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La vittoria e i gesti. Le dichiarazioni degli ultimi giorni, chiaramente, mettono in difficoltà non solo il governo ma anche Giorgia Meloni, che ha evidentemente una certa fretta, mista ad ansia, di prepararsi al primo giorno di scuola. Si può immaginare una leggerezza di chi ha detto quelle parole, oppure c’è premeditazione? Oppure, ancora di più, c’è una non sufficiente conoscenza del momento complicatissimo in cui ci troviamo tra caro bollette e chiaramente il rischio di scostamento che non può esserci?

Crinale irto

“Diciamo che non saprei rispondere alla domanda, ma quello che so – dice a Formiche.net Andrea Cangini, già parlamentare di Forza Italia, ora in Azione – è che siamo in uno stato d’eccezione: l’Italia sta attraversando una congiuntura difficilissima. Tutti i motivi di crisi che già conosciamo sono destinati ad acuirsi nei prossimi mesi. Nello spazio presumibilmente di un paio di mesi, entreremo ufficialmente in recessione. Il malessere sociale, che è già enorme, è destinato a crescere e la reputazione del governo nascente è fondamentale, è il presupposto minimo necessario per sperare di poter superare questo crinale irto e difficile”.

Tutto ciò, aggiunge, mette a repentaglio una reputazione già di per sé precaria, perché Meloni e il suo partito scontano un pregiudizio evidente da parte della comunità internazionale e in modo particolare delle istituzioni e dei partner europei. Per cui gli ultimi giorni “complicano, diciamo questo processo di accreditamento del governo nascente, e complicano il futuro dell’Italia”.

Capro espiatorio

Si fa il nome di Giancarlo Giorgetti all’Economia, che comunque è una figura rassicurante per il suo rapporto con Mario Draghi e per il suo recente ruolo di ministro. Ma c’è il rischio, viste le richieste della Lega per la flat tax e lo scostamento di bilancio, che Giorgetti venga trasformato nella nuova Fornero, cioè in un capro espiatorio? Il rischio c’è, precisa Cangini, nel senso che già in tempi formalmente “di pace”, il ministro dell’Economia è un po’ il parafulmine di ogni governo e il capro espiatorio di ogni debolezza politica o governativa e in un momento così complicato lo sarà ancor di più.

“Io credo che la scelta di Giorgetti sia una buona scelta, perché ha testa politica e competenza tecnica e rassicura i confini. Tutti i ministri dell’Economia sono venuti dalla filiera Bankitalia e di fatto mettere un politico in astratto è un buon segno. C’è il segno di una ripresa di rigore della politica, ma chiaramente mi auguro che tutte le sconsiderate promesse elettorali fatte dai partiti e in modo particolare dalla Lega e da Forza Italia (mentre Meloni è stata molto più accorta) siano state già archiviate”.

Ma è evidente, sottolinea, che non ci sono margini sul bilancio anche solo per ipotizzare interventi sul Sud già squilibrato piuttosto che una flat tax al 15%. “Questo presumo fosse già chiaro all’inizio della campagna elettorale. Chi si è avventurato in queste promesse? Mi auguro che abbiano archiviato i termini della campagna elettorale perché lo Stato non sta né in cielo né in terra. Non ci sono proprio le condizioni e la prima cosa che dovrà fare il governo, immagino, sarà reperire risorse per tamponare le conseguenze del caro energia. Non so proprio come intenderanno muoversi, ma rischia di esserci un ulteriore impatto sul debito pubblico”.

Tenaglia russa?

Esiste anche idealmente anche nella comunicazione, nelle frasi che stiamo ascoltando in questi giorni, il tema di una tenaglia russa contro Meloni, così come c’era stata anche nei confronti del governo Draghi? O sono solo coincidenze? “La scelta atlantista di Meloni rispetto al conflitto in Ucraina è stata corretta e di conseguenza si è qualificata come un avversario del sistema putiniano. Diciamo che tutto quel tipo di operazioni disturbo tipiche del putinismo, immagino che verranno messe in campo per indebolirla. Invece mi auguro che quanto sta accadendo in questi giorni non risponda a questo”.

@FDepalo

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