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Il recente vertice della Shanghai Cooperation Organization (Sco) tenutosi a Pechino ha rappresentato un momento di svolta nel panorama geopolitico internazionale. Al di là dei comunicati ufficiali, ciò che emerge con chiarezza è la crescente coesione di un fronte eurasiatico che, intorno all’asse Cina-Russia, si propone come alternativa strutturale all’ordine internazionale a guida occidentale. È un processo che non si limita alla sfera militare o di sicurezza, ma si estende ai campi economico, energetico e infrastrutturale, fino a toccare la dimensione culturale e valoriale.

In questo scenario, l’America – intesa come leadership statunitense del mondo occidentale – non può più contare esclusivamente sulla propria forza economica e militare. L’espansione del perimetro di influenza dello Sco, il suo crescente legame con i Brics e l’attrattività che esercita sui Paesi del Sud globale rendono evidente come il peso di Washington non sia più sufficiente, da solo, a mantenere un equilibrio globale stabile. Da qui nasce il bisogno, sempre più stringente, di un’Europa solida, coesa e ancorata all’alleanza transatlantica.

L’asse tra Pechino e Mosca è oggi molto più di una partnership tattica: si configura come un vero e proprio progetto di lungo periodo. La Cina offre capacità economiche e tecnologiche, la Russia risorse energetiche e un potenziale militare che, pur logorato dalla guerra in Ucraina, conserva un valore strategico notevole. Attorno a questo nucleo gravitano Paesi dell’Asia Centrale, partner mediorientali e potenze emergenti che vedono nello Sco e nei Brics un’opportunità di emancipazione dall’egemonia occidentale.

Per gli Stati Uniti, ciò significa dover fronteggiare un blocco con un peso geopolitico senza precedenti. Ed è in questo contesto che l’Europa assume un ruolo essenziale: senza un’Europa integrata e allineata, la capacità americana di mantenere la centralità del proprio modello sarebbe inevitabilmente indebolita.

Nonostante le sue fragilità interne, l’Unione Europea rimane la seconda economia del mondo come blocco integrato. È leader indiscussa nella regolamentazione digitale, nella sostenibilità ambientale e in alcuni segmenti industriali di avanguardia, dalla robotica alla chimica, dall’aerospazio all’automotive.

Per Washington, mantenere il legame con Bruxelles e con le capitali europee significa assicurarsi un partner non solo economico, ma anche normativo, capace di fissare standard globali che ancora oggi influenzano mercati e comportamenti ben oltre i confini dell’UE. In un mondo diviso in sfere di influenza, il “Brussels effect” resta una risorsa preziosa per bilanciare la crescente assertività normativa di Pechino.

Dopo l’invasione russa dell’Ucraina, l’Europa ha dovuto ripensare la propria sicurezza energetica, rivolgendosi in larga parte agli Stati Uniti come fornitore di gas naturale liquefatto (Gnl). Questo ha creato una interdipendenza strategica: l’America trova un mercato stabile per le proprie esportazioni, mentre l’Europa riduce la dipendenza da Mosca.

Ma la questione va oltre il breve periodo. La sfida lanciata dalla Cina attraverso la Belt and Road Initiative riguarda non solo l’energia, ma anche le catene di approvvigionamento globali, dai semiconduttori alle terre rare. Qui, l’asse transatlantico diventa fondamentale: unendo capacità industriali, risorse tecnologiche e mercati, Usa ed Europa possono costruire filiere resilienti e alternative credibili all’influenza cinese.

Il vertice di Pechino ha mostrato che lo Sco non è solo un forum politico, ma anche un contenitore di cooperazione militare sempre più stretto. Esercitazioni congiunte, accordi di sicurezza e scambi tecnologici in campo bellico delineano una progressiva militarizzazione del blocco. Gli Stati Uniti, impegnati sul fronte indo-pacifico nel contenimento della Cina, non possono più garantire da soli la sicurezza globale. Per questo hanno bisogno di un’Europa più autonoma nella gestione della propria difesa, ma al tempo stesso saldamente legata alla Nato. Una Europa capace di agire da “secondo pilastro” della deterrenza consente a Washington di distribuire meglio le proprie forze e di concentrarsi sulle aree di maggiore interesse strategico.

Infine, la sfida lanciata dallo Sco riguarda anche il terreno dei valori. La narrativa di un ordine alternativo, incentrato su sovranità assoluta, sviluppo economico senza condizioni democratiche e modelli autoritari di governance, esercita una forte attrattiva sul Sud globale.

In questo contesto, l’Europa è un alleato insostituibile per gli Stati Uniti: la sua capacità di proiettare soft power attraverso cultura, diritti, welfare e regolazione rappresenta un complemento indispensabile alla forza militare ed economica americana. Solo insieme, America ed Europa, possono continuare a presentarsi come alternativa credibile e desiderabile ai modelli promossi dal blocco eurasiatico.

Dopo lo Sco di Pechino, l’America avrà bisogno dell’Europa non più come alleato junior, ma come partner strategico a pieno titolo. La sfida lanciata da Cina e Russia non può essere affrontata da Washington in solitudine: richiede un’Europa forte, unita e capace di assumersi responsabilità.

Per gli Stati Uniti, l’Europa è necessaria per equilibrare i rapporti di potere globali, per garantire la resilienza economica e tecnologica, per dividere il peso della sicurezza militare, e per difendere insieme un modello di valori che resta il punto di riferimento per larga parte del mondo.

In un mondo multipolare, l’alleanza transatlantica non è più soltanto una scelta storica: è una necessità strategica.

 

 

Dopo lo Sco di Pechino gli Stati Uniti avranno bisogno dell’Europa. Saccone spiega perché

Per gli Stati Uniti, l’Europa è necessaria per equilibrare i rapporti di potere globali, per garantire la resilienza economica e tecnologica, per dividere il peso della sicurezza militare, e per difendere insieme un modello di valori che resta il punto di riferimento per larga parte del mondo. In un mondo multipolare, l’alleanza transatlantica non è più soltanto una scelta storica: è una necessità strategica, Il commento di Umberto Saccone

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