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“L’Italia ha gravemente violato il suo mandato di presidente” estromettendo gli esperti russi dal partecipare a una seduta sulle questioni operative dell’Iniziativa sulla lotta alla proliferazione di armi di distruzione di massa (Psi) apertasi oggi a Roma.

La Russia non l’ha presa bene. La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, citata dalla Tass, ha aggiunto che il Cremlino “considera questa mossa di Roma come ostile. Questo è un altro attacco provocatorio alla Russia”.

La Farnesina ha replicato a strettissimo giro contro quella che è una polemica pretestuosa e propagandistica di Mosca, dato che sapeva dell’esclusione. “La decisione di non coinvolgere esperti russi alla sessione attualmente in corso a Roma”, spiega il ministero guidato da pochi giorni da Antonio Tajani, è stata presa “d’intesa con i principali Paesi partecipanti all’iniziativa”. E “in uno spirito di trasparenza, era stata preannunciata alla Federazione Russa”.

L’esclusione, spiega il governo italiano è motivata “non solo dalla brutale aggressione all’Ucraina, ma anche alla luce di un atteggiamento sempre più polarizzante e non cooperativo” di Mosca nei fori internazionali di Disarmo e Non Proliferazione. Il ministero degli Esteri del nuovo esecutivo di Giorgia Meloni definisce le parole di Mosca “del tutto pretestuose”.

La Russia ha presentato una richiesta formale al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Uniti per convocare una riunione di emergenza in cui affrontare il tema della “bomba sporca” che, secondo le ricostruzioni di Mosca, l’Ucraina starebbe preparando per colpirla — in un’operazione false flag per poi accusare il Cremlino di aver usato armi atomiche.

Le intelligence occidentali e Kiev definiscono queste argomentazioni come disinformatja, con cui Mosca potrebbe trovare un pretesto per portare ancora più in là l’asticella delle brutalità. Le accuse all’Italia rientrano in questo pericoloso filone intrapreso da Vladimir Putin, che oggi — durante una riunione del Consiglio di Sicurezza nazionale — ha detto: “Il potenziale di conflitto nel mondo nel suo insieme, così come a livello regionale, rimane molto alto. Stanno emergendo nuovi rischi e sfide per la sicurezza collettiva, principalmente a causa di un forte aggravamento del confronto geopolitico globale”.

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