Skip to main content

I numeri non sono ancora definitivi, ma non sono incoraggianti. L’affluenza per queste elezioni politiche è di circa 10 punti percentuali in calo rispetto alle politiche del 2018, attestandosi su poco più del 64%. Al di là dell’astensione, il cui dato non fa certo sorridere, è ormai chiara la vittoria del centrodestra a trazione meloniana sul centrosinistra guidato da Enrico Letta.

Formiche.net ha chiesto un commento al professore emerito di scienza politica e accademico dei Lincei Gianfranco Pasquino.

Professore, cosa dice il calo dell’affluenza?

La crescita dell’astensione è fisiologica, cresce da anni, e certamente non riflette quanto, per molti di noi, queste elezioni siano importanti. Il risultato del voto quindi non riflette il senso che tanti cittadini hanno dato a questo voto. Però dice anche che dare per scontato che gli elettori vadano a votare non paga, che immaginare che un candidato forte possa trascinare l’elettorato storico è un ragionamento ormai sbagliato anzi, forse anche controproducente.

Chi premia l’astensione?

L’astensione non premia nessuno e non punisce nessuno, però se pensiamo al partito che storicamente è riuscito a mobilitare di più sicuramente possiamo dire che a rimetterci di più è il Partito democratico. I candidati e le candidate non hanno lavorato abbastanza per portare gli elettori al voto, e l’astensione lo dimostra. Altro che occhi di tigre, direi piuttosto zampe di elefante!

Professore, con la destra al governo c’è davvero il rischio democratico?

Non ho mai condiviso l’idea di far crescere la percezione del rischio per far rifluire gli elettori al voto, e certamente non c’è un rischio democratico all’orizzonte. Ho due timori, comunque, molto concreti con un centrodestra a trazione Meloni al governo.

Iniziamo dal primo…

Il primo timore riguarda la confusione nel centrodestra. Forza Italia con percentuali molto basse rischia di non essere un contrappeso sufficiente rispetto a Fratelli d’Italia molto forte. Una Lega al di sotto delle aspettative, poi, è una mina vagante: per farsi notare farà la voce grossa, e questo sarà un problema per la tenuta unitaria del centrodestra.

Il secondo?

Il secondo riguarda l’approccio che Giorgia Meloni sceglierà di avere con l’Europa. Se farà la sovranista e si porrà con un muro contro muro con l’Ue per l’Italia sarà un problema, e non piccolo.

camera pasquino

Meloni vince, ma il rischio è la Lega debole. Parla Pasquino

Ma quale rischio democratico, spiega il prof. Pasquino a Formiche.net, il problema principale per Giorgia Meloni sarà una Lega sotto il 10% che potrebbe scalpitare per far sentire la sua voce. Il Pd? Altro che occhi di tigre, piuttosto piedi di elefante…

Elezioni, centrodestra avanti secondo i primi exit poll

La coalizione di centrodestra sarebbe avanti tra il 41 e il 45%, contro il 25,5-29% del centrosinistra. Terzo polo al 7%. Fratelli d’Italia al 25%, Pd al 20%, Impegno civico all1%

Il voto ancora in calo. Il punto sull'affluenza alle 19

Secondo l’ultimo bollettino del ministero dell’Interno ha votato circa il 51,25% degli elettori.  Nelle elezioni del 2018, alla stessa ora, si era recato alle urne il 58,54%

 

Putin si gioca il suo futuro sulla mobilitazione

Di Andrei Soldatov e Irina Borogan

Il decreto di mobilitazione di Putin ha colpito ogni regione del Paese e i censori non possono più nascondere la guerra alla popolazione russa. Nessuno sa chi potrebbe essere il prossimo arruolato. Nessuno è indenne. Questo potrebbe spingere ciascuno a pensare solo a se stesso e ai propri cari (arrivando a odiare gli ucraini). Ma la crisi potrebbe anche avvelenare parti della società tradizionalmente fedeli al Cremlino. Le prospettive di Soldatov e Borogan (Cepa)

Per i suoi 75 anni la Cia si regala un podcast. Burns ne spiega le ragioni

Langley come Formiche? L’Agenzia si lancia nel mondo dello spytainment. Ospite della prima puntata è il direttore Burns, che racconta come la sua vita sia ben lontana dal mito di James Bond. È una “pietra miliare” negli sforzi per essere “il più aperta possibile” e per demistificare il proprio operato. Lomas (Brunel) spiega la necessità di uscire allo scoperto: il reclutamento

YouTube si dà una mossa e trova il modo per contrastare TikTok

Cambia il programma degli Shorts di YouTube, ampliando così il numero di “creators” che potranno ricevere compensi e vivere grazie ai loro brevi video. Si tratta di una mossa per fermare l’espansione dell’app di ByteDance, che è stata sovvenzionata con miliardi e miliardi di dollari da investitori cinesi, e anche per puntare a creare contenuti di qualità e non solo balletti virali che durano il tempo di una moda

Contano i risultati di Salvini, Conte e Calenda. Tutto il resto è noia

Ci restano tre motivi d’interesse assoluto, tali da rendere le prossime ore assai gustose. Memorandum per la nottata e per la mattina del lunedì

La prossima battaglia commerciale sarà sulla tecnologia (in uscita). Parla Reinsch (Csis)

Il potenziamento del Cfius da parte di Biden riaccende la questione della tutela dell’interesse nazionale nei settori strategici. Con l’ex sottosegretario al Commercio William Alan Reinsch abbiamo parlato della competizione con Pechino, piattaforme social cinesi e il futuro del Comitato per gli investimenti esteri negli Stati Uniti. Con uno sguardo sul tema di domani: il trasferimento di tecnologie dagli Usa verso l’estero

La più deprimente campagna si è chiusa col più bel "comizio". Del Papa

Francesco ieri ci ha detto di mettere al centro il lavoro, non il reddito di cittadinanza. È contro questa misura? No, ci mancherebbe. Il problema è che lui non è contro l’aspirina, ma contro la febbre. Quali sono le politiche per il lavoro? Ci sono? Chi ne ha parlato durante la campagna elettorale? Dopo due mesi di sofferenze e banalità, Riccardo Cristiano ha sentito prima del voto un discorso degno di un leader mondiale e di un momento così difficile

Così l'Occidente corteggia Nuova Delhi

Di Harsh V. Pant

Partendo dall’essere l’unica potenza globale a sfidare la Belt and road initiative passando per il tentativo di lavorare con gli Usa, fino ad arrivare all’impegno nel costruire capacità interne più forti, l’India è stata pragmatica fino in fondo e disposta a usare il balance of power esistente a proprio vantaggio. L’analisi di Harsh V. Pant, professore di Relazioni internazionali al King’s College di Londra

×

Iscriviti alla newsletter