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Sembra un classico caso di promoveatur ut amoveatur, quello di Aleksander Uss, padre di Artem, l’uomo d’affari che il 22 marzo, all’indomani del via libera all’estradizione negli Stati Uniti, ha violato i domiciliari con braccialetto elettronico nella periferia Sud di Milano per poi riapparire due settimane dopo in patria. Uss padre lascia l’incarico di governatore di Krasnoyarsk, la regione della Siberia ricchissima di materie prime.

È stato lui stesso ad annunciarlo su Telegram: “L’altro giorno ho avuto un incontro con il presidente del nostro Paese, Vladimir Vladimirovich Putin. Mi è stato offerto di continuare il mio lavoro a livello federale. Ma allo stesso tempo dovrei occuparmi anche delle questioni relative allo sviluppo sociale ed economico del nostro territorio”. E ha aggiunto i suoi ringraziamenti al presidente “per la sua fiducia e il suo sostegno” e a “tutti coloro con cui siamo stati insieme in momenti difficili e che ci hanno portato ai risultati e ai successi condivisi”.

Si riferisce alle politiche della regione in una fase segnata dall’invasione dell’Ucraina? O all’esfiltrazione del figlio?

Uss, figura centrale nelle relazioni commerciali che hanno reso la Russia sempre più dipendente dalla Cina, sarebbe stato insignito dell’Ordine al merito per la Patria, III classe, da Putin (l’atto sarebbe riservato e la notizia non è stata né confermata né smentita) dopo il rientro in patria del figlio. Nei giorni scorsi ha ringraziato con un video tutti coloro che, “nonostante la situazione a volte apparentemente senza speranza”, hanno sostenuto lui e la sua famiglia durante la detenzione del figlio in Italia. “Il nostro Paese ha molti amici e persone oneste che lo sostengono e che al momento giusto sono pronte ad aiutare. So di cosa parlo”, ha aggiunto. Frasi, come notavamo su queste pagine, che avevano sollevato aspre polemiche da parte dei nazionalisti che l’hanno accusato di esporre il Paese alle accuse dell’Occidente.

Ancora non è chiaro se si tratti di dimissioni volontarie o suggerite dal Cremlino. Ma Uss padre potrebbe aver pagato proprio queste uscite pubbliche che hanno esposto la leadership russa alle critiche degli ultranazionalisti. Poco avrebbero potuto fare per evitare l’uscita di scena i suoi amici Sergei Shoigu, ministro della Difesa, Igor Sechin, numero uno del colosso petrolifero Rosneft ed ex colonnello del Kgb, e Oleg Deripaska, citata nelle carte statunitensi come il referente del contrabbando di petrolio gestito dal figlio Artem.

Secondo VChK-OGPU, un canale Telegram russo che in questi mesi di guerra ha dato prova di avere ottimi rapporti con l’intelligence di Mosca, l’uscita di scena di Uss fa parte di un giro di vite deciso dal leader sulle élite regionali: cerca figure ancor più fedeli. Ma lo stesso canale rilancia una ricostruzione diffusa all’indomani della riapparizione in Russia di Uss figlio: dell’esfiltrazione sarebbe stato il regista “un ex ufficiale delle forze speciali dell’Esercito italiano, che vive a Mosca da più di sei anni”. Si legge oggi sullo stesso canale Telegram che “il lato positivo per Uss” padre “è che sembra possa recuperare la somma di 2 milioni di dollari andata a un ex ufficiale delle forze speciali dell’Esercito italiano, ora residente in Russia, e ai suoi aiutanti in Croazia, per aver organizzato e portato a termine la fuga di Artem Uss dall’Italia”.

La fuga di Artem Uss sarebbe costata 2 milioni di dollari al padre, che ora...

Dopo un incontro con Putin, il governatore ha annunciato che lascia l’incarico per un impegno a “livello federale”. Un classico caso di promoveatur ut amoveatur? Intanto, un canale Telegram con buone fonti nell’intelligence russa rilancia il ruolo di un ex militare italiano nell’esfiltrazione

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