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Negli ultimi mesi la Russia ha messo insieme una flotta di oltre 100 navi cisterna per trasportare il suo petrolio a compratori disposti ad acquistarlo, sfidando l’embargo e il price cap entrati in vigore lunedì 5 dicembre. Nel settore marittimo si parla di “flotta ombra”.

Come ricordato su Formiche.net nei giorni scorsi, la Russia di Vladimir Putin, che non sembra per nulla intenzionata a fare passi indietro dall’invasione dell’Ucraina, ha ripetutamente affermato che ignorerà il tetto e negherà il petrolio a chi seguirà questa politica. Ma circa il 55% delle petroliere che trasportano il petrolio russo fuori dal Paese battono bandiera della Grecia (un Paese dell’Unione europea) mentre i principali assicuratori per questi carichi hanno sede nell’Unione Europea e nel Regno Unito, un Paese del G7. Le compagnie di altri Paesi mondo offrono tali servizi e la Russia li utilizza, ma passare tutte le sue esportazioni a fornitori alternativi sarebbe probabilmente più costoso e meno sicuro per gli acquirenti, aggiunge il giornale.

Da qui, il lavoro per mettere assieme la “flotta ombra”. Un analista della società Braemar ha dichiarato al Financial Times che è probabile che un aumento di vendite anonime di navi ad anonimi acquirenti sia collegata alla Russia come utilizzato finale.

Secondo Ami Daniel, amministratore delegato di Windward, società di intelligence marittima, negli ultimi sei mesi la Russia ha imparato dall’Iran e dalla Corea del Nord come aggirare le sanzioni. La media mensile delle cosiddette attività oscure e delle operazioni nave-nave nell’Atlantico meridionale è raddoppiata nel periodo settembre-novembre rispetto ai tre mesi precedenti, spiegano le analisi di Windward. Gli episodi di “attività ombra” sono stati circa 35 a settembre, quasi 50 a ottobre e il numero è sceso a poco più di 40 a novembre.

Ma la “flotta ombra”, proveniente dal Medio Oriente, dalla Turchia e dal Sud-Est asiatico, è stata descritta a DW da un intermediario navale come “vintage”: navi vecchie e sgangherate, prossime al pensionamento. Inoltre, una flotta di 100 navi non è sufficiente per coprire nemmeno la metà delle esportazioni di petrolio della Russia, che sono fondamentali per le finanze del Paese.

Petroliera

Perché la "flotta ombra" non basterà alla Russia

La Russia ha imparato dall’Iran e dalla Corea del Nord come aggirare le sanzioni, spiega Daniel (Windward). Ma le 100 navi sono vecchie e non soddisfano nemmeno la metà delle esportazioni di petrolio, fondamentale per l’economia del Paese in guerra

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