper lavorare ciascuno sulle piattaforme degli altri, il vantaggio non è solo economico, ma anche di proiezione del potere aereo e, in ultima analisi, di dissuasione e deterrenza. È questo il cuore emerso dall’esercitazione Falcon Strike 2022, un evento che ha visto lavorare insieme non solo gli F-35 di Italia, Paesi Bassi e Stati Uniti, ma anche gli equipaggi a terra, che hanno potuto lavorare sugli apparecchi degli alleati. “Se bisogna schierare degli assetti in un Paese alleato, bisogna inviare anche centinaia di unità di personale di supporto” ha spiegato dal capo di Stato maggiore dell’Aeronautica, generale Luca Goretti, presente all’esercitazione, “se invece la gestione di alcune procedure è comune, posso mandarne solo una trentina. Questo accelera lo schieramento là dove serve”. Per Goretti, infatti, l’esercitazione è servita anche per “mandare un messaggio a Mosca, che siamo tutti uniti”.

I vantaggi dell’interoperabilità

Una parte meno visibile, ma in realtà essenziale, è stata infatti l’attività di cross servicing e cross maintenance tra le nazioni partecipanti. Nel dettaglio si è trattato di far lavorare gli equipaggi dedicati al servizio e alla manutenzione degli apparecchi sui velivoli di nazioni diverse, così da amalgamare e standardizzare un unico modello di tattiche, tecniche e procedure nell’esecuzione di operazioni aeree complesse, in grado di funzionare per tutte le Forze armate alleate. Gli equipaggi olandesi e statunitensi si sono dunque occupati della manutenzione dei caccia italiani, con questi ultimi che hanno lavorato sui velivoli dei Paesi ospiti. In questo, tra l’altro, le varie unità sono state favorite anche dall’uso della stessa piattaforma. Al centro dell’esercitazione, infatti, ci sono stati i caccia di quinta generazione F-35, nelle varianti A e B, delle Forze armate italiane, statunitensi e neerlandesi. In totale una ventina di caccia della Lockheed Martin, che hanno potuto testare a pieno le proprie capacità non solo in volo, ma anche rispetto agli assetti di terra, dal rilevamento radar ai sistemi contraerei, spingendo davvero al limite del realismo le possibilità dei Lightning II.

L’esercitazione

L’esercitazione, ospitata alla base aerea di Amendola, la più grande d’Italia e in Europa seconda solo a quella di Ramstein in Germania, ha visto la partecipazione di oltre cinquanta assetti aerei, con il coinvolgimento di un migliaio di militari. Le attività, tra l’altro, ha visto opporsi un Blue team contro un Red team, con F-35 italiani schierati in entrambi gli schieramenti, in una conformazione che ricorda in parte la Red Flag che si svolge regolarmente negli Stati Uniti, forse il più importante e complesso evento addestrativo occidentale. La finalità, ha spiegato il direttore dell’esercitazione, il colonnello Vito Cracas, è “esercitarsi in uno scenario che prevede l’inizio di una crisi che sfocia rapidamente in un conflitto, con l’altra parte capace, ben strutturata e dotata di assetti moderni, dai missili a terra, ai radar, fino ai velivoli, anche di quinta generazione”. Naturalmente, lo scenario è di fantasia e non ci sono riferimenti al mondo reale, tuttavia i parallelismi sono scontati.

Un impegno interforze

L’attività basata sul sedime dello scalo pugliese ha in realtà coinvolto diverse unità in tutta Italia e in mare. In totale, sei basi dell’Aeronautica hanno messo a disposizione il proprio personale, tra cui quella di Grosseto che ha ospitato due F-35B della Marina. A queste si sono aggiunte la nave Caio Duilio e il Poligono interforze di Salto di Quirra in Sardegna. In particolare il centro sardo ha condotto le attività di guerra elettronica e supporto aereo ravvicinato, che ha coinvolto anche le forze speciali del 16° e 17° stormo.

L’F-35 Air Chiefs Meeting in Italia

A margine dell’esercitazione, tra l’altro, è stato ospitato per la prima volta in Italia l’F-35 Air Chiefs Meeting, l’incontro di tutti i comandanti delle aviazioni dei Paesi che utilizzano l’F-35. Il generale Goretti ha accolto gli omologhi di Paesi Bassi, Polonia, Belgio, Finlandia e Canada, nonché dei vertici nazionali di Stati Uniti, Israele, Norvegia, Danimarca e Regno Unito. Il forum, coordinato dal comando delle Forze aeree Usa in Europa (Usafe) è un momento periodico di confronto e aggiornamento, a livello strategico, per consolidare la collaborazione in ambito F-35 European User’s Group. Di solito l’incontro si tiene a Ramstein, che ospita tra le altre cose il quartier generale dell’Usafe. Il fatto che per la prima volta l’incontro si sia svolto altrove, e che la scelta della sede sia ricaduta sull’Italia, dà il segno della leadership assunta dal nostro Paese nell’ambito del programma F-35, frutto anche della lunga esperienza acquisita dall’Aeronautica e dalle Forze armate con questa piattaforma.

Piattaforme comuni per proiettare il potere aereo. F-35 protagonisti di Falcon Strike

Per proiettare il potere aereo servono non solo le piattaforme, ma anche la rapidità e velocità nello schieramento. La capacità degli alleati di operare e manutenere ciascuno i sistemi degli altri accelera questo processo, facilitato anche dall’uso di una stessa piattaforma. È quanto sviluppato dall’esercitazione Falcon Strike 22, che ha visto protagonisti gli F-35 di Italia, Usa e Paesi Bassi. A margine il vertice dei comandanti delle aviazioni dei Paesi dotati dei Lighting II, per la prima volta in Italia

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