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Le dichiarazioni sull’importanza di “rafforzare gli investimenti sulla sicurezza” di Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, seguono quelle di Emmanuel Macron, presidente francese, sulla necessità di un’autonomia strategica europea all’intento della Nato. E sono musica per le orecchie degli Stati Uniti, il cui messaggio è chiaro e s’è fatto più forte con l’invasione russa dell’Ucraina: investire di più per rafforzare le capacità di deterrenza e di intervento in Ucraina oggi e a Taiwan o in Libia o in Serbia domani.

Con la guerra in Ucraina “ci siamo resi conto delle nostre troppe dipendenze”, della “nostra dipendenza energetica dalla Russia ma anche dell’eccessiva dipendenza nella sicurezza dagli Usa”, ha detto il presidente del Consiglio intervenendo alla XV Conferenza delle ambasciatrici e degli ambasciatori ospitata dalla Farnesina. Non sarebbe “intelligente uscire dalla dipendenza russa per passare a una dipendenza economica dalla Cina”, ha avvertito. Unione europea, Nato, Nazioni Unite sono “i capisaldi della politica estera italiana, nei quali l’Italia intende giocare un ruolo da protagonista”, ha sottolineato ancora.

Parole pronunciate all’indomani dell’intervista al Wall Street Journal in cui il presidente Macron, che poche settimane fa è stato ospite dell’omologo statunitense Joe Biden alla Casa Bianca, ha sottolineato l’importanza di un’Europa più forte per essere più autonomo “all’interno della Nato, con la Nato ma anche senza dipendere dalla Nato”. “Un’alleanza non è qualcosa da cui dover dipendere. È qualcosa che da scegliere, qualcosa con cui lavorare”, ha detto Macron. “Dobbiamo ripensare la nostra autonomia strategica”.

Di Europa “pilastro” dentro la Nato che deve essere “complementare” rispetto a quello statunitense ha parlato Meloni. Il presidente del Consiglio ha sottolineato la volontà di “rafforzare gli investimenti sulla sicurezza”. L’obiettivo è noto: spendere in difesa il 2 per cento del prodotto interno lordo (oggi l’Italia è all’1,5 per cento circa con circa 25 miliardi di euro di cui metà serve a pagare gli stipendi). Per centrarlo servono almeno altri 8 miliardi di euro prima del 2028, quindi più o meno entro fine legislatura. La guerra in Ucraina ha palesato la necessità di un ammodernamento: servono armi contraeree, droni e strumenti da guerra elettronica. Diversi i programmi già avviati come quello con Regno Unito e Giappone per il caccia di sesta generazione Tempest e il tentativo di inserirsi in un progetto franco-tedesco per la realizzazione dei carri armati europei.

Ora serve reperire i fondi per gli investimenti. Ma la volontà di accelerare da parte del governo è chiara. Il “rispetto degli impegni assunti nell’Alleanza Atlantica, anche in merito all’adeguamento degli stanziamenti per la difesa” era d’altronde al terzo punto della prima pagina del programma elettorale del centrodestra, quella intitolata ”Italia, a pieno titolo parte dell’Europa, dell’Alleanza Atlantica e dell’Occidente. Più Italia in Europa, più Europa nel Mondo”. Un programma sottoscritto dai quattro partiti della coalizione: Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Noi Moderati.

Più Europa nella Nato. La linea Meloni sugli investimenti in difesa

Il presidente del Consiglio ha posto l’accento sulla dipendenza dagli Usa per la sicurezza, definita “eccessiva”, e ha sottolineato l’importanza di “rafforzare gli investimenti”. Musica per le orecchie di Washington, il cui messaggio è chiaro: serve rafforzare le capacità di deterrenza e di intervento in Ucraina oggi e a Taiwan o in Libia o in Serbia domani

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