Skip to main content

Dunque, dopo il voto del 25 settembre i temi che continuano a dominare il dibattito politico italiano sono quelli che già erano presenti nelle ultime fasi della campagna elettorale. E cioè, – cito le parole quasi a memoria – allarme democratico, compressione dei diritti, libertà a rischio, postura fascista, deriva illiberale, scontro sociale e via con queste cianfrusaglie propagandistiche e tardo ideologiche.

Ora, è sufficientemente noto che la sinistra comunista e post comunista nel nostro paese ha sempre coltivato l’idea di criminalizzare politicamente il suo avversario/nemico. Un nemico da liquidare per raggiungere il prima possibile il potere. Una ambizione, del resto, del tutto naturale e fisiologica nel dibattito politico ma, nel caso specifico, con l’aggiunta che l’obiettivo si deve raggiungere attraverso la permanente delegittimazione dell’avversario/nemico. Non a caso, e su questo versante, l’accusa è quasi sempre la stessa. Accanto alla delegittimazione morale dell’avversario attraverso l’ormai nota e collaudatissima “superiorità morale” della sinistra nei confronti di tutti gli altri competitori politici, persiste sempre l’accusa di un potenziale ritorno della deriva fascista o illiberale o antidemocratica se non si vincono le elezioni. Del resto, è stato così con la straordinaria esperienza politica, culturale e di governo della Democrazia Cristiana per svariati lustri; puntualmente si è manifestata dopo la fine della prima repubblica con Berlusconi; è proseguita con Salvini per lambire addirittura la fase guidata da Renzi, in particolare durante la stagione del referendum costituzionale.

E, come ovvio, non poteva che essere così, e a maggior ragione, con Giorgia Meloni e la sua coalizione di centrodestra. Ma, al di là di questa prassi ormai storica e lungamente sperimentata per essere ancora approfondita, è curioso, nonché singolare, che nella lunga filiera politica del Pci/PDS/Ds/Pd nulla sia cambiato. Anzi, continuiamo ad assistere alla medesima riproposizione della stessa impostazione politica e culturale. Ora, però, e al di là di qualsiasi riferimento storico, è anche giunto il momento per sapere se questa legislatura nei suoi vari tornanti sarà esclusivamente e principalmente caratterizzata da questa prassi. A giudicare da ciò che sta capitando concretamente in queste settimane non c’è alcun dubbio che questo sarà il filo rosso che legherà i vari tasselli del mosaico politico italiano.

E la vicenda della elezione dei vertici delle Camere non è che l’antipasto. Perché, al di là del giudizio che ognuno può e deve dare sul profilo politico dei due esponenti politici indicati e votati a maggioranza per la presidenza di Camera e Senato, è del tutto scontato che tracciare confronti e paragoni con chi ha rivestito questi ruoli nella stagione della prima repubblica è un esercizio improprio e del tutto forzato. Del resto, dopo l’arrivo della deriva populista e anti politica il quadro politico è cambiato radicalmente e la controprova l’abbiamo avuta proprio nella selezione del personale politico e anche nelle cariche istituzionali degli ultimi anni.

Ma il vero nodo della questione, adesso, è quello di capire se nei prossimi mesi dovremmo assistere ad un dibattito attorno al potenziale rischio di una postura fascista della maggioranza di centrodestra e di tutto ciò che questo comporta come sostiene a giorni alterni il segretario nazionale del Pd Letta, oppure se questa propaganda del tutto fuori luogo e fuori tempo prima o poi lascerà il campo alla politica, ai contenuti e all’azione di governo.

Dico questo perché se la strategia della sinistra resta quella di soffiare sul fuoco e di radicalizzare il conflitto politico, allora dobbiamo prepararci ad una stagione politica che avrà come epilogo il ritorno, seppur aggiornato e rivisto, della logica degli “opposti estremismi” riportando le lancette della politica italiana indietro nel tempo.

Ecco perché chi auspica, o meglio chi continua ad auspicare, un confronto politico ispirato ad una vera ed autentica democrazia dell’alternanza e che si basa sui contenuti, sul rispetto dell’avversario e su ricette programmatiche che si confrontano, non può che respingere questo ennesimo tentativo della sinistra di spostare il dibattito sul pregiudizio ideologico, sulla volontà di distruggere l’avversario/nemico politico e su temi che, francamente, esulano dalle dinamiche concrete che attraversano la società italiana e che, soprattutto, interessano la stragrande maggioranza dei cittadini italiani. Perché anche i pregiudizi ideologici, la “superiorità morale” e la polemica permanente prima o poi devono cedere il passo alla politica, ai contenuti e ad una normale e fisiologica democrazia dell’alternanza. Per la qualità della nostra democrazia e, soprattutto, per la credibilità delle nostre istituzioni democratiche.

Sino a quando si parlerà di postura fascista?

Di Giorgio Merlo

Se la strategia della sinistra resta quella di soffiare sul fuoco e di radicalizzare il conflitto politico, allora dobbiamo prepararci ad una stagione politica che avrà come epilogo il ritorno, seppur aggiornato e rivisto, della logica degli “opposti estremismi” riportando le lancette della politica italiana indietro nel tempo

Da Atreju a Bastiano. La sfida (quasi) impossibile per il governo Meloni in Ue

Di Federico Castiglioni

La politica italiana è soggetta a molte variabili, non sempre comprensibili dagli osservatori internazionali. Ma la sfida per la coalizione al governo non è tanto quella di aggiustare la “forma” della sua azione in Europa ma di trovare una sua “sostanza”. L’analisi di Federico Castiglioni, ricercatore all’Istituto affari internazionali e docente di governance europea all’Università Orientale di Napoli

Noi al fianco di ebrei e Israele. Il messaggio di Malan (FdI)

Il senatore di Fratelli d’Italia: “È la sinistra che tollera certe posizioni assunte dai suoi esponenti contro ebrei e Israele. Noi siamo coerenti”. La Russa? “Parole di netta condanna verso gli orrori nazi-fascisti”

L’armistizio di Berlusconi e l'eterna saga del potere

Settimana di lotta e di governo. Scenari al limite che si agitano o vengono agitati come deterrente in vista del consueto compromesso happy end dell’eterna saga del potere. L’analisi di Gianfranco D’Anna

Israele-Libano. Il ruolo degli Usa, il valore dell’accordo per il Mediterraneo

Israele e Libano hanno raggiunto un accordo sui confini marittimi che disinnesca alcune tensioni tra i due Paesi, stabilizza una porzione del Mediterraneo, desta particolare attenzione in Medio Oriente anche per il ruolo centrale svolto dagli Stati Uniti. Il commento di Dentice (CeSI)

Lezioni dalle rivoluzioni passate. Le proteste in Iran secondo Bressan

“Per comprendere la reale portata degli eventi delle ultime settimane, innescate dalla morte di Mahsa Amini, si dovrà comprendere l’eventuale estensione della protesta, la tenuta degli apparati di sicurezza e in particolar modo la postura delle forze armate”, spiega a Formiche.net Matteo Bressan, docente della Sioi e analista della Nato Defense College Foundation

Dalla rivolta di gennaio alla visita del Papa. Il Kazakhistan raccontato da Vania De Luca

Dalla rivolta di gennaio alla visita del pontefice a settembre in Kazakhistan insieme a più di 80 delegazioni religiose fra cui il Grande Imam di al-Azhar al-Tayyeb cofirmatario con il papa, nel 2019 ad Abu Dhabi, del documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune. La vaticanista Vania De Luca racconta a Formiche.net le implicazioni geopolitiche del viaggio di Francesco a Nur-Sultan

Presidenti delle Camere, i motivi di scelte identitarie. La lettura di Cazzola

I dem? La smettano di piagnucolare. La partita del 25 settembre non è chiusa del tutto. Anzi, da un momento all’altro potrebbe riaprirsi proprio per le difficoltà della squadra avversaria. Sarà bene, in questo caso, farsi trovare pronti. Il commento di Giuliano Cazzola

Il Pd e la partita in gioco alla presidenza di Montecitorio. Il commento di Cristiano

Non è solo un cattolicesimo a favore della famiglia tradizionale quello espresso da Lorenzo Fontana, nuovo presidente della Camera, ma un cattolicesimo che nega il valore di ogni alterità, che si riteneva una società perfetta alla quale tutti si dovevano uniformare. Ci sono nomi all’opposizione che possono dare un segnale chiaro ai cattolici e ai non credenti di voler costruire insieme, e non contro, la laicità di domani?

Così la tragedia ucraina stimola la difesa aerea europea

La guerra in Ucraina ha mostrato la necessità di continuare a considerare le guerre convenzionali come minacce reali. Quattordici Paesi Nato, più la Finlandia, hanno siglato una lettera d’intenti nell’ottica di creare un quadro di difesa condiviso, una missione ardua, ma necessaria

×

Iscriviti alla newsletter