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O tutto, o niente. Per Tim la vendita della rete è una priorità e anche un’opportunità, da sfruttare in pieno, senza giocare di rimessa. E che permetterebbe all’ex Telecom di concentrarsi sulla fibra e sul 5G e di abbattere il debito, ridotto a 20 miliardi a fine 2022, ma pur sempre pesantissimo. Poche ore fa la società telefonica guidato dal ceo Pietro Labriola, ha alzato il velo sui conti dello scorso anno e, a stretto giro, aggiornato la strategia industriale. E le indicazioni al mercato, non sono mancate.

Le buone notizie sono essenzialmente due. Primo, i numeri dell’ex monopolista sono risultati sopra le attese degli analisti (nei dodici mesi i ricavi da servizi a livello di gruppo sono stati pari a 14,6 miliardi,+1,3%) e, secondo, la riduzione dell’indebitamento finanziario netto pari a 20 miliardi a fine 2022, stabile rispetto al 30 settembre e in crescita rispetto al 2021 esclusivamente per le partite straordinarie. Partendo da questi due presupposti, la certezza di Labriola, è che la rete, una volta concluso lo spin off degli asset infrastrutturali di rete fissa (NetCo) dai servizi, verrà venduta in blocco al miglior offerente, sia per fare cassa e abbattere il debito, sia per finanziare nuovi investimenti.

E qui entrano in gioco i due contendenti. Da una parte il fondo americano Kkr (già azionista al 37,5% di Fibercop, la scatola con la rete secondaria di Tim), che dieci giorni fa ha scoperto le carte, piazzando un’offerta non vincolante da 20 miliardi, su cui il board di Telecom si pronuncerà verosimilmente il prossimo 24 febbraio. O, quantomeno, fornirà al mercato un’indicazione di massima sul da farsi. Dall’altra c’è Cassa depositi e prestiti, alias lo Stato, che di Tim ha quasi il 10% ma che ancora non ha presentato la propria contro-offerta in grado di neutralizzare l’offensiva di Kkr.

La linea del governo Meloni è chiara, la rete unica, frutto della fusione tra l’asset messo in vendita da Tim e la fibra di Open Fiber (controllata al 60% dalla stessa Cdp e al 40% da Macquaire) dovrà essere messa sotto il cappello pubblico e non privato. Per questo permettere a via Goito di assicurarsi la rete di Telecom, soffiandola di fatto a Kkr, potrebbe facilitare il tutto, semplificando la regia dello Stato e accelerando il percorso verso la società unica.

Di certo Labriola, che all’indomani del board sui conti (che hanno scaldato il titolo a Piazza Affari) ha incontrato la stampa in una conferenza online, non vuole rimanere con un piede nella rete, una volta che questa sarà passata di mano. “Strategicamente e industrialmente mantenere una quota di minoranza non sembra un’opzione valida. Il tema è se mantengo quota di minoranza della rete ho dei vantaggi? Se no, allora qual è il vantaggio di mantenere una quota di minoranza? Allora diventerebbe una partecipazione finanziaria. Comunque dipenderà dalla negoziazione e dalle discussioni in cda”.

Certamente, la vendita dell’asset è una strada obbligata per il gruppo. “L’eventuale cessione della rete dovrebbe comportare una riduzione del debito ed è chiaro che con un debito ridotto la nostra flessibilità nel giocare un ruolo nel consolidamento del mercato è maggiore”, ha chiarito il manager, ben consapevole della necessità di ridurre l’esposizione per liberare nuova finanza. “Nei tre anni del piano succederà sicuramente qualcosa, nel caso di una vendita della rete si scatenerà un effetto domino. Nel momento in cui la rete dovesse essere scorporata e venduta ci sarà un nuovo modello di competizione in quel caso saremo in grado di cercare di essere dei player ed essere noi ad attivarci per un consolidamento del mercato”.

In Tim sembrano comunque essere convinti che un’offerta da Cdp, presto o tardi, arriverà. “Abbiamo sul tavolo l’opzione Kkr, leggo da quello che scrivete che ne dovrebbe arrivare un’altra, fino a poco tempo fa non sembrava ne arrivasse una, keep calm e andiamo avanti, non ci facciamo distrarre. Questo e’ un mercato che si consoliderà abbastanza rapidamente e noi dobbiamo poter giocare un ruolo”.

Tim, Labriola tira la volata alla vendita della rete. E aspetta Cdp

All’indomani dei conti sopra le attese, che hanno scaldato il titolo in Borsa, il ceo del gruppo telefonico Labriola chiarisce l’importanza ​della cessione di un asset che permetterebbe di abbattere il debito di 20 miliardi e aumentare gli investimenti. Aspettando che Cdp risponda a Kkr

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