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Indipendentemente da come evolverà la situazione energetica dell’Europa nelle prossime settimane e mesi, la Russia sembra aver varcato la linea di non ritorno della sua affidabilità come fornitore di gas, almeno ai Paesi democratici occidentali.

Anche se è sperabile che in futuro la Russia torni a vendere gas all’Europa, si conferma che l’unica difesa europea rispetto ai suoi comportamenti attuali è di rendersi completamente indipendente da essa e spingere sulla diversificazione delle provenienze. Anche nel caso in cui questo dovesse comportare un surplus di prodotto. Il gas in più si potrà stoccare in altri giacimenti esauriti, aumentando la sicurezza energetica europea e la capacità di affrontare ondate di calore estivo o di freddo invernale.

La domanda di gas naturale, soprattutto in forma liquida (Gnl), è destinata a crescere a livello mondiale, secondo tutte le previsioni. Anche se gran parte dei nuovi investimenti si indirizzerà verso le fonti rinnovabili, il gas fino al 2050 – data prevista della totale decarbonizzazione europea – resta essenziale per la sostituzione di carbone e petrolio nella produzione di elettricità; ad esempio, in Germania e Polonia e poi soprattutto in Asia e in Africa.

Il gas è quindi destinato ad essere il “partner privilegiato delle rinnovabili”. Fino a quando, infatti, non si realizzeranno le alternative, come i nuovi sistemi di stoccaggio di elettricità con batterie e/o idrogeno, che stentano ad arrivare, il gas è l’unica soluzione efficiente per fornire elettricità quando mancano il sole e il vento.

Per questo c’è una quota di “gas irrinunciabile” che dovremo usare ancora per molto tempo. La stessa Europa, ancora nel 2030, consumerà circa 335 miliardi di mc, il 25% dei consumi energetici totali. Una aliquota sostanziale, circa il 70 % di questo gas, arriverà come Gnl. La capacità attuale massima di rigassificazione dell’Ue a 27 ammonta a circa 160 miliardi di mc (21 impianti), a fronte di importazioni per 95 miliardi di GNL nel 2021, in aumento del 33% sull’anno precedente.

I rigassificatori sono stati sottoutilizzati sia per difficoltà di trasporto del gas alle aree di consumo, sia perché spiazzati dai volumi importati via gasdotto dalla Russia, 156 miliardi (e 16 di Gnl) nel 2021. Il Gnl ha supplito a buona parte alle mancate forniture aggiuntive dalla Russia nel secondo semestre dello scorso anno (+53% a dicembre) grazie all’inverno mite negli Usa che ha liberato gas naturale da liquefare, permettendoci di superare l’inverno senza razionamenti.

Prima dell’aggressione russa dell’Ucraina, in Europa erano in costruzione o in espansione 5 impianti di Gnl, per una capacità aggiuntiva di circa 20 miliardi di mc. Un altro progetto nella Turchia continentale, per dieci miliardi. A questi impianti vanno aggiunti quelli galleggianti recuperati in emergenza da Germania (4, affittati, per una capacità complessiva tra 20 e 30 miliardi) e Italia (2, comprati, capacità di 10 miliardi). La Germania prevede altri impianti a terra, di cui però è più incerta la realizzazione e la tempistica di entrata in servizio.

Dei quattro impianti galleggianti tedeschi due sono previsti in attività prima della fine del prossimo inverno, mentre i due italiani, da ancorare a Piombino e Ravenna, entreranno in funzione – si spera – entro il prossimo anno o il successivo. Nel frattempo, ci siamo procurati nuove forniture da gasdotti non russi e stiamo contrattualizzando Gnl per quando avremo in funzione i nuovi rigassificatori. Ancora, a differenza della Germania, manca una vera strategia di risparmio, che solo adesso sembra in arrivo.

A seguito dell’interesse della Germania, sembra certa la realizzazione del gasdotto Spagna-Francia, che permetterà il pieno sfruttamento continentale dei rigassificatori spagnoli e il portoghese. Nel complesso i nuovi impianti di rigassificazione potranno coprire entro un paio d’anni un terzo delle forniture russe dello scorso anno. Il maggior utilizzo degli impianti potrà aggiungere altri 25/30 miliardi, ma sempre inferiori a quanto servirebbe per sostituire completamente il gas russo. Per questo sono stati annunciati altri progetti o rilanciati alcuni previsti anni fa ma non realizzati.

Tra questi ultimi, il più rilevante è quello italiano di Sorgenia, già autorizzato, nel sito di Gioia Tauro. Con la sua capacità di 12 miliardi di mc sarebbe il più importante impianto di ricezione di GNL dai nuovi giacimenti del Mediterraneo, ma anche da Nigeria, Qatar, Algeria e dai nuovi impianti di liquefazione africani di Mozambico e Congo, operati dall’Eni.

Soprattutto l’impianto a Gioia Tauro sarebbe il punto naturale di arrivo del gas dei nuovi giacimenti al largo di Israele ed Egitto e ad occidente di Cipro. In Egitto sono già attivi due impianti che producono Gnl cui è facile e rapido aggiungere altra capacità di liquefazione. La Ue, nell’accordo di collaborazione sottoscritto lo scorso giugno, si è impegnata a favorire e collaborare con l’Egitto per l’esportazione di Gnl verso l’Europa.

Questo progetto servirebbe anche a diversificare le forniture di Gnl da sud verso il centro Europa e soprattutto verso la Germania, in aggiunta e in sinergia con gli impianti di ricezione del Gnl che Berlino sta progettando e costruendo sulle coste del Mare del Nord. Ne avrebbe un vantaggio anche il confronto di prezzo, se non altro perché il tragitto via nave sarebbe più breve e il gas dal Mediterraneo si può immettere nella rete italiana verso i due gasdotti che attraversano le Alpi in contro flusso.

Per questo è necessario che il progetto evolva da italiano ad europeo, con una diretta partecipazione degli operatori tedeschi o un consorzio di imprese europee sotto l’egida della Ue e dei governi interessati. Il costo previsto dell’impianto varia tra 1,3 e 1,5 miliardi, e già nel 2020 Sorgenia si era detta disponibile a cedere una quota significativa del progetto.

L’impianto richiede tra i 15 e i 20 anni di attività per completare l’ammortamento, a seconda dei volumi trattati, e quindi ne va garantito l’uso anche tra il 2030 e il 2050. L’impianto è a terra, e se nel frattempo diventassero obsoleti quelli galleggianti si potrebbero affittare o rivendere. Sarebbe anche un ideale punto di rifornimento del Gnl usato come combustibile dalle navi e dai camion.

Con questo progetto l’Italia diventerebbe un vero e proprio hub del Gnl, come peraltro auspicato a più riprese dal premier Draghi, esportando gas con continuità e per volumi significativi. Il più grande problema storico del sistema gas nazionale è stato quello di essere stato strutturato solo in funzione dei consumi nazionali, dopo aver pagato l’attraversamento di ogni frontiera, mentre la nostra vocazione è sempre stata quella di ponte per tutte le merci tra Mediterraneo ed Europa.

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