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I vertici tenutisi ad Anchorage lo scorso venerdì e a Washington nella giornata di lunedì sembrano aver inaugurato un nuovo capitolo nella fase del conflitto in ucraina.  Le concessioni fatte sia dall’Ucraina che dalla Russia (ma anche dagli Stati Uniti) aprono la strada ad ulteriori trattative, rendendo l’ipotesi di una fine del conflitto non più così remota. E a permettere questa svolta, sarebbe stata proprio l’Europa. Ad affermarlo è il fondatore e presidente di GZero Media ed Eurasia Group Ian Bremmer, in una conversazione con Formiche.net

Qual è il più importante risultato dei vertici di Washington dello scorso lunedì?

Il fatto che ora gli europei hanno un posto significativo al tavolo con Trump. Siamo in una situazione molto diversa rispetto a febbraio, quando l’amministrazione Trump attaccava l’Europa come un’avversaria alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco, e quando Trump diceva che Zelensky non aveva le carte in regola e sospendeva il supporto dell’intelligence e della difesa dopo l’incontro-scontro nello Studio Ovale. Era solo pochi mesi fa. Ora, invece, abbiamo gli europei e gli ucraini che lavorano insieme in modo costruttivo alla Casa Bianca. Dietro questo cambio di passo ci sono tre grandi fattori.

Quali sono?

Il primo, e più importante, è che gli europei stanno assumendo un ruolo di leadership molto più netto. Ora stanno fornendo un sostegno più diretto all’Ucraina rispetto agli Stati Uniti, un fattore molto apprezzato da Trump. E così facendo possono contribuire a determinare il risultato in misura molto maggiore. Il secondo è il fatto che Zelensky abbia agito per migliorare i rapporti con Trump, accettando un cessate il fuoco senza precondizioni, firmando un accordo sui minerali critici, ma anche lavorando sul suo rapporto personale con Trump e con chi lo circonda, come ad esempio Marco Rubio, ma non solo. Infine, il fatto che Trump abbia cercato di ingaggiare direttamente Putin per spingerlo ad un cessate il fuoco. E quando Putin lo ha respinto, lo ha messo in imbarazzo, facendolo anche arrabbiare. Per tutte queste ragioni, e lo abbiamo visto anche venerdì ad Anchorage, direi che oggi le relazioni transatlantiche sono più forti rispetto a febbraio, e che il sostegno all’Ucraina è più forte oggi rispetto a febbraio. Ciò non significa che siamo concretamente più vicini alla fine della guerra, ma ci sono opportunità per il futuro. Anche un incontro diretto tra Zelensky e Putin è adesso molto più probabile rispetto a una settimana fa. Penso che ci siano maggiori possibilità di arrivare a un risultato accettabile per tutti, perché l’Occidente è più unito e più forte nel sostegno all’Ucraina.

Allo stesso tempo, non è detto che i negoziati porteranno a qualcosa di concreto. Possiamo pensare che Putin cercherà di “ingannare” i suoi interlocutori una volta di più?

Il ragionamento di Putin è che più la guerra va avanti meglio, perché può conquistare più territori. Nel farlo sta perdendo molte persone, ma ha molte più persone da perdere rispetto all’Ucraina. E penso che se questa guerra continuerà per altri uno, due, tre anni, diventerà certamente più probabile che la difesa ucraina, ma anche il governo, crolli. Questo è ciò su cui Putin sta contando. Ma Putin non si aspettava che gli europei rafforzassero in modo significativo il loro sostegno all’Ucraina, né che gli americani si allineassero maggiormente a questo sostegno. Ed è per questo che Putin ha deciso di venire ad Anchorage. E se arriverà ad incontrare Zelensky, cosa che chiaramente preferirebbe non fare, questo cambiamento nella posizione del presidente russo avverrà solo perché vede che l’Occidente è più forte nel sostegno all’Ucraina rispetto a febbraio. Putin non segue logiche diplomatiche, ma risponde alla forza. Al momento sono ancora scettico, ma devo dire che gli Stati Uniti, l’Ucraina e l’Europa assieme sono riusciti a spingere Putin un po’ vicino alla pace. E lo hanno fatto attraverso la forza.

In cosa possiamo vedere questo cambio di passo europeo?

Le garanzie di sicurezza promosse da Francia e Regno Unito, che tutti gli europei hanno sostenuto, sono state un segno di questo cambio di passo. E anche il fatto che Trump sia ora disposto a dire che gli Stati Uniti faranno parte di queste garanzie di sicurezza ai sensi dell’articolo 5, cosa che non era disposto a dire nei mesi precedenti, è un grande passo avanti per garantire a lungo termine che ci sarà un’Ucraina indipendente, libera e sicura. Penso che sia una cosa molto importante per la leadership europea. Non sono gli Stati Uniti a guidare il bus, è l’Europa a guidarlo. Ripeto, il grande cambiamento è la nuova posizione di leadership europea. Non saremmo nella posizione in cui ci troviamo oggi se non fosse stato per l’assunzione di responsabilità dell’Europa.

Il cambio di passo dell'Europa guida la possibile pace in Ucraina. La versione di Bremmer

“Putin non si aspettava che gli europei rafforzassero in modo significativo il loro sostegno all’Ucraina, né che gli americani si allineassero maggiormente a questo sostegno. Ed è per questo che ha deciso di venire ad Anchorage. E se arriverà ad incontrare Zelensky, cosa che chiaramente preferirebbe non fare, questo cambiamento nella posizione di Putin avverrà solo perché vede che l’Occidente è più forte nel sostegno all’Ucraina rispetto a febbraio”. Conversazione con Ian Bremmer, fondatore e presidente di GZero Media ed Eurasia Group

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