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L’intelligence come bussola per orientarsi nella complessità del presente, tra nuove tecnologie, sfide energetiche e ritorno delle minacce nucleari. È il messaggio della seconda edizione del Premio Tesi Carlo Mosca, ospitata questa mattina nella Sala Capitolare del Senato e promossa dalla Società italiana di Intelligence (Socint) insieme alla senatrice Simona Malpezzi.

“Con queste iniziative, ha affermato la senatrice Malpezzi aprendo i lavori, si porta dentro le istituzioni il contributo fondamentale dei giovani studiosi. Capire cosa accade e cosa devono essere difesa e intelligence oggi significa capire come e quando il mondo è cambiato”.

L’intelligence come bussola

Il presidente di Socint, il professor Mario Caligiuri, ha sottolineato la triplice valenza dell’evento: ricordare Mosca, valorizzare i talenti delle università e accendere un faro sull’intelligence. “In questo gioco di specchi dove realtà e percezione divergono”, ha osservato, “bisogna cogliere i dettagli per orientarsi. E l’intelligence può essere la bussola per non smarrirsi nel mondo”.

La lezione delle istituzioni

Il presidente Anvur Antonio Felice Uricchio ha ricordato la figura di Mosca come “uomo delle istituzioni dal tratto umano straordinario”. Il premio ha spiegato, “è anche un’occasione di riflessione sui temi dell’intelligence: dalla dottrina ai contenuti più specifici”. La ricerca e lo studio sono gli strumenti più importanti per il raggiungimento del bene comune”.

Per il prefetto Marco Valentini, la seconda edizione del premio “si iscrive in una serie di iniziative che hanno voluto ricordare il pensiero di Mosca, sempre attento alla formazione delle nuove generazioni”.

Multipolarismo e tecnologie

Andrea Canzilla ha presentato la seconda edizione del volume “Studiare l’Intelligence”, ponendo l’accento sulla transizione geopolitica in corso: “Il passaggio da un mondo unipolare a uno multipolare porta inevitabilmente conflitti e attriti tra Stati. Le nuove tecnologie e l’interconnessione economica globale sono sfide da studiare per non trovarsi impreparati”, ha poi affermato. Proprio riguardo le nuove sfide è intervenuto il prof. Alberto Pagani, che ha richiamato l’attenzione sulle rivoluzioni tecnologiche: “Ogni svolta nella storia, dall’industria all’energia, ha significato nuove minacce e opportunità. Oggi l’intelligenza artificiale e la quantistica trasformeranno le società, con conseguenze enormi sull’integrità delle sovranità nazionali”.

La memoria della Guerra fredda

Il prefetto Paolo Salvatori ha riportato la discussione alla lezione del passato: “Dopo la caduta del muro di Berlino si comprese l’urgenza di smantellare la rete della dottrina MAD, l’equilibrio del terrore nucleare. Allora intelligence americana, sovietica e italiana collaborarono per mettere in sicurezza gli arsenali”. Oggi, ha avvertito, il ritorno degli ordigni nucleari tattici nello scenario internazionale impone un lavoro di studio e analisi ancora più serrato.

Guerra economica e sicurezza energetica

Il generale Luciano Carta, già vicedirettore Aise, ha raccontato come negli anni di formazione Putin avesse già intuito la necessità di sviluppare un’intelligence economica. “Oggi la sicurezza energetica – ha spiegato – è fatta di approvvigionamenti, competitività e sostenibilità ambientale. Ma le minacce sono ibride, mutevoli, rivolte a tutto il sistema. Se vogliamo difenderci, dobbiamo scordarci gli approcci tradizionali”. Da qui la sua proposta: “Serve un’agenzia nazionale di intelligence economica”.

L’intreccio con la politica

Per il presidente del Copasir Lorenzo Guerini, l’evento celebra “un servitore dello Stato, la formazione dei nostri giovani e tutto il comparto intelligence”. Il rapporto tra accademia e istituzioni, ha aggiunto, “è fondamentale, perché il lavoro dei giovani apre nuovi scenari che la politica deve affrontare con consapevolezza e prudenza”.

Il prefetto Bruno Frattasi ha ricordato Mosca come “figura di spicco per l’intelligence e la sicurezza dello Stato, a cui ha dato un contributo decisivo”.

In chiusura Gianni Letta ha richiamato la passione civile che accomunava Mosca e Cossiga: “La passione muove la missione dell’intelligence, nello Stato e per lo Stato. È stata la forza con cui Mosca ha contribuito alla formazione e allo sviluppo dell’intelligence italiana, con disciplina e onore”.

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