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Wang Yi, ex ministro degli Esteri cinese a inizio anno promosso capo della diplomazia del Partito comunista cinese, sarà questa settimana in Francia, Italia, Ungheria e Russia “su invito dei governi” dei quattro Paesi e parteciperà alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco, in Germania, dove ribadirà nel suo discorso l’impegno della Cina di Xi Jinping “per lo sviluppo pacifico”. Lo ha annunciato in conferenza stampa Wang Wenbin, portavoce del ministro degli Esteri cinese.

Meno di un anno fa, poco più di due settimane dopo l’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, Roma aveva ospitato il lunghissimo incontro tra Yang Jiechi, il predecessore di Wang Yi, e Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti.

La visita di Wang Yi è stata anticipata da due interviste rilasciata da Jia Guide, nuovo ambasciatore cinese in Italia. Sia all’Ansa sia alla Rai il diplomatico ha sottolineato l’importanza che Italia e Cina rinnovino il memorandum d’intesa firmato nel marzo del 2019 dal governo gialloverde presieduto da Giuseppe Conte (allora Wang Yi era ministro degli Esteri). “I fatti vincono sulla retorica”, ha risposto a una domanda dell’Ansa riguardo i dubbi – di allora allora di oggi – di Bruxelles e Washington. Come ha sottolineato Xi, quella tra Italia e Cina sulla Via della Seta “è una cooperazione tra partner naturali”, ha spiegato Jia. Senza confermare la visita di Wang Yi, l’ambasciatore ha dichiarato che “nel corso di questo nuovo anno, i tempi per continuare a rafforzare gli incontri ai massimi livelli tra Italia e Cina sono ancor più maturi, sono fiducioso che questo promuoverà una nuova spinta per il progresso delle relazioni bilaterali”. E ancora: “La Cina intende lavorare con l’Italia per mettere in pratica attivamente le intese raggiunte dai leader dei due Paesi, al fine di creare maggiore benessere per i popoli dei nostri due Paesi”.

La visita di Wang Yi in Italia potrebbe essere l’occasione per preparare il viaggio del presidente del Consiglio Giorgia Meloni a Pechino, dando seguito all’invito esteso dal leader Xi in occasione del bilaterale tenutosi a margine del G20 di Bali, in Indonesia. L’agenda del diplomatico non è ancora stata diffusa. Ma potrebbe non mancare un passaggio a Palazzo Chigi dove lavora Luca Ferrari, sherpa G7/G20, fino a qualche settimana fa ambasciatore a Pechino.

Ma al centro della visita di sarà la Via della Seta. Illustrando il profilo di Jia, nelle scorse settimane su Formiche.net sottolineavamo la sua centralità nel suo mandato. Entro fino anno, infatti, il governo italiano guidato da Giorgia Meloni dovrebbe informare la controparte cinese nel caso in cui volesse uscire (come dichiarato pubblicamente in più occasioni) dal memorandum d’intesa sulla Via della Seta, che altrimenti si rinnoverebbe automaticamente a marzo 2024. Nel caso in cui l’intenzione fosse quella di comunicare il passo indietro, Roma dovrebbe prepararsi anche a una reazione di Pechino, ipotizzando perfino azioni coercitive come quelle messe in pratica dalla Cina con AustraliaLituania negli ultimi anni.

Negli anni di Mario Draghi a Palazzo Chigi l’Italia si è allontanata dalla Via della Seta. Nel 2021, al G7 di Carbis Bay, bastò poco per congelare di fatto il memorandum d’intesa con cui il governo Conte I fece dell’Italia il primo e unico tra i Sette ad aderire. Il progetto espansionistico cinese “non è stato mai menzionato, nessun accenno” durante il summit ma “per quanto riguarda l’atto specifico, lo esamineremo con attenzione”, spiegò incassando il plauso europeo e americano. Con il governo Draghi, l’Italia comprendeva “molto bene come la Repubblica popolare cinese operi nel mondo”, aveva dichiarato Wendy Sherman, vicesegretaria di Stato degli Stati Uniti, rispondendo a una domanda di Formiche.net durante un incontro con la stampa europea a giugno.

La posizione di Meloni e del suo partito, Fratelli d’Italia, è sempre stata molto netta contro la Via della Seta in passato così come in campagna elettorale. Vedremo entro fine anno come ciò si tradurrà per una forza diventata di governo.

Se a Parigi Wang Yi è chiamato a lavorare sulla visita del presidente Emmanuel Macron (come a Roma con Meloni) e a Budapest ad approfondire i rapporti sulla Via della Seta con il governo di Viktor Orbán (sicuramente il più amico nell’Unione europea), ciò che gli osservatori appare poco coerente con il tour eurasiatico è la tappa a Mosca. “Ci sono tre spiegazioni possibili”, spiega Francesca Ghiretti, analista del Mercis di Berlino. “La prima, quella più semplice: una questione logistica. La seconda: che Wang Yi si rechi a Mosca poche le notizie diffuse dalla diplomazia russa su un’imminente visita del leader Xi Jinping per provare ad accontentare le richieste russe. La terza va letta dopo il passaggio a Monaco e ha a che fare con la guerra in Ucraina: dalla tappa in Germania potrebbe emergere nuovamente l’ipotesi – invero poco credibile – di una Cina mediatrice del conflitto e Wang Yi potrebbe cercare con questo tour di rafforzare questa posizione”, conclude.

Il fedelissimo di Xi a Roma per salvare la Via della Seta

Wang Yi, capo della diplomazia del Partito comunista cinese, sarà questa settimana in Italia. La visita è stata anticipata dagli appelli dell’ambasciatore Jia affinché l’Italia non faccia passi indietro rispetto al memorandum del 2019

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