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Giorgia Meloni è tornata ad augurarsi un’Europa meno frammentata, meno vittima dei suoi veti e più compatta contro le minacce esterne, a cominciare dalla peggiore crisi energetica da ottant’anni a questa parte. Il Vecchio continente non rischia di rimanere al buio o al freddo, non nell’immediato almeno. La Francia sta piano piano riattivando le sue centrali nucleari, la Germania è tornata ormai quasi totalmente al carbone, mentre l’Italia sta intaccando i primi stoccaggi.

EUROPA ARMATA BRANCALEONE

Tutto ciò premesso, l’ultimo Consiglio europeo dell’anno non può e non deve essere l’ennesimo fiasco continentale. Meloni, che domani volerà a Bruxelles per la riunione dei capi di governo, lo sa fin troppo bene. Per questo, nel corso delle sue comunicazioni alla Camera, il premier è stato chiaro e netto: il tetto al prezzo al prezzo del gas non può essere rimandato, ma così come impostato al momento, non va assolutamente bene.

“È evidente a tutti come un meccanismo che può dare un grado diverso di tutela da nazione a nazione sulla questione energetica produrrebbe una distorsione del mercato che non penalizzerebbe solo l’Italia. Per questo, pur con qualche sfumatura, non è solo l’Italia a chiedere un tetto dinamico al prezzo del gas. Quel che è certo è che andare in ordine sparso, pensare che il più forte possa salvarsi a scapito degli altri, non solo sarebbe una illusione ma tradirebbe l’idea di una visione dell’Europa”, ha attaccato la leader di Fratelli d’Italia. Per la quale “è ormai la maggioranza degli Stati membri a chiedere l’introduzione di un tetto dinamico al prezzo del gas e dell’energia. Insieme all’Italia ci sono infatti pur con diverse sensibilità Belgio, Bulgaria, Croazia, Francia, Grecia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna”.

BASTA CON LA SPECULAZIONE

Il messaggio, a poche ore dall’inizio del Consiglio, è forte e chiaro. “Occorre fermare la speculazione che sta drenando risorse vitali alle nostre economie, e occorre assicurare risorse adeguate a tutti. È dunque essenziale, per noi, che l’Unione Europea, nelle more dell’approvazione dello strumento REpowerEu, avanzi rapidamente anche nel rendere disponibili, agli Stati Membri, fondi europei per aiutare famiglie e imprese, e assicurando maggiore flessibilità sull’uso dei fondi di coesione non impegnati”.

TIMORI AMERICANI

Meloni ha poi toccato un tema particolarmente sensibile, ovvero il piano degli Stati Uniti per fermare l’inflazione, laddove non arriva l’azione della Federal Reserve, che proprio domani riunirà il board. “L’Inflation reduction act americano, che prevede 369 miliardi di incentivi fiscali per gli investimenti e per la produzione di veicoli elettrici e batterie, di energia rinnovabile e relativo stoccaggio, di idrogeno rinnovabile e per la cattura e lo stoccaggio di anidride carbonica, desta invece preoccupazione, perché non possiamo nascondere i potenziali effetti distorsivi e discriminatori verso le imprese europee che potrebbe generare”.

“Al riguardo  è un primo segnale positivo l’istituzione, nell’ultima riunione del Consiglio commerciale e tecnologico Ue-Usa, di un’apposita Task Force transatlantica per affrontare le eventuali storture derivanti dall’attuazione del provvedimento. Un aspetto di cui ho discusso anche il mio bilaterale con il Presidente americano Biden a margine del Vertice G20 di Bali. Ovviamente, l’approccio cooperativo nei rapporti Europa USA non impedisce che l’Europa protegga tempestivamente la propria industria. Il governo italiano è pronto a sostenere ogni sforzo per un intervento a livello europeo che abbia l’obiettivo di difendere il potere d’acquisto delle nostre famiglie e la competitività delle nostre imprese”.

Sveglia di fine anno. Meloni prova a scuotere l'Europa

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